1 maggio 2021 - 13:33

Giovanna Prandini alla guida
del Consorzio dei vini lombardi

L’imprenditrice del Lugana è la nuova presidente di Ascovilo: alleati ai ristoratori

di Maurizio Bertera

Giovanna Prandini alla guida del Consorzio dei vini lombardi
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Una bresciana al timone di Ascovilo , in un momento importante per il mondo del vino: Giovanna Prandini, proprietaria di Perla del Garda, cantina prestigiosa di Lugana, è il nuovo presidente dell’Associazione Consorzi Vini Lombardi, che raggruppa i consorzi Lugana e Valtenesi, i colli mantovani con la doppia anima delle colline moreniche e del Lambrusco, poi il Moscato di Scanzo, la Valcalepio, il Consorzio Terre Lariane, l’Oltrepò pavese e la Valtellina con la sua agricoltura eroica di montagna senza dimenticare il Botticino, il Montenetto e il Consorzio di San Colombano. Manca solo la Franciacorta, che da una decina di anni ha deciso di fare corsa a parte.

All’imprenditrice bresciana che in un decennio, da broker è diventata una delle più note «donne del vino» , il compito di guidare il post-Covid 19 puntando alla territorialità e alla promozione. Per la cronaca, ha ricevuto il testimone da Vincenzo Bertola, alfiere della Valtenesi, che ha avuto il merito di pianificare la rinascita di Ascovilo e la sinergia con il Consorzio Grana Padano per la promozione all’estero. «La mia nomina è avvenuta all’unanimità e questo indica l’unità nel perseguire i nuovi obiettivi — sottolinea la Prandini —, mai come in questo momento c’è la necessità di fare insieme un lavoro di valorizzazione dei vini di Lombardia. Abbiamo trovato subito la giusta sinergia con la Regione che con Unioncamere sostiene progetti importanti come il Vinitaly. Dobbiamo ripartire da qui per la sfida di riconquista del mercato dopo una pandemia che ha messo in crisi l’intero sistema, perché le cantine vivono di enoturismo, accoglienza in cantina e vendita del vino al canale Horeca».

Se la promozione in altri Paesi resta un tassello importante della strategia, il primo passo non può che essere il rafforzamento della presenza dei vini lombardi sul territorio di produzione e in Italia. Pare semplice, non lo è. «Un cambiamento è necessario. Produrre un vino buono è condizione necessaria per essere sul mercato ma non è sufficiente per dare la giusta redditività alle nostre imprese. Ecco perché la cultura dei nostri vini va diffusa capillarmente: non possiamo che avere come nostri alleati i ristoratori, con le loro carte vini, e le enoteche per raccontare tutta la filiera di eccellenza». Dal Pirellone arriva la volontà di dare una mano, non secondaria. «In questi ultimi anni stiamo rilanciando la Lombardia come un grande territorio del vino — sostiene Fabio Rolfi, assessore regionale all’Agricoltura — nei prossimi mesi avvieremo una massiccia campagna di comunicazione istituzionale, partendo dall’iniziativa #iobevolombardo».

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