Economia

Ita, offerta accettata ma l'ex Alitalia vale quasi niente

La stima da 100 milioni non è realistica: pagata una cifra simbolica. Ora tocca al Mise

Ita, offerta accettata ma l'ex Alitalia vale quasi niente

«Cento milioni? Macché: molti zero in meno!». La battuta, pronunciata da una figura vicina al dossier Ita-Alitalia, rende l'idea quanto meno del fatto che l'offerta (accettata) per il ramo aviation della compagna sia praticamente simbolica. Cento milioni è la cifra circolata negli ultimi giorni. L'offerta vincolante di Ita scadeva alla mezzanotte del 31 agosto, e pochi momenti prima dei rintocchi è arrivato il sì dei commissari.

Oggetto della trattativa privata erano le attività di volo, ma va meglio osservato: i 52 aerei sono in leasing, quindi si tratta di un subentro nei contratti e non dell'acquisto di un bene patrimoniale; con gli aerei vengono trasferite le tecnologie che servono a farli volare; passa di mano parte della contrattualistica, per esempio con gli aeroporti. Ma fin qui il valore è basso, ricordiamo che vengono vendute attività senza dipendenti e senza debiti. I veri valori sono due: gli slot, soprattutto quelli di Linate, aeroporto business e contingentato, dove Alitalia ha sempre avuto (e Ita avrà) una posizione dominante. Gli slot, che sono le finestre orarie fondamentali per la costruzione dell'offerta, non hanno valore patrimoniale (sono delle concessioni) ma hanno un enorme valore commerciale. L'altro valore è, in senso generale, l'organizzazione aziendale: se Ita, per ipotesi, dovesse comprarsi sul mercato i singoli pezzi non potrebbe certo prevedere di decollare il 15 ottobre. Dunque, una cifra inferiore ai 100 milioni è poco o il giusto? Difficile dirlo. Ma per alcuni esponenti sindacali si tratta di una cifra «scandalosa».

Ora il calendario è fitto di date. Entro questa settimana la Direzione generale della Concorrenza di Bruxelles dovrebbe dare il proprio via libera; il 15 settembre il Mise verserà nella casse di Ita i 700 milioni relativi all'aumento di capitale; entro il 20 dovrà esserci l'accordo con i sindacati per il nuovo contratto, che non è ancora chiaro se sarà collettivo e nazionale oppure aziendale, come in alternativa ha fatto paventare il presidente di Ita Alfredo Altavilla. I confederali sono schierati per la contrattazione collettiva, che però deve avere di fronte Assaereo, l'associazione delle compagnie. L'eventuale contratto aziendale potrebbe contenere un taglio economico del 15-20% rispetto ad Alitalia, con più parte variabile che fissa, meno ferie e meno riposi. Intanto proseguirà la selezione delle assunzioni: per 2.800 posti ci sono già quasi 20mila domande che per il momento vengono vagliate automaticamente dagli algoritmi. L'impressione raccolta presso qualche addetto ai lavori è che alla fine l'80-90% dei piloti saranno ex Alitalia. Tre incontri Ita-sindacati sono già fissati per oggi, domani e lunedì. Nelle prossime settimane dovrà poi essere bandita la gara per l'assegnazione del marchio Alitalia, valutato tra i 150 e i 200 milioni.

Frattanto come rivela lastampa.it i commissari straordinari hanno presentato i conti dell'ultimo trimestre del 2020: i ricavi da traffico sono crollati a 81 milioni, 601 meno dei 690 dell'ultimo trimestre 2019; grazie a 73 milioni di contributi, i ricavi operativi sono stati pari a 186 milioni.

Ebitda negativo di 20 milioni.

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