In evidenza
Sezioni
Annunci
Quotidiani NEM
Comuni

L’amante di don Andrea torna in caserma

Nuovo faccia a faccia con i carabinieri per la donna di 49 anni che ha denunciato l’ex parroco di San Lazzaro

2 minuti di lettura

PADOVA. La grande accusatrice di don Andrea Contin sabato 4 marzo è tornata nella caserma dei carabinieri di via Rismondo. Ha parlato ancora una volta con il maresciallo Alberto Di Cunzolo per integrare la denuncia presentata nei confronti dell’uomo di cui si era innamorata. Quell’uomo era il parroco di San Lazzaro, lo stesso che si trova ancora al centro di uno scandalo rimbalzato in tutto il mondo. Uno scandalo a base di sesso in canonica, perversioni, segreti inconfessabili e presunte vessazioni.

Il pubblico ministero Roberto Piccione, che sta coordinando l’indagine, ha ascoltato con molta attenzione l’intervista che la donna di 49 anni, impiegata pubblica, residente in un Comune della cintura urbana, ha deciso di rilasciare al programma di Barbara D’Urso Pomeriggio 5.

«La Curia ha ascoltato e non mi sono sentita compresa, forse non hanno capito la gravità della cosa e lui comunque era ancora lì», è l’accusa lanciata dalla donna dagli schermi televisivi di Mediaset. Poi ancora: «Le violenze sono iniziate nel primo periodo, ma non erano frequenti. Piangeva, si scusava, prometteva di non farne più. Calci, pugni da lasciarmi ematomi che io dovevo coprire, il pretesto era la gelosia. Ho avuto varie minacce, anche di farmi sparire. Mi è stata fatta terra bruciata intorno. Più volte gli ho detto se non trovava strano farmi questo e poi predicare o confessare, rispondeva che non voleva sentire questi discorsi, che io ero una persona pazza e psicolabile».

Evidentemente gli inquirenti hanno deciso di risentire la donna alla luce delle nuove rivelazioni concesse in esclusiva alla trasmissione della D’Urso. Una scelta ben precisa quella fatta dalla quarantanovenne, che probabilmente vuole tenere alta l’attenzione mediatica.

Il caso di don Andrea Contin, il parroco a luci rosse di San Lazzaro, è scoppiato poco prima di Natale. Il sacerdote è stato denunciato dalla parrocchiana per i reati di violenza privata e sfruttamento della prostituzione. L’avrebbe infatti costretta a rapporti sessuali e vessazioni. I carabinieri sono così giunti nella canonica di San Lazzaro e durante la perquisizione hanno trovato sex toys e film pornografici catalogati con i nomi dei papi.

La realtà venuta a galla ha sconvolto la comunità di San Lazzaro che inizialmente ha difeso a spada tratta il suo parroco.

Lo scandalo, poi, si è allargato e ha travolto anche un altro parroco della Diocesi. Nella denuncia della donna è uscito infatti anche il nome di don Roberto Cavazzana, parroco di Rovolon. Formalmente non è indagato ma avrebbe preso parte ad alcuni incontri a sfondo sessuale con lei e don Contin. È già stato interrogato per circa sei ore dal pm nel pomeriggio del 13 gennaio scorso, quando ha raccontato e ricostruito il lungo rapporto con don Andrea Contin di cui era stato cappellano. E anche la loro vita segreta fatta di donne, amanti e sesso di gruppo. Un’esistenza spesso “sopra le righe”.

Il vescovo di Padova, monsignor Claudio Cipolla, ha riconosciuto le responsabilità morali di don Contin: «Si tratta di comportamenti inaccettabili per un prete, per un cristiano e anche per un uomo». L’ex parroco di San Lazzaro è stato quindi sospeso a divinis.

Gli inquirenti hanno identificato altri due sacerdoti che partecipavano a orge e a scambio di amanti. Quei sacerdoti - il cui nome è protetto dal più stretto riserbo - sono stati sentiti come persone informate sui fatti.

e.ferro@mattinopadova.it

©RIPRODUZIONE RISERVATA