11 gennaio 2018 - 17:08

Caso scontrini, l'ex sindaco Marino condannato a due anni per peculato

Ribaltata la sentenza di primo grado che lo aveva assolto nel processo sui rimborsi chiesti per 56cene per un totale di 12mila euro. La procura generale aveva chiesto tre anni e quattro mesi. Il commento dell'ex primo cittadino della Capitale: «Sentenza politica in vista delle elezioni»

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L'ex sindaco di Roma, Ignazio Marino è stato condannato a due anni di reclusione per peculato per la vicenda degli scontrini. Il processo riguarda i rimborsi di 54 cene in numerosi ristoranti di Roma e di altre città, cene avvenute fra il 2013 e il 2015 per un totale di 12 mila e 700 mila circa. La procura generale aveva chiesto tre anni e quattro mesi. In primo grado, l'ex primo cittadino era stato assolto, ma i pm di Roma avevano fatto ricorso contestandogli i reati di peculato e falso. E ora l'ex primo cittadino è stato condannato. La difesa del professor Enzo Musco aveva sottolineato come l’ex sindaco avesse intrapreso molte iniziative a proprie spese (inclusi viaggi a New York) per promuovere l’immagine di Roma nel mondo. E dunque non meritasse di essere additato per la spesa di una somma limitata (peraltro in seguito restituita) con la carta di credito capitolina. Il commento di Marino: «Sentenza politica verso le elezioni».

Marino: «Condanna che condiziona la formazione delle liste»

Non si è fatto attendere il commento alla sentenza del chirurgo dem. «La Corte di Appello, oggi, condanna l’intera attività di rappresentanza del sindaco della Città Eterna - e Marino spiega - In pratica i giudici sostengono che in 28 mesi di attività, il sindaco non ha mai organizzato cene di rappresentanza ma solo incontri privati. Un dato che contrasta con la più ovvia realtà e la logica più elementare. Non posso non pensare che si tratti di una sentenza dal sapore politico proprio nel momento in cui si avvicinano due importanti scadenze elettorali per il Paese e per la Regione Lazio». E marino conclude: «Sono amareggiato anche se tranquillo con la mia coscienza perché so di non aver mai speso 1 euro pubblico per fini privati. Con lo Studio Musco continuerò la mia battaglia per la verità e la giustizia in Cassazione. Non posso esimermi dal rilevare come questa condanna condizioni la formazione delle liste per le imminenti elezioni politiche e quindi i relativi risultati».

Roma, l'ex sindaco Marino assolto Tutti gli scontrini contestati dai pm
Le 56 cene contestate all’ex sindaco

Prosciolto dall’accusa di truffa in merito alla sua onlus

L’ex sindaco della Capitale è stato invece prosciolto dall’accusa di truffa in merito alla sua onlus Imagine. L’inchiesta risaliva grosso modo allo stesso periodo. Qui Marino era stato indagato assieme a un suo dipendente che, secondo i magistrati, aveva simulato tre assunzioni (in realtà inesistenti) alla onlus. In questo caso però era stata la stessa procura generale a chiedere l’assoluzione: Marino, aveva detto, poteva non essere a conoscenza delle operazioni del suo dipendente.

Le accuse

Marino era anche accusato dalla procura di aver predisposto tra il 2012 e il 2013 la certificazione di compensi riferiti alle prestazioni fornite da collaboratori fittizi o soggetti inesistenti, inducendo in errore, lui ed altri tre, l'amministrazione finanziaria e l'Inps e procurando alla Onlus un ingiusto profitto per complessivi 6mila euro, consistito nell'omesso versamento degli oneri contributivi dovuti per le prestazioni lavorative. Per la Onlus, assolto Marino, il giudice ha rinviato a giudizio tre imputati che avevano scelto di essere giudicati con il rito ordinario: si tratta di Rosa Garofalo, Carlo Pignatelli e Federico Serra. Per l'uso improprio della carta di credito del Campidoglio e per il profitto procurato alla Onlus, l'Avvocatura di Roma Capitale aveva avanzato all'ex sindaco una richiesta di risarcimento da 600mila euro.

L’assoluzione in primo grado

Il chirurgo dem era stato assolto in primo grado dai reati di peculato, truffa e falso sia in relazione alle 56 cene pagate con la carta di credito del Campidoglio, sia per i contratti della onlus Imagine. Per le cene che, secondo l’accusa, erano state pagate con la carta di credito del Campidoglio il chirurgo dem era stato assolto con la formula «perché il fatto non sussiste», per l’altro filone di indagine «perché il fatto non costituisce reato». Nella sentenza il gup Pierluigi Balestrieri aveva scritto di «errori e imprecisioni» non penalmente rilevanti, ma figlie di «un sistema organizzativo improntato, soprattutto nella prima fase, a superficialità». La procura ha impugnato l'assoluzione e il processo d'appello ha poti portato alla condanna dell'ex primo cittadino a due anni di reclusione.

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