Venerdì su Repubblica è uscito un sondaggio secondo cui il 70% degli Italiani è favorevole al ddl Zan. Ora, posto che è singolare che si provi a condizionare il legislatore a colpi di rilevazioni demoscopiche – la sovranità del Parlamento, questa sconosciuta -, è bene sapere che quel sondaggio è di attendibilità assai dubbia. Per un motivo semplice: il quesito che si è impiegato per esplorare il pensiero degli italiani. Eccolo: «Si discute, in questi giorni, della cosiddetta legge Zan, per il contrasto alla violenza e alle discriminazioni legate all’omofobia. In base all’idea che si è fatto, rispetto alla legge Zan lei si direbbe…»

A seguire, queste risposte e relative percentuali: favorevole (24%), molto favorevole (46%), contrario (12%), molto contrario (4%), non sa non risponde (14%). Ora, per capire perché questi risultati sono da prendere con le molle basta riflettere sul passaggio del quesito appena citato: «In base all’idea che si è fatto». In poche parole, si dà per scontato che gli interpellati conoscano i 10 articoli del testo approvato in prima lettura alla Camera nel novembre 2020. Peccato che tutte le volte che si approfondisce appena la conoscenza del ddl Zan – prima che il parere che si ha di esso – emergono elementi che vanno in direzione totalmente opposta.

Più indizi lo attestano. Per esempio, nell’ultima (contestata) puntata della trasmissione Anni 20, su Rai2, è stato mostrato un servizio che vedeva il giornalista chiedere ai cittadini delle informazioni sul testo del ddl Zan. Ebbene, curiosamente pure chi, tra gli interpellati, si diceva favorevole alla norma arcobaleno ne dimostrava una conoscenza pari a zero. Certo, fermare le persone per strada, come fatto dall’inviato di Anni 20, non ha alcun valore demoscopico. Vero. Il punto è che sondaggi seri centrati sul contenuto del ddl Zan hanno messo in luce come, in realtà, la gente è molto contraria agli articoli della legge.

Lo prova la rilevazione pubblicata su La Stampa il 4 maggio, commissionata da sigle femministe all’istituto di sondaggi Antonio Noto, che lavora spesso per Sole 24 Ore, QN, Porta a Porta e altre testate. Ebbene,  con quell’indagine si è visto come la scelta del sesso a prescindere da quello di nascita, con una semplice e rapida autodichiarazione, convince invece appena il 20% dei cittadini, con quasi il 70% (68, per la precisione) che si dichiara ben contrario. Peccato che il genere così assegnato sia previsto dal ddl Zan, laddove (articolo 1, comma 1, lettera d), definisce l’identità di genere.

Analogamente, sarebbe stato interessante – ma neppure questo sondaggio lo ha fatto – sapere che ne pensano gli italiani della possibilità che si possa essere trascinati in tribunale o denunciati se, da pasticcieri, ci si rifiuta di preparare una torta per le nozze gay (per maggiori info, chiedere all’americano Jack Phillips) o se, semplicemente, si afferma che «solo le donne possono partorire» (è successo alla parlamentare norvegese Jenny Klinge). Probabilmente, gli interpellati «si farebbero un’altra idea». Ma in quel caso, scordatevi che sia Repubblica a dare risalto al sondaggio. Ciò che non giova alla propaganda va lasciato da parte.

Giuliano Guzzo

>> Iscriviti al mio Canale Telegram >>