23 marzo 2021 - 09:11

Covid, no vax sospesi a Belluno. Il giudice: chi non fa il vaccino viene sospeso dal lavoro

Dieci operatori sociosanitari lasciati senza stipendio dopo aver rifiutato la dose immunizzante: storica sentenza nel Bellunese

di Alessio Antonini

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Niente vaccino, niente stipendio. Lo ha deciso il giudice di Belluno Anna Travia respingendo le richieste di dieci operatori sociosanitari che avevano rifiutato di sottoporsi alla vaccinazione con Pfizer lo scorso febbraio e che, per questo, erano stati sospesi dal lavoro. I dieci sanitari, tutti dipendenti di due case di riposo del Bellunese, la Servizi Sociali Assistenziali S.r.l (Sersa) e la Sedico Servizi, all’indomani del rifiuto, erano stati messi in ferie forzate dalla direzione delle rsa e sottoposti alla visita del medico del lavoro. A quel punto il medico aveva dichiarato i sanitari «inidonei al servizio» permettendo così ai vertici delle case di riposo di allontanarli dal luogo di lavoro senza stipendio per «impossibilità di svolgere la mansione lavorativa prevista».

La Sersa di Belluno (archivio)
La Sersa di Belluno (archivio)

Il ricorso

A ruota gli operatori no vax avevano fatto ricorso in tribunale per essere reintegrati nel posto di lavoro, rivendicando la libertà di scelta vaccinale prevista dall’ordinamento italiano e in particolar modo dalla Costituzione. «Nessuno mette in dubbio la libertà di scelta vaccinale - spiega l’avvocato Innocenzo Megali del foro di Venezia che insieme all’avvocato Silvia Masiero ha assistito le Rsa bellunesi - ma in questo caso prevale l’obbligo del datore di lavoro di mettere in sicurezza i suoi dipendenti e le parti terze, cioé gli ospiti delle case di riposo». Il giudice infatti ha sancito che «è ampiamente nota l’efficacia del vaccino nell’impedire l’evoluzione negativa della patologia causata dal virus come si evince dal drastico calo dei decessi fra le categorie che hanno potuto usufruire del vaccino, quali il personale sanitario, gli ospiti delle rsa e i cittadini di Israele dove il vaccino è stato somministrato a milioni di individui».

«Poca sperimentazione»

A dire: c’è poco da gridare ai quattro venti che l’autorizzazione ai vaccini è temporanea, che c’è stata poca sperimentazione e che ci sono rischi. Il tribunale ha ritenuto «insussistenti» le ragioni degli operatori no vax. Anche se è vero che i vaccini attualmente adottati dalle Usl sono stati realizzati in tempi brevi e hanno avuto un periodo temporalmente ridotto di sperimentazione, sono stati somministrati a così tanti milioni di persone in giro per il mondo - con effetti decisamente più benifici che malefici - che si possono tranquillamente considerare sicuri. Pertanto il giudice ha ritenuto che fosse di fondamentale importanza evitare «la permanenza degli operatori non vaccinati nel luogo di lavoro». Va aggiunto poi che i sanitari no vax non sono stati licenziati, ma soltanto sospesi. Ciò significa che nel momento stesso in cui dovesse cessare il pericolo per la salute - cioé se si vaccineranno o se sparirà il Covid dalla faccia della Terra - potranno essere reintegrati nei loro posti di lavoro con effetto immediato. «Il giudice ha accolto la tesi che il titolare dell’impresa deve tutelare l’idoneità fisica dei lavoratori - continua l’avvocato Megali - Abbiamo fatto leva sull’articolo 2087 del Codice Civile, lo stesso che in passato è stato utilizzato per tutelare i danneggiati da amianto e le vittime di mobbing in assenza di leggi specifiche». Tirando la legge per la giacchetta si può quindi dire che rifiutare la vaccinazione in una casa di riposo equivale a fare mobbing nei confronti degli anziani ospiti che sono esposti ai rischi del contagio.

La «sentenza pilota»

La sentenza - prima di questo tipo nell’Italia della pandemia - è destinata a fare da pilota per i prossimi ricorsi anche se va detto che difficilmente potrà essere applicata nei grandi ospedali. Il giudice infatti conferma la sospensione senza stipendio dei dieci operatori sanitari spiegando che non c’era alcun modo di ricollocarli all’interno della struttura lavorativa. Le Usl venete contano invece decine di migliaia di dipendenti mentre i no vax sono fortunatamente un centinaio scarso. In mancanza della possibilità di sospendere i no vax, i direttori generali però potranno metterli in reparti isolati dove non saranno in grado di contagiare e contagiarsi.

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