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Coronavirus: dall'Ue via libera al Recovery Fund "urgente", ma non c'è l'accordo su come finanziarlo

Conte: "Tappa importante della storia europea, Italia in prima fila". Merkel: "Resta il nodo sull'utilizzo di sussidi o prestiti". Macron: "Permangono dissidi sui meccanismi, servono fondi non prestiti"

Per la ripresa dalla crisi economica provocata dal coronavirus, tutti i capi di Stato e di governo Ue hanno concordato sul fatto che serva un Recovery Fund e tutti hanno accolto la proposta di Conte che venga identificato come urgente. Non si è però trovato l'accordo sulle modalità di finanziamento di questo strumento.

Sui dettagli del fondo lavorerà la Commissione nelle prossime settimane. "Un piano entro il 6 maggio. Dovrà essere di ampiezza adeguata e consentire soprattutto ai Paesi più colpiti di proteggere il proprio tessuto socio-economico", dice il premier Giuseppe Conte al termine della videoconferenza con gli altri leader Ue. "L'Italia è in prima fila" in questa richiesta. "Uno strumento del genere era impensabile fino a adesso e renderà la risposta europea più solida e coordinata".

Dovrà essere "di dimensione sufficiente a intervenire sui settori e le regioni più colpite", gli fa eco il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel. Ma diversi aspetti cruciali di questo strumento restano da definire e da "negoziare", puntualizza la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen. Su tutti il nodo principale è quello delle modalità con cui il fondo effettuerà i suoi interventi, se con prestiti o con finanziamenti a fondo perduto.

Manca l'accordo su come finanziarlo, spiega Angela Merkel, "se con sussidi o prestiti", ma una cosa è chiara, e cioè che il fondo sarà collegato al prossimo bilancio europeo per i prossimi sette anni. "Questo significa per la Germania che noi dobbiamo essere disponibili a contributi di bilancio più alti di quanto avevamo messo in conto nell'ultima trattativa".

Per il presidente francese Emmanuel Macron "c'è un consenso sulla necessità di una risposta rapida e forte. E' un passo avanti, nessuno contesta che abbiamo bisogno di una risposta fra i 5 e i 10 punti del nostro Pil. Ma restano i disaccordi sui meccanismi". "Servono trasferimenti di risorse verso i Paesi Ue più colpiti da questa crisi, non dei prestiti", sottolinea.

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