Economia

Alitalia si veste da «Ita»: subito un alleato forte e bilancio in pari dal 2022

Il nuovo nome per evitare gli «aiuti di Stato» Dipendenti dimezzati: sindacati in campo

Alitalia si veste da «Ita»: subito un alleato forte  e bilancio in pari dal 2022

Alla presentazione del piano industriale per la nuova Alitalia fatta ieri dal presidente Francesco Caio e dall'ad Fabio Lazzerini , il nome Alitalia non è stato pronunciato quasi mai; anche il logo, nelle slide, è apparso diverso, sempre tricolore, ma si è trattato di quello di Ita, Italia trasporto aereo, la nuova società. È questo uno degli aspetti della discontinuità richiesta dall'Unione europea come condizione per dare il via libera alla compagnia pubblica, senza intoppi per aiuti di Stato.

Il marchio Alitalia è nelle mani dell'amministrazione straordinaria, e sarà trattato «a condizioni di mercato» sottolinea coerentemente Lazzerini. Nessuno ha dubbi che quando prenderà il volo la nuova compagnia (aprile, forse giugno 2021) la livrea degli aerei, anch'essi acquistati dal commissario, sarà quella di sempre; ma l'attenzione ai dettagli fa capire come la trattativa con la Ue sia piena di insidie.

La flotta iniziale sarà di 52 velivoli (9 di lungo raggio) e la nuova compagnia avrà capienza per 5.200-5.500 dipendenti, circa la metà di quelli attuali, compresi anche handling e manutenzione. Nessuno resterà a casa perchè gli esuberi avranno rifugio nella bad company dell'amministrazione straordinaria, ma il mondo sindacale è ugualmente preoccupato.

Il piano (che sarà presentato lunedì 21 in Parlamento) traccia strategie e obiettivi dal 2021 al 2025, pur in un contesto che più confuso non potrebbe essere: stando alla Iata, l'organizzazione mondiale del trasporto aereo, a essere ottimisti i livelli ante Covid saranno raggiunti nel 2022, a essere pessimisti nel 2025. Così Lazzerini non nega che «nei prossimi due anni si naviga a vista», pronti però, da vera start up, a cogliere al volo qualunque opportunità: perché il business è praticamente da rifondare.

Ci sono comunque dei punti fermi. Ita-Alitalia vuol diventare la prima scelta sulle destinazioni internazionali da e per Fiumicino; vuole essere un «full service carrier», ovvero una compagnia con network, hub, connettività, e non una low cost fatta di solo «punto a punto»; vuole puntare alla profittabiltà e intende sottoscrivere un acccordo industriale e non solo commerciale (cioè con condivisione dell'attività oltre le semplici commissioni) con un alleato forte. Questo è un punto cruciale, sottolineato dai vertici di Ita, il vero snodo per dare prospettive di lungo termine alla compagnia. La dotazione di 3 miliardi di capitale decisa dal governo sarà un ottimo strumento per favorire l'interesse di un partner: i tavoli aperti sono due, Lufthansa da una parte, Air France e Delta dall'altra. Stando alle previsioni di Lazzerini, l'alleanza sarà firmata nel 2021, il '22 sarà un anno di transizione, il pieno sviluppo avverrà nel 2023, mentre nel 2025 i ricavi derivanti dalla partnership sono stimati il 15% del fatturato, che quell'anno sarà a quota 3,4 miliardi (dai 920 milioni dei 9 mesi dell'esercizio 2021), con una flotta di 110 aerei (114 nel 2019). I passeggeri, da 8 milioni nel 2021, saliranno a 22,5 a fine piano.

I vertici di Ita sono convinti di arrivare al pareggio (ante canoni di locazione degli aerei) già nel 2022, con Ebit positivo l'anno successivo. Tra le linee guida del piano una flotta omogenea e moderna, a bassi consumi e basse emissioni. Il network sarà ridisegnato puntando alla profittabilità ma anche al presidio di rotte e destinazioni naturali per la compagnia.

L'hub resta Fiumicino, mentre a Linate sarà ridisegnata l'offerta per la clientela business, con più frequenze per aumentare le possibilità di volo.

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