Confronto con Europa e Uk

Arriva il green pass obbligatorio nei luoghi di lavoro: ecco come funziona nel resto della Ue

Italia, Francia e Germania hanno già previsto l’obbligo del certificato verde o del vaccino anti-Covid per molte categorie. Introdotti meno vincoli in Olanda, Belgio e Gran Bretagna

di Valentina Melis e Serena Uccello

Articolo aggiornato il 17 settembre 2021 alle ore 9

Green pass esteso al mondo del lavoro pubblico e privato: ecco le nuove regole

3' di lettura

Il Governo ha esteso il green pass obbligatorio anche ai lavoratori del settore privato e del pubblico impiego. Giovedì 16 settembre il via libera al decreto legge che sarà operativo dal 15 ottobre. Riepiloghiamo così quanto accaduto negli ultimi giorni e soprattutto come si stanno orientando gli altri Paesi europei.

L’ultimo allargamento

Gli ultimi lavoratori in ordine di tempo a essere coinvolti dalle misure, prima delle decisioni del Cdm del 16 settembre, erano coloro che accedono alle scuole e alle università per pulizie, mense, manutenzione o altro (genitori compresi), che dovranno avere il green pass.

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Tutti coloro che lavorano nelle Rsa - compresi gli esterni - invece, dal 10 ottobre dovranno vaccinarsi, pena la sospensione dal lavoro e dalla retribuzione, in linea con quanto già previsto per il personale sanitario.

Soddisfatte le associazioni dei gestori delle strutture sociosanitarie e assistenziali (Uneba, Agespi, Aris e Anaste), che da marzo 2021 chiedevano al Governo questo intervento. «Nelle Rsa - spiega Franco Massi, presidente di Uneba - non opera solo personale sanitario. È importante aver esteso l’obbligo vaccinale agli animatori, ai fisioterapisti, a tutti coloro che assistono gli ospiti nell’igiene, nell’alimentazione e nella movimentazione».

Obbligo vaccinale e green pass in Europa

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Il confronto con l’estero

Un’indagine condotta dal Sole 24 Ore del Lunedì con la collaborazione degli studi legali Baker McKenzie e Littler Italia rivela le linee adottate oltre confine.

«L’obbligo alla vaccinazione anti-Covid per tutti i cittadini - spiega l’avvocato Carlo Majer, di Littler - esiste solo in quattro Paesi: Indonesia, Turkmenistan, Micronesia e Tagikistan. Nel resto del mondo questo obbligo ancora non c’è. Ci sono Paesi, poi, che non lo prevedono neanche per alcuni settori sensibili».

Se Francia e Germania hanno prescrizioni abbastanza strette, ci sono Paesi come Olanda, Belgio e Regno Unito dove la richiesta del green pass in ambito lavorativo o l’acquisizione di informazioni sulla salute del lavoratore non sono previste, o sono limitate a particolari motivi di sicurezza (ad esempio per contagi in azienda). In Austria chi lavora a contatto con il pubblico, può addirittura scegliere se esibire la prova dell’avvenuta vaccinazione, o un tampone negativo o usare semplicemente la mascherina.

«Salvo alcune eccezioni - fa notare Massimiliano Biolchini, responsabile dell’area giuslavoristica per l’Italia di Baker McKenzie - il luogo di lavoro è ancora “sacro” nella maggior parte dei Paesi europei. È un luogo dove la previsione di obblighi vaccinali o di green pass va a impattare sui diritti individuali e sulle relazioni sindacali. In Italia, ad esempio, l’estensione del green pass alle aziende private pone problemi più consistenti che nel settore pubblico, coinvolgendo anche la responsabilità del datore di lavoro, ed estendendosi a tutta la popolazione produttiva italiana».

Linee comuni negli altri Paesi europei

Se si considerano gli approcci degli altri Paesi, emergono alcune linee condivise. La prima: l’assenza di punti di riferimento normativi precedenti e di conseguenza il ricorso da parte degli Stati a una normativa di emergenza (gli obblighi di vaccinazione o di green pass ad esempio in Italia scadono il 31 dicembre).

Il secondo aspetto, che idealmente deriva dal primo, è il confronto tra aziende e sindacati che si è sviluppato, in tutti i Paesi, per aspetti diversi legati alla pandemia, primo fra tutti la sicurezza dei luoghi di lavoro.

In alcuni Stati il confronto si è tradotto nella fornitura di informazioni, in altri in vere e proprie concertazioni, soprattutto nei Paesi che hanno previsto l’erogazione di incentivi alla vaccinazione per i lavoratori. Hanno previsto incentivi Austria, Germania, Olanda, Svezia e Svizzera, ma il tema è controverso.

Condivisione con i sindacati e privacy

«Di fatto, dinanzi a un quadro incerto – spiega l’avvocato Edgardo Ratti di Littler Italia – per le aziende la condivisione è stato finora un percorso necessario. Davanti cioè all’incertezza normativa, l’appoggio del sindacato ha rappresentato un passaggio necessario per operare in sicurezza». Da questo punto di vista, l’introduzione del green pass su larga scala per accedere ai luoghi di lavoro privati, porrebbe l’esigenza di calare l’obbligo nelle singole realtà aziendali. In generale, poi, in tutti i Paesi dell’area Ue è necessario raccordarsi con le disposizioni sulla privacy previste dal Gdpr, in base alle quali non sarebbe consentito ai datori accedere alle informazioni sullo stato vaccinale dei lavoratori.

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