Il referendum costituzionale 2016 è stato molto criticato, analizzato, discusso, ma fino a pochi giorni fa ancora non c'era una data fissata, che poi è stata finalmente svelata: il 4 dicembre 2016. In questo articolo verrà spiegato cosa chiede il referendum e cosa cambia nel caso si scelga "Sì" o "No", in modo da aiutare le persone che ancora non hanno chiaro il tema che si affronta, a sapere cosa vanno a votare.

In un momento in cui si è creata molta confusione intorno a questa tematica, per poter essere pronti a scegliere è necessario fare chiarezza su quelli che sono i punti essenziali del referendum costituzionale.

Il referendum costituzionale è confermativo e non prevede il quorum

Quando si parla di referendum confermativo, si intende che chi vota "Sì" è colui che è a favore della riforma, che in questo caso prevede una serie di cambiamenti che vedremo nel prossimo paragrafo. Chi vota "No", invece, si dichiara contrario alla riforma prevista, lasciando completamente inalterata l'attuale situazione. Nel caso del referendum costituzionale non è previsto il raggiungimento del quorum come nelle altre consultazioni referendarie, per cui vincerà la maggioranza dei voti a favore o del "Sì" o del "No", indipendentemente dalla percentuale di votanti che si recheranno alle urne.

Cosa cambia con il Sì

A questo punto arriviamo a ciò che cambia se al referendum costituzionale vince il "Sì". I punti principali sono:

1) Fine del bicameralismo perfetto: attualmente in Italia la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica hanno gli stessi compiti e doveri, mentre con la riforma il Senato vedrebbe decisamente ridotte le sue funzioni. Sarebbe solo la Camera dei Deputati a votare le leggi, e l'unico potere che rimarrebbe al Senato sarebbe la possibilità di chiedere la modifica di una legge approvata dalla Camera, attraverso una votazione a maggioranza assoluta.

2) Cambio radicale del Senato della Repubblica: Qualora alle urne fosse il "Sì" ad essere il più scelto nel referendum costituzionale, il Senato cambierebbe in maniera sostanziale, perché i senatori diminuirebbero da 315 a 100: 75 sarebbero consiglieri regionali, 21 sindaci e i restanti 5 verrebbero nominati direttamente dal Presidente della Repubblica.

Con la riforma, dunque, il Senato diverrebbe una semplice istituzione a carattere regionale, che farebbe da collante tra lo Stato, i vari enti costitutivi e l'Unione Europea.

3) Abolizione del Cnel: il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro attualmente è l'organo che ricopre alcune funzioni di consulenza in supporto allo Stato, facendo da raccordo con gli enti regionali. Per snellire le operazioni burocratiche statali, ne viene richiesta l'abolizione.

4) Abolizione delle province: A parte Trento e Bolzano che rimarranno due province a statuto autonomo, il "Sì" prevede la soppressione di tutte le province, che sarebbero sostituite dalle città metropolitane.