FIRENZE
Il rigoletto bresciano di Micheletti sul palco del Maggio
di Fabio Larovere
«Esteriormente deforme e ridicolo, interiormente appassionato e pieno d’amore». Giuseppe Verdi lo vedeva così e così lo ha interpretato Luca Micheletti, il cui debutto in Rigoletto ha fatto registrare unanimi consensi di pubblico e critica. Il baritono bresciano, nonché attore e regista di vaglia, è stato applaudito sul prestigioso palco del Maggio Musicale Fiorentino, in una produzione del capolavoro verdiano firmata nella regia da Francesco Micheli e diretta da Renato Palumbo. Micheletti, come già in «Nozze di Figaro» di Mozart e «Carmen» di Bizet, porta in dote non solo una voce importante, brunita e ampia, di bel colore schiettamente baritonale, ma anche il suo carisma di interprete. Così, a «soli» 35 anni si può permettere di debuttare felicemente un ruolo da anziano (tale è Rigoletto nel dramma di Hugo e nell’opera di Verdi), considerato un punto di arrivo nella carriera di qualsiasi baritono. L’attenzione alla parola, lo scavo sui colori e sul peso da conferire a ciascuna frase si uniscono a un fraseggio vario, a un accorto uso delle dinamiche, nonché a una magnetica presenza scenica. Il ritratto che ne sortisce è pienamente convincente, nel raccontare la doppia natura di Rigoletto: la deformità esteriore - espressa da Micheletti in modo misurato ma efficacissimo - è anche specchio dell’abbruttimento interiore del personaggio, tuttavia riscattato dalla passione e dall’amore che prova per l’unica figlia. Ottimo nel complesso il cast: spiccano la Gilda perfetta per innocenza e luminosità di voce di Ruth Iniesta, lo spavaldo Duca di Mantova di Giuseppe Gipali e l’imponente Sparafucile di Abramo Rosalen; molto brava, nel piccolo ruolo della contessa di Ceprano, il giovanissimo mezzosprano bresciano Marta Pluda. Palumbo, dal podio, offre una lettura caratterizzata da forte teatralità, con possenti contrasti dinamici e un passo generalmente spedito. La regia di Francesco Micheli coniuga un accentuato simbolismo a un’impaginazione scenografica moderna: grandi strutture metalliche girevoli si accendono di luci fredde su un fondale scuro, tessuto interiore del torbido agitarsi delle passioni dei protagonisti.