Ultimo viaggio

"Tiralo su", "No". E il volo 404 si schiantò sulla collina

Il 14 novembre 1990 il volo 404 di Alitalia si schiantò contro le colline svizzere: a bordo c'era un attore di "Mery per sempre" e tanti pendolari

"Tiralo su", "No". E il volo 404 si schiantò sulla collina

Aveva passato l’ispezione 10 giorni prima, ma il 14 novembre 1990 il volo Alitalia Az 404 si schiantò sulla collina di Stadelberg in Svizzera, causando la morte di 46 persone, tra cui 6 membri dell’equipaggio, mentre il resto erano passeggeri, in gran parte operai pendolari tra la Svizzera e l’Italia. Tra loro uno degli interpreti del film “Mery per sempre”. La tragedia, come spesso accade in questi casi, modificò qualcosa nelle procedure di atterraggio, al fine di rendere i voli più sicuri.

L’incidente

Sono le 19.11 del 14 novembre 1990, un McDonnell-Douglas Dc9 di Alitalia, in servizio dal 1974 deve fare scalo in Svizzera, all'aeroporto di Zurigo, dopo essere partito da Linate alle 18.36. Il volo è proceduto nella massima tranquillità, ma al momento dell’atterraggio qualcosa non va. C’era stato solo qualche problema di poco conto con le condizioni meteo, per cui il personale di bordo si era dovuto affidare esclusivamente alla strumentazione. Ci si avvalse infatti del sistema Ils, chiamato anche “atterraggio strumentale”, che consiste in una serie di strumenti da terra che permettono al velivolo di allinearsi orizzontalmente e verticalmente alla pista.

Nella fase di discesa ci fu tuttavia un malfunzionamento degli strumenti per via di un corto circuito, cosa che compromise la percezione dell’altezza del pilota: il velivolo procedeva per una traiettoria 350 metri più in basso di quanto avrebbe dovuto. L’aereo si schiantò inevitabilmente sulle colline svizzere.

L’indagine

Le indagini sull’accaduto furono condotte dall’Ufficio d'inchiesta sugli infortuni aeronautici e l’Ufficio federale dell'aviazione civile, entrambi enti elvetici. Sull’inchiesta ebbe un grosso ruolo il contenuto del voice recorder della scatola nera, che fu tra l’altro mandato in onda in una trasmissione svizzera poco dopo l’incidente. Nella registrazione si sente, come riporta Repubblica, il co-pilota Massimo De Fraia, da un anno in Alitalia ma con un curriculum ragguardevole, chiedere al comandante Raffaele Liberti, che aveva invece oltre 20 anni di esperienza ed era un ex aviere militare, di abortire la manovra di atterraggio, urlando: “Tiralo, su, tiralo su”. Ma gli strumenti danno in quel momento ragione a Liberti e al suo “No, no, no, no”: la probabile causa dell’incidente fu, come in effetti risulta dall’inchiesta, questo malfunzionamento che incise sulla percezione umana. Alitalia risarcì i famigliari delle vittime, come riporta SwissInfo, e modificò il proprio regolamento: da quel momento, il pilota al comando non può essere interrotto nelle sue manovre neppure dal comandante.

La storia del disastro aereo è stata raccontata nella serie “Indagini ad alta quota” del National Geographic, nell’episodio “Una tragedia italiana”. Il documentario presenta la figura di Hans Peter-Graf, chiamato a indagare, che subito accorse alla torre di controllo elvetica, notando come in realtà il volo 404 stesse compiendo una sorta di traiettoria parallela più bassa del dovuto. “Avevo notato che l’aereo stava volando 1200 piedi rispetto all’effettiva rotta di volo”, dice nel filmato. Il documentario mette inoltre in evidenza alcune criticità che hanno concorso al disastro. Tra esse la presenza di altimetro a tamburo con lancetta, “noto per generare confusione”, perché la lancetta, spostandosi, può oscurare i numeri sul tamburo. Lo strumento era in progressiva dismissione nel 1990, ma c’era ancora su modelli di aerei degli anni ’70 com’era il Dc9 dell’incidente. Inoltre il Gpws non allertò il comandante e il co-pilota della prossimità al suolo prima dell’impatto. E infine c’è la questione degli indicatori di rotta Hsi che davano valori diversi al comandante e al co-pilota, tra i quali nella serie del National Geographic sembra esserci un rapporto mentore-studente, nonostante la vasta esperienza di volo di De Fraia.

I ragazzi di “Mery per sempre”

Come detto, furono 46 le vittime del volo 404, di cui 40 passeggeri e 6 membri dell’equipaggio. Tra i passeggeri c’era Roberto Mariano, all’epoca 21 anni, attore noto per aver partecipato a due film di Marco Risi “Mery per sempre” e il suo sequel “Ragazzi fuori”. Mariano era andato in Svizzera a trovare lavoro: desiderava un impiego stabile, come muratore o meccanico scrive Repubblica, tuttavia stava anche per firmare con un’emittente privata svizzera per una trasmissione sugli emigrati italiani. Purtroppo la morte lo trovò prima di coronare il suo sogno, prima di poter invecchiare e vivere tanti giorni felici con la sua famiglia.

Su Instagram, una delle due figlie dell’attore, Emanuela Mariano, avuta dall’amore con Giulia Corrao, pubblica spesso foto e pensieri del padre che non ha mai conosciuto, perché quando avvenne il tragico incidente Emanuela aveva solo 5 mesi. Lo scorso 14 novembre, nell’anniversario dei 30 anni dal disastro, la figlia di Mariano ha pubblicato un reel con scatti dei suoi genitori e dai set cinematografici cui papà Roberto prese parte, con la didascalia: “E con oggi soni 30 anni che non ci sei più... 30 anni che ci hai lasciate senza te... tu che sei rimasto un bambino mentre tutto è cambiato... sei nei nostri cuori papà”.

Sul volo 404 ci sarebbe dovuto essere un altro attore di “Mery per sempre” e “Ragazzi fuori”, ossia Maurizio Prollo, che però perse il volo a causa di un ritardo. Prollo ha successivamente continuato a fare il caratterista nel cinema e spesso anche nelle fiction tv. Alcune fonti riportano che invece a dover prendere il volo fosse un altro loro collega, Salvatore Termini, che l’avrebbe perso sempre a causa di un ritardo.

L’intero cast dei due film è ancora oggi legato da grande amicizia: può essersi generata così la confusione sul pericolo scampato del "passeggero mancante" al volo 404.

Commenti