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Vaccino AstraZeneca, usata solo una dose su 10. E l’azienda dimezza la fornitura

di Marzio Bartoloni

AstraZeneca taglia ancora, appello Regioni a governo

Arrivate un milioni di dosi ma vaccinati solo 80mila. Il 30% dei flaconi è inutilizzato nei frigoriferi, pesa la babele dei 21 piani regionali

24 febbraio 2021
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3' di lettura

Israele, che ha già vaccinato metà popolazione, ma anche l’Inghilterra, con le iniezioni a tappeto, sono lontane. L’Italia dopo un iniziale sprint nella primissima fase - quella delle somministrazioni a medici e infermieri dentro i 300 ospedali - ora all’alba delle vaccinazioni di massa sta frenando e infatti dopo aver guidato la classifica Ue nelle prime settimane di gennaio ora per numero di dosi somministrate per 100 abitanti è dietro Polonia, Slovacchia, Spagna, Francia e Germania. La colpa non è solo dei tagli nelle consegne delle aziende, fatto che riguarda tutti i Paesi europei e che martedì 23 febbraio ha visto cadere una nuova pesante tegola: secondo fonti Ue, AstraZeneca dimezzerebbe le forniture alla Ue del secondo trimestre, portando le dosi da 180 milioni a 90.

Il grande caos dei piani regionali

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Il problema in realtà è anche nelle difficoltà organizzative delle Regioni che per vaccinare al di fuori degli ospedali - over 80, docenti, personale scolastico e forze dell’ordine - va troppo a rilento con territori già avanti e altri che partono in forte ritardo tra l’altro con un effetto caos generato dal fatto che le regole su prenotazioni e punti di somministrazione sono spesso molto diverse da Regione a Regione. E così, al momento, più di una dose su quattro (il 30%) rimane nei frigoriferi, visto che su 5,2 milioni di dosi disponibili le somministrazioni sono quasi 3,7 milioni: inutilizzate dunque 1,5 milioni di dosi, numeri troppo alti e non giustificati dalla necessità di accantonare i flaconi per le seconde somministrazioni. Con differenze regionali enormi: se la Valle d’Aosta ha somministrato oltre il 90% delle dosi disponibili, Calabria, Sardegna e Liguria ne lasciano quasi la metà inutilizzate.

AstraZeneca, andamento lento

Ma il ritardo più evidente è quello che riguarda il vaccino di AstraZeneca che da martedì 23 febbraio - dopo una circolare del ministero della Salute attesa da tempo - non è solo utilizzabile per gli under 55 ma fino ai 65 anni. Qui lo «spreco» è molto più alto: finora è stata impiegata solo una dose su dieci. La struttura commissariale guidata da Arcuri ha infatti consegnato un milione e 48mila dosi, ma quelle somministrate sono meno di un decimo. Il siero prodotto dall’azienda anglo-svedese è stato indicato prioritariamente per l’impiego delle vaccinazioni delle categorie lavorative più esposte, ma secondo i dati di martedì i vaccinati con la prima dose sono pochissimi: finora sono solo 51mila i vaccinati con la prima dose del personale scolastico e 33mila quelli che appartengono alle forze armate. Poco più di 80mila dosi impiegate a cui vanno aggiunte qualche altro migliaio per le vaccinazioni di medici privati under 55.

Troppi modelli, poca organizzazione

A pesare sul forte rallentamento è il fatto che, dopo aver varato un piano nazionale sui vaccini abbastanza generico, l’attuazione è passata alle Regioni che stanno partorendo 21 piani regionali. Con regole diverse e tempi diversi: c’è chi per esempio è molto avanti nelle vaccinazioni degli over 80 - come il Lazio che ha già raggiunto il 20% dei grandi anziani - e chi sta partendo solo in questi giorni. Per non parlare delle somministrazioni: c’è chi gli over 80 li vaccina negli ospedali e chi dai medici di famiglia.Che diventeranno cruciali ora nelle fase delle immunizzazioni di massa. Qualcuno però si rifiuta di vaccinare nel proprio studio chiedendo l’intervento della Asl ma lasciando così «scoperti» i primi pazienti 65enni che per esempio nel Lazio dal primo marzo non sapranno dove rivolgersi per l’ambito vaccino.

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