rotate-mobile
Venerdì, 26 Aprile 2024
Attualità

Una vita spezzata nel tragico incidente, dopo 18 anni ancora nessuna verità: "Si concluda il processo su mio figlio Vincenzo"

L'appello di Biagio Moretti, presidente dell'associazione Ciao Vinny, che da anni organizza eventi di prevenzione sulla sicurezza stradale in ricordo del 20enne scomparso in un'incidente nel 2002

"Noi aspettiamo ancora e aspetteremo quanto necessario, anche se mi rifiuto di credere che siano necessari più di 18 anni per capire". Chiede verità, Biagio Moretti, sulla morte del figlio Vincenzo, detto Vinny, tragicamente scomparso nella notte tra il 13 e aprile del 2002. A strapparlo alla vita è stato un incidente stradale sul lungomare di Bari: uno scontro frontale che ha distrutto la Ford Ka su cui viaggiava insieme alla cugina Maria Ester e ad alcuni amici. Un vuoto incolmabile per la famiglia, che lo stesso Biagio non ha voluto rimanesse solo un episodio; e ha fondato un'associazione che prende il nome del figlio 20enne, 'Ciao Vinny' e che da anni porta avanti progetti di prevenzione sulla sicurezza stradale in Puglia. 

Ma c'è un altro vuoto che ancora rende difficile andare avanti, come si legge nella lettera:

Lo stesso vuoto lasciato dalla giustizia che - a distanza di 18 anni da quella tragica notte - ancora non ci ha dato alcuna risposta su quanto accaduto. Il processo di primo grado è iniziato il 10 maggio 2006 (cioè, quattro anni dopo l’evento) ed è terminato il 18 dicembre 2009. Si sono susseguite diciannove udienze, molte delle quali di mero rinvio, per le ragioni più diverse, senza che venisse espletata alcuna attività funzionale alla decisione.

Sono stati invece necessari sette anni per celebrare il giudizio di appello: per quattro (dal 6 ottobre 2010 al 9 ottobre 2014) il processo è rimasto fermo in attesa della fissazione dell’udienza di trattazione, alla quale sono seguite altre sette udienze per giungere finalmente alla decisione in data 4 ottobre 2016.

"Un tempo lunghissimo", quello del procedimento, come lo definisce Moretti, che ricorda invece come sia assai più breve ("soli sette mesi, dal 15 marzo all’11 ottobre 2017") il tempo sufficiente alla Corte di Cassazione per annullare con rinvio la sentenza di secondo grado che aveva confermato l'assoluzione del guidatore della Ford Ka, "a bordo della quale viaggiavano i nostri ragazzi, e la condanna a due anni e due mesi di reclusione per conducente dell'altra vettura coinvolta nell'incidente" si legge nell'appello. Di nuovo, il processo ha dovuto attendere dal 27 novembre 2017, data in cui gli atti sono stati restituiti al Giudice di merito, al 1° marzo 2019 per vedere fissata la prima udienza del nuovo giudizio di appello; a questa si sono susseguiti quattro rinvii, fino all’ultimo che ha fissato la trattazione al 14 gennaio 2021. "Intanto sono trascorsi 18 lunghi anni - prosegue - Diciotto anni durante i quali non è passato giorno in cui non ci siamo chiesti come sia potuto accadere tutto questo. Non sappiamo chi sia stato il responsabile e che cosa sia effettivamente successo in quella maledetta notte. Certo, la verità non ci avrebbe restituito nostro figlio, ma almeno avremmo avuto la sensazione di andare incontro ad un minimo di giustizia. E invece nulla". E ora chiede che siano indicate le responsabilità di quell'episodio, dopo 18 anni: "Lo devo a mio figlio, alla sua vita spezzata in un attimo a causa dell’errore di qualcuno ed alla volontà incrollabile della nostra Fondazione di diffondere una nuova 'cultura della vita' nei nostri giovani e, permettetemi, anche nelle istituzioni".   

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Una vita spezzata nel tragico incidente, dopo 18 anni ancora nessuna verità: "Si concluda il processo su mio figlio Vincenzo"

BariToday è in caricamento