eSports & Gaming

IL CAMPIONE

Riccardo “Reynor” Romiti, professionista di Starcraft a 15 anni

Starcraft è uno degli eSports più complessi, da vent’anni appannaggio dei professionisti coreani. Qualcuno lo spieghi al quindicenne italiano, che non smette di spaventarli.

Simone Trimarchi

Quando Riccardo Romiti, sedici anni il prossimo luglio, è atterrato sul suolo cinese per giocare il WESG, un torneo di rilevanza mondiale di Starcraft II, ci ha raccontato di essere stato letteralmente al centro dell’attenzione dei fan del videogioco di Blizzard. Almeno una cinquantina di persone, ogni giorno, gli chiedevano un autografo o una foto, esattamente come succederebbe a un influencer in Italia.

 ANTIDIVO – Riccardo però è quasi allergico ai social e se non fosse per la squadra che lo supporta come pro-gamer, gli italiani Exeed Esports, probabilmente non avrebbe né una pagina Facebook, né un profilo Twitter. In rete è conosciuto come Reynor, nickname che scelse quando incominciò a giocare a Starcraft II insieme a suo padre, alla tenera età di otto anni. Ed è solo ed esclusivamente per questo che è molto famoso all’estero, perché è riuscito in un’impresa in cui pochissime persone al mondo hanno avuto successo: arrivare a giocarsela contro i famosissimi coreani, maestri assoluti di questa disciplina da circa vent’anni.

San Francisco2018 158

 LA FUCINA DEGLI ESPORTS – Starcraft e il suo seguito, infatti, hanno avuto in Corea del Sud un successo assolutamente inaspettato. Sono diventati prima uno show televisivo seguito da milioni di persone e poi il traino di un vero e proprio settore industriale prima inesistente: gli eSports. Seoul è stata per anni una fucina di professionisti: “costretti” ad allenarsi a ritmi forsennati, alcuni di questi ragazzi sono diventati vere e proprie leggende locali. Hanno fan club a cui appartengono milioni di persone, escono con le veline, guadagnano cifre a cinque zeri. Grazie ad una scena così sviluppata i coreani sono diventati un vero e proprio incubo, al di fuori del loro paese. Quando c’è un grande torneo con un buon montepremi, come ad esempio gli Intel Extreme Masters di Katowice, arrivano in massa e solitamente vincono oro, argento e bronzo in scioltezza. Impensabile anche solo sognare di contrastare questo strapotere, in Starcraft. Qualcuno, però, non è stato avvisato e ancora non si è svegliato da un sogno.

 SOLO QUINDICI ANNI – La vita di un quindicenne a Greve in Chianti, comune di 14,000 abitanti situato nella città metropolitana di Firenze, è assolutamente normale. Anche quella di Riccardo lo è: va a scuola fino al pomeriggio ogni giorno, torna a casa alle 15 carico di compiti, dopo averli terminati esce con gli amici e tifa, blandamente, la Fiorentina. Nessuno gli chiede l’autografo. Riuscire a ritagliarsi un’oretta circa per allenarsi a Starcraft II è quasi impossibile, anche se questa passione è ormai diventata un lavoro. Il tempo, comunque, è tiranno: Reynor naviga sulle tre-quattro partite al giorno. Starcraft è l’unico videogioco della sua vita, il resto lo annoia, soprattutto i titoli per cellulare che tanto piacciono ai suoi compagni di classe.

Riccardo Romiti durante le finali del WESG, sempre sorridente come durante ogni intervista .

IL CALABRONE – Prima di un torneo importante, però, la sua routine cambia e il tempo per gli allenamenti si moltiplica. Riesce ad arrivare a 4 ore al giorno di pratica, durante le quali si allena coi compagni di team o altri famosi giocatori, alcuni dei quali sono diventati veri e propri amici. È passata alla storia una frase del celebre aviatore russo Igor’ Ivanovič Sikorskij: “Secondo alcuni autorevoli testi di tecnica aeronautica, il calabrone non può volare a causa della forma e del peso del proprio corpo, in rapporto alla superficie alare. Ma il calabrone non lo sa e perciò continua a volare”.  Tra la naturalezza con la quale ha avuto la fortuna di affrontare una professione molto stressante e la giovane età, Riccardo somiglia molto a quel celebre “calabrone”: nato in una nazione in cui gli eSports rappresentano oggi una carriera lavorativa giusto per una decina di giocatori, non ha mai messo limiti alla fantasia e durante la nostra intervista ha dichiarato di “crederci sempre: anche contro un coreano, non parto mai sconfitto”. Dev’essere per questo che Reynor ha finora vinto 18.000 dollari in carriera, senza neppure poter partecipare a tutti i tornei per via dei limiti d’età. 

IL SUPPORTO DEI GENITORI – Nell’ultimo mese e mezzo Reynor è stato in Cina con mamma Laura, dov’è arrivato tra i migliori otto, e a San Francisco, dove insieme a suo padre Massimo è stato tra i protagonisti del video omaggio ai vent’anni di Starcraft, distribuito globalmente dalla casa di produzione californiana. La sua passione l’ha fatto viaggiare in lungo e in largo e gli ha garantito soldi, soddisfazioni e una conoscenza dell’Inglese molto migliore di quella di suo papà. È comune trovare genitori poco inclini ad accettare che i propri figli si “perdano” nei videogiochi competitivi. Forse per la paura che rinuncino allo studio per inseguire il sogno di vivere giocando. È assolutamente normale, anche nei paesi dove gli eSports sono sviluppati, aver paura di una scelta di vita così difficile e totalizzante. Chissà quindi se la vera impresa di Reynor non sia stata invece quella di avere tra i suoi primi tifosi proprio mamma e papà, sempre che il ragazzo non trascuri gli studi.

starcraft 2

 7 AZIONI AL SECONDO – La caratteristica principale di un giocatore di Starcraft è quella di somigliare a un pianista. Ed è sempre uno spettacolo vedere un pro-gamer giocare: sulla tastiera sembra volare ma soprattutto guardando il monitor, anche un giocatore esperto fatica a vedere cosa stia succedendo. Il National Geographic, in un documentario realizzato nel 2005, ha cercato di studiare come sia possibile rimanere concentrati a quei livelli per un periodo di tempo così lungo come quello rappresentato da una partita. Un professionista come Riccardo, infatti, può arrivare a mantenere una media di 350-400 APM, ossia azioni per minuto. Il risultato degli studi effettuati sui cyber atleti dalla popolare rivista di scienza è stato sorprendente: chi gioca a Starcraft a quei livelli non ha nemmeno il tempo di pensare al da farsi durante una partita. È tutto istinto, una specie di magia che ti entra dentro e ti permette di pensare ed eseguire l’inimmaginabile. Il fascino del gioco è probabilmente proprio questo: è talmente difficile che nessuno può essere perfetto, come negli scacchi. Anche il più forte dei giocatori sbaglierà sempre qualcosa.

IL FUTURO – Ed è su questa speranza che si basa il sogno quotidiano di Riccardo “Reynor” Romiti, un ragazzo che 7 anni fa cominciò la sua carriera online con un errore, quello di scrivere il suo nome di battaglia con la “e” anziché con la “a” (il personaggio al quale si è ispirato si chiama Jim Raynor, ed è il protagonista della saga di Starcraft), ed ora continua a convincersi che prima o poi anche i ricchissimi giocatori provenienti dalla Corea del Sud ne possano commettere qualcuno di troppo. Così da permettergli un giorno di portare il suo nome, quello del suo team e quello della sua nazione, sul tetto del mondo. E quando succederà, siamo convinti che la fila per avere un suo autografo la vedremo anche in Italia.

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