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Alitalia, casse vuote. Lo Stato non paga oltre 10.500 stipendi

Slittano la busta paga di febbraio e la Cig. Esecutivo e Bruxelles trattano sui ristori

Alitalia, casse vuote. Lo Stato non paga oltre 10.500 stipendi

L'affaire Alitalia mette in imbarazzo Mario Draghi e il suo nuovo governo: gli stipendi di febbraio slittano e non vengono in mente precedenti di aziende di Stato quale la compagnia è a tutti gli effetti che a fine mese abbiano lasciato i lavoratori all'asciutto. Domani, venerdì 26, è l'ultimo giorno feriale di febbraio, giorno di paga, ma i circa 10.500 dipendenti dovranno aspettare almeno il 2 marzo.

Cosa cambia in così pochi giorni? Aspetti contabili che scivolano al nuovo mese e la speranza che si sblocchino i fondi governativi. Il commissario Giuseppe Leogrande non potrà nemmeno anticipare la cassa integrazione, che riguarda a rotazione tutti i dipendenti. Sempre domani, vertice d'urgenza dei tre ministri coinvolti, Daniele Franco, Mes, Enrico Giovannini, Trasporti, Giancarlo Giorgetti, Sviluppo economico.

Martedì gli stessi ministri avranno un incontro con la commissaria europea alla Concorrenza, Margrethe Vestager per cercare una via d'uscita a una crisi sempre più ingarbugliata. Da Bruxelles sono attesi pronunciamenti importanti: il più immediato è l'autorizzazione al governo italiano a versare alla compagnia l'ultima tranche dei fondi ristori previsti dal decreto ristori. In un primo tempo dovevano essere 77 miliardi (su un totale di 350), ma fatti i conti Alitalia ha sommato perdite da rimborsare per 55 milioni. Denaro essenziale per continuare l'attività, che sull'onda dell'emergenza - ma non senza input europeo - il governo italiano potrebbe almeno in parte (20 milioni), anticipare subito. A Bruxelles si parlerà anche degli aiuti di Stato: di quegli 1,3 miliardi (1,6 con gli interessi) di prestiti pubblici che, se fossero considerati «di favore» rispetto al mercato, dovrebbero essere restituiti dalla newco: impensabile. Altro dossier europeo è il piano industriale di Ita, la compagnia del Tesoro candidata a rilevare le attività in mano al commissario, che sarà capitalizzata con 3 miliardi di euro governativi: anche qui occorre un via libera europeo, che s'intreccia con le caratteristiche che dovrà avere il bando di gara che il commissario Giuseppe Leogrande è stato invitato a pubblicare «con ogni consentita urgenza» dal ministero dello Sviluppo.

Martedì i ministri, grazie anche all'autorevolezza del presidente del Consiglio, potrebbero ottenere un'accelerazione sull'intera strategia di salvataggio: il solo sblocco dei 55 milioni servirebbe unicamente a prolungare l'agonia, e tra un mese il commissario che trova nei sindacati una forte amplificazione alle sue preoccupazioni sarebbe di nuovo ad annunciare che le casse sono vuote. Una soluzione che viene considerata riguarda l'assegnazione a Ita, con una gara riservata (sulla quale trovare il consenso europeo), del settore aviation (50 aerei, 5mila dipendenti, diritti e certificazioni), separandone i destini da attività di terra e manutenzione. Tale suddivisione potrebbe rappresentare quella «discontinuità» dall'Alitalia commissariata, sulla quale tanto insiste la commissaria Vestager.

Oggi Alitalia effettua un centinaio di voli al giorno con circa 35 aerei; le rotte sono prevalentemente di breve e medio raggio, di lungo c'è solo il Roma-New York, due volte alla settimana. Pur con l'attività ai minimi, il fabbisogno mensile è di almeno 30-40 milioni, considerando voci di spesa non procrastinabili quali il costo del lavoro, le manutenzioni, il carburante, i diritti di scalo.

Tutto il resto può attendere: e i fornitori lo sanno sulla propria pelle.

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