La vertenza

Alitalia, il governo Draghi pronto a dire sì alle richieste dell’Ue. Ma in casa Lega è scontro tra Giorgetti e Salvini

di Antonio Fraschilla   7 aprile 2021

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Il ministro leghista dello Sviluppo economico sostiene che non ci sono margini di trattativa con Bruxelles e che quindi si partirà con la newco Ita, 50 aerei e senza il marchio storico della compagnia. Per Salvini una ipotesi del genere “non esiste per un Paese come l’Italia”

Il ministro Giancarlo Giorgetti nelle prossime quarantotto ore insieme ai colleghi Daniele Franco ed Enrico Giovannini chiederà a Bruxelles di sbloccare la trattativa su Alitalia:  chiedendo di far decollare la newco Ita e accogliendo di fatto le richieste della commissaria per la concorrenza Margrethe Vestager sul marchio (che non sarà più quello Alitalia), sulla cessione di diversi slot a Linate e sullo spezzatino per l’assistenza a terra, la manutenzione e il programma Millemiglia. Unico margine di trattativa sarà quello di chiedere il via libera con qualche aereo in più rispetto ai 40-50 che impone l’Ue e quindi ridurre gli esuberi che, con così pochi aeromobili, non sarebbero meno di 5 mila. Questo il piano di Palazzo Chigi, con il presidente del Consiglio Mario Draghi che in queste settimane non ha detto una parola sulla vertenza, durissima, che vede irremovibili i tecnici di Bruxelles sulla richiesta di «discontinuità» tra la vecchia compagnia e la nuova, e centellina i via libera ai finanziamenti all’Alitalia in amministrazione straordinaria: tanto che se non arriverà subito una iniezione di liquidità pari a 24 milioni di euro (ultima tranche dei ristori stanziati dal governo per 300 milioni lo scorso anno, per il 2021 non è stato stanziato un euro) si rischia lo stop agli stipendi e che gli aerei restino a terra. 

Ma in casa Lega la tensione è alle stelle. Il ministro dello Sviluppo Economico, Giorgetti, ai suoi lo ha detto chiaramente: «Partiamo con Ita (la newco con in dote 3 miliardi di garanzia dello Stato, ndr) anche con pochi aerei, ma partiamo perché non abbiamo possibilità di contrattare a Bruxelles su Alitalia in questo momento, abbiamo troppe partite aperte». Dal Mise ragionano sostenendo che «sia gli slot da cedere a Linate sia il marchio Alitalia da mettere in vendita  sono comunque in qualche modo recuperabili, ma se non partiamo subito Alitalia fallirà e non ci sarà più una compagnia di bandiera, con tensioni sociali enormi già da fine aprile tra aerei a terra, passeggeri infuriati e undicimila dipendenti che invaderanno Roma».

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Il leader Matteo Salvini, e i suoi fedelissimi, da giorni bombardano però contro questa ipotesi, soffiando sul fuoco delle incertezze che riguardano i dipendenti. «Un Paese come l’Italia non può non avere una sua compagnia di bandiera all’altezza - va ripetendo Salvini da due settimane a questa parte -  ma non si può ragionare su una flotta di 40 o 50 veicoli. L’Europa dei patti di stabilità e delle chiusure alla richieste di aiuto è finita dopo il Covid. Con francesi e tedeschi per le stesse problematiche di Air France e Lufthansa c’è un atteggiamento diverso».

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Il timore dei sindacati è che tra il «disinteresse, almeno esterno, di Draghi e gli scontri interni alla Lega salti tutto per la felicità dei colossi del settore che si prenderanno il mercato italiano». I sindacati criticano le scelte dell’Ue che hanno favorito le compagnie francesi e tedesche e fanno le pulci ad ogni sostegno ad Alitalia.

Di certo c’è che l’Ue comunque non solo non ha dato il via libera ancora alla nuova Ita ma non ha deciso nemmeno sugli aiuti da dare subito ad Alitalia per evitare che la società interrompa l’attività (1,3 miliardi in totale). Proprio nei giorni scorsi invece è arrivato i via libera dell’Ue alla ricapitalizzazione da parte di Francia e Olanda ad Air France-Klm e alla Germania per Lufthansa. Ma, sottolineano da Bruxelles, «i percorsi sono differenti, perché le compagnie aeree che hanno avuto l’ok agli aiuti prima del Covid erano in utile, mentre Alitalia non ha mai fatto utili». Non a caso nel documento con cui l'Antitrust  ha motivato il via libera a 4 miliardi per ricapitalizzare Air France sottolinea che la società nel 2019 ha registrato un utile operativo annuo di circa 750 milioni di euro.