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Il video a luci rosse dell’amica va in rete: due ragazzi nei guai

Iscritti nel registro degli indagati per diffamazione aggravata. Sequestrati i cellulari dei destinatari delle immagini hard

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CITTADELLA. Si fidava di quei due amici. Così, con superficialità, qualche mese fa aveva inviato loro, via whatsapp, due video hard. Video di cui era protagonista: il primo mentre faceva sesso con il fidanzato, all’oscuro di tutto; il secondo mentre si riprendeva durante pratiche di autoerotismo.

Una ventina di giorni più tardi, il suo cellulare comincia a squillare: dall’altro capo del filo, voci sconosciute. Voci di uomini che avevano visto (e condiviso) quei due video. Da allora la venticinquenne studentessa, residente in un paese dell’Alta Padovana, non vive più. Non dorme sonni tranquilli. E ha paura: di finire nella rete, riconosciuta e additata da tutti; di dover scappare per sfuggire a una stupidaggine compiuta senza pensarci; di scontare le pensanti conseguenze di un gesto di cui non ha ancora parlato in famiglia.

Sul caso la procura di Padova ha aperto un’inchiesta. E i due amici sono finiti nel registro degli indagati per diffamazione aggravata dall’uso di un mezzo pubblico. (l’applicazione whatsapp). Lo scorso febbraio la ragazza si presenta nella caserma dei carabinieri di Cittadella.

Appare terrorizzata. E imbarazzata. Racconta di sentirsi minacciata perché, attraverso whatsapp, “girano” in rete, da un utente all’altro, due video a luci rosse che lei stessa aveva inviato a due amici fidati, almeno fino ad allora. Dopo una ventina di giorni era stata contattata da un ragazzo della provincia di Padova, del tutto sconosciuto, prima al telefono poi tramite Facebook: le aveva detto di aver ricevuto da amici i suoi video hard e di essere interessato a conoscerla per avere una “storia” con lei. E non sarebbe stato l’unico uomo a contattarla sempre con la stessa scusa, i due video “a luci rosse”.

Da qui la decisione di presentare la denuncia. I carabinieri hanno subito trasmesso la querela in procura dove è stata avviata l’inchiesta. Procura che ha ordinato il sequestro dei cellulari dei due ragazzi destinatari delle immagini “vietate”. I due, interrogati dai carabinieri, hanno ammesso la diffusione dei video (del resto innegabile), pur specificando di averlo fatto con superficialità. Nessuna intenzione ricattatoria: quelle immagini erano state inviate dalla protagonista in totale libertà. La ragazza, però, non aveva mai autorizzato la diffusione dei video.

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