28 dicembre 2020 - 08:50

«Ryanair, milioni di contributi non versati all’Inps»: la Cassazione ribalta tutto e manda il caso alla Corte di Giustizia dell’Ue

Decisione diversa rispetto ai verdetti di primo e secondo grado. In gioco 219 lavoratori di Orio che erano stati assunti con contratti (e regime fiscale e previdenziale) irlandese

di Armando Di Landro

«Ryanair, milioni di contributi non versati all'Inps»: la Cassazione ribalta tutto e manda il caso alla Corte di Giustizia dell'Ue
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Questione di regole, italiane, irlandesi e comunitarie, di soldi, tanti, in questo caso almeno quattro milioni di euro, di prospettive, perché se passa una certa disciplina su Orio al Serio poi deve valere per tutta Italia, e anche di tempi della giustizia. La Corte di Cassazione ha (quasi) ribaltato adesso, a otto anni dal primo accertamento, i verdetti di primo grado del tribunale di Bergamo e di secondo grado, della Corte d’Appello di Brescia, sulle contestazioni dell’Inps e dell’Inail alla compagnia irlandese: mancati versamenti di contributi e di coperture assicurative in Italia, perché 219 lavoratori di stanza all’aeroporto di Orio venivano pagati e trattati, a livello contrattuale, secondo le norme e la fiscalità irlandese, con risparmi non indifferenti (anche più del 50%).

I verdetti

A Bergamo e in Appello la compagnia l’aveva spuntata, ma ora la Cassazione «chiede alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea di pronunciarsi, in via pregiudiziale, sulla questione di interpretazione del diritto dell’Unione indicata in motivazione». E in particolare sulla «nozione di persona occupata prevalentemente nel territorio dello Stato membro nel quale risiede», contenuta nel regolamento comunitario 1408 del 1971, che è il perno di tutta la vicenda. «Ritiene questa Corte che alla luce degli accertamenti in fatto compiuti nei precedenti gradi del giudizio principale, vada anche vagliata la possibilità di inquadrare la fattispecie all’interno della previsione contenuta nell’articolo 14 del regolamento: “La persona occupata prevalentemente nel territorio dello Stato membro nel quale risiede è soggetta alla legislazione di tale Stato, anche se l’impresa da cui dipende non ha né sede né succursale, né rappresentanza permanente in tale territorio”».

I numeri

Una regola che va chiarita e che si innesta in una vicenda giocata anche su altri parametri, collegati a quello che la Corte chiede di chiarire. Inps e Inail avevano fatto valere la legge italiana considerando i servizi e gli uffici di Ryanair a Orio una vera sede distaccata, per di più utilizzata soprattutto da residenti in Italia (e a Bergamo): erano seguiti verbali di accertamento, solo per l’Inps, di 12 milioni, per i 650 lavoratori impiegati in Lombardia, circa 4 milioni su Orio solo per gli anni presi in considerazione dalla prima contestazione (2006-2010), sulla posizione di 219 lavoratori.

I punti da chiarire

La Cassazione, sottolineando l’importanza del passaggio sullo Stato membro in cui si è residenti, commenta comunque anche il resto. «Le nozioni di rappresentanza permanente e succursale non sono definite dal regolamento europeo — scrive la Corte — e devono di conseguenza, essere oggetto di un’interpretazione autonoma». E riporta anche un pronunciamento dell’Europa già nel 2010: «Il rapporto di lavoro del personale navigante di una compagnia aerea presenta un collegamento significativo con il luogo a partire dal quale tale personale adempie principalmente le sue obbligazioni nei confronti del proprio datore di lavoro. Tale luogo corrisponde a quello a partire dal quale detto personale svolge le sue missioni di trasporto, dove ritorna dopo le missioni, riceve le istruzioni e organizza il suo lavoro, nonché quello in cui si trovano i suoi strumenti di lavoro, il quale può coincidere con quello della sua base di servizio». Quindi il testo del regolamento comunitario «là dove richiede che si accerti la prevalenza dell’occupazione sul territorio di un determinato Stato membro al fine di consentirne il collegamento con la legge applicabile, non può ragionevolmente coincidere con la mera nazionalità dell’aereo». E anzi, la Corte richiama una sentenza dell’Europa del novembre 2017, proprio contro Ryanair: in quel caso ai lavoratori belgi che chiedevano di dirimere la questione proprio sul regolamento comunitario, era stato detto che potevano rivolgersi ai tribunali degli Stati in cui svolgevano la maggior parte della loro attività, riconoscendo di fatto quei paesi come sede del luogo di lavoro.

I precedenti

Già a Marsiglia per la compagnia irlandese ci sono stati problemi su questo fronte, in Francia la Corte d’appello di Aix en Provence si è espressa in favore dei lavoratori prima ancora che il caso arrivasse in Europa. Per l’Inps la questione è importantissima, in termini di notorietà della compagnia coinvolta, naturalmente, ma soprattutto di numeri (o probabili incassi), considerando che si tratta della società che negli ultimi dieci anni ha movimentato più mezzi e passeggeri tra gli aeroporti italiani, diventando di fatto la prima azienda di trasporto aereo, oltre le macerie di Alitalia.

La difesa

Ieri abbiamo contattato le Relazioni esterne di Ryanair, senza però ottenere una risposta. La linea che la compagnia punta a far valere in tribunale sul caso Orio e su altre vicende simili (sollevate anche a Roma, per esempio, da Inps e Inail: l’ultimo accertamento è del febbraio 2019), ha sempre fatto riferimento proprio alle regole dell’Unione Europea, e al regolamento del 2008 sulla possibilità di stabilire tra le parti il tipo di regime previdenziale e anche contrattuale. Ma sono le stesse norme comunitarie a specificare che, qualsiasi scelta venga fatta dal datore e dal dipendente, il lavoratore non può comunque essere privato delle disposizioni previste dalla legge in vigore nel paese in cui lavora. O, nel caso delle compagnie aeree, dove presta «prevalentemente la sua opera», come appunto si sta orientando a dire l’Europa nei suoi pronunciamenti degli ultimi anni. Per il prossimo, partito dagli accertamenti dell’Inps a Bergamo, servirà del tempo. E dalle parti dell’aeroporto di Orio, cresciuto per anni grazie soprattutto a Ryanair, non manca l’attenzione sul caso e sulle sue possibili conseguenze.

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