11 marzo 2021 - 10:48

Covid, a un anno dalla malattia un paziente su cinque ha ancora sintomi

L’università di Verona e il progetto Enact: «Scoperti i meccanismi del silenzio immunitario e l’algoritmo che guida la malattia»

di Angela Petronio

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Assistenza ad un paziente in terapia intensiva (Archivio)
Assistenza ad un paziente in terapia intensiva (Archivio)

I meccanismi che provocano il «silenzio immunitario» in chi viene colpito gravemente dal Covid 19, fino a morirne. La comprensione delle fasi precoci della malattia, che suggerisce nuove strategie per ottimizzare il percorso terapeutico delle forme acute. Degli algoritmi, facilmente applicabili, in grado di prevedere, sin dalle prime fasi, l’evoluzione della malattia e poter quindi calibrare al meglio cure e assistenza. L’analisi del peggioramento dalle forme moderate a quelle gravi e le conseguenze a lungo termine della malattia.

Le denominazione

Progetto e sotto-progetti, le cui parole chiave sono contenute già nella denominazione. Quel «conoscerlo per sconfiggerlo» e «alleanza» che, un anno fa, iniziavano a indicare la strada. Era marzo 2020, era il fulcro del lockdown. Nacque allora «Enact - Conoscerlo per sconfiggerlo, alleanza contro il Covid 19», progetto scientifico contro il Covid 19 unico - non solo in Italia - per la «mole» del lavoro che andava ad affrontare e per il coinvolgimento di decine di ricercatori di quasi tutte le branche della medicina. Ma anche per quel modello innovativo tra ricerca scientifica accademica - quella dell’Università di Verona - e finanziatori privati, vale a dire Fondazione Cariverona che ha investito 2 milioni di euro e Fondazione Tim che ne ha messi 250mila.

I lavori scientifici

Decine di «lavori scientifici» alcuni dei quali arrivati alla pubblicazione, il bilancio di 12 mesi di lavoro. Quelli in cui si è seguito il «per battere il nemico, bisogna conoscerlo» declinato da Napoleone Bonaparte. Permetterà cure «calibrate» per ogni paziente che, ovviamente, saranno più efficaci ma anche la produzione di farmaci ad hoc per le varie patologie conseguenti al Covid, Enact. Che in quest’anno ha anche «raccontato» molte cose sulla pandemia. Come è accaduto con il sotto-progetto «React Covid 19», che analizza come prevedere il peggioramento della malattia, dall’alterazione di almeno due parametri ematologici e biochimici, la cui valutazione potrebbe essere di ausilio ai medici di medicina generale per definire rapidamente quali pazienti ricoverare e in quali iniziare terapie combinate per il Covid 19.

Pazienti rivalutati a tre mesi dalla diagnosi

Studio in cui più di 400 pazienti sono stati rivalutati clinicamente a tre mesi dalla diagnosi. È emerso che il 20 per cento di chi è stato ricoverato e il 10 per cento di chi è rimasto a casa presenta ancora dei sintomi. Più frequentemente difficoltà nella respirazione e stanchezza, perdita del gusto e dell’olfatto, con una persistenza maggiore di sintomi negli anziani con più di 75 anni, con patologie cardiovascolari o neoplasie.

La presentazione dei risultati

Risultati che sono stati presentati dopo un anno di lavoro dal rettore dell’università di Verona Pier Francesco Nocini, il presidente di Fondazione Cariverona Alessandro Mazzucco, il direttore della sezione di immunologia dell’ateneo scaligero Vincenzo Bronte - che di Enact è il ricercatore principale - e dal coordinatore Giovanni Pizzolo. Con il più recente risultato scientifico, quello pubblicato su «Nature Communication», sul «silenzio immunitario» - studio condotto in collaborazione con l’israeliano Wiezmann Institute of Science, l’Istituto Pasteur e l’Università Sorbona di Parigi - in cui i ricercatori sono riusciti a delineare un vero e proprio «atlante immunitario» nel decorso della malattia. Sono state sequenziate singole cellule e si è visto come reagivano all’attacco del virus e come a volte la risposta all’«iper-infiammazione» porti a un’attivazione eccessiva dei globuli bianchi che arrivano a distruggere anche i «buoni» linfociti, principale difesa contro le infezioni. «Il sistema immunitario di chi muore di Covid 19 - ha spiegato il professor Bronte - è come se si “resettasse” da questo super lavoro, annullandosi e non reagendo più».

Nuovi farmaci

Scoperta che apre lo scenario per farmaci in grado di farlo ripartire e che possano essere «calibrati» sui vari stadi della malattia.Con l’identificazione di una «medicina» - il Baricitinib - usata per l’artrite reumatoide, in grado di modulare la risposta immunitaria alterata nei pazienti Covid accelerandone la guarigione. Si aprirà su questo fronte, quello della messa a punto delle «armi», il secondo anno di Enact. «Sono stati mesi intensi di lavoro, per comprendere e combattere il virus - ha commentato il rettore Nocini -. È stato coinvolto tutto l’apparato scientifico veronese, sia quello della Scuola di Medicina che quello degli ospedalieri e di questo sono molto orgoglioso. L’obiettivo è quello di sconfiggere il Covid 19 e su questo Enact avanza. Adesso la priorità è quella di vaccinare, vaccinare, vaccinare. Anche 24 ore su 24». In attesa di quel «vaccino italiano» Reithera che proprio al centro ricerche cliniche di Verona sta entrando nella seconda fase di sperimentazione.

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