Uno studio finlandese rivela: la Cina riparte e l'inquinamento cresce più di prima

Cars are seen on a road in Beijing on May 12, 2020 (Photo by GREG BAKER / AFP)
Cars are seen on a road in Beijing on May 12, 2020 (Photo by GREG BAKER / AFP) Diritti d'autore GREG BAKER/AFP or licensors
Di Salvatore Falco
Condividi questo articoloCommenti
Condividi questo articoloClose Button

L'inquinamento atmosferico della Cina supera per la prima volta i livelli pre-crisi. La storia ci dice che la ripresa dalla crisi del 2008 e quella dall'epidemia di SARS del 2003 sono state associate ad impennate dell'inquinamento atmosferico

PUBBLICITÀ

L'inquinamento atmosferico della Cina supera per la prima volta i livelli pre-crisi.

Lo rivela un sistema di misurazione elaborato dal CREA, il Centro di ricerca sull'energia e l'aria pulita con sede in Finlandia.

L’Air Pollution Rebound Tracker, questo è il nome dello strumento utilizzato dai ricercatori, rivela che i livelli di inquinanti atmosferici nocivi per la salute in Cina hanno superato le concentrazioni rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. È la prima volta dall'inizio della pandemia di COVID-19. Questo include le cosiddette polveri sottili PM2.5, NO2, SO2 e ozono.

A COSA È DOVUTA QUESTA IMPENNATA

Il rimbalzo sembra essere guidato dalle emissioni industriali, in quanto i livelli di inquinamento nelle città più grandi, Pechino e Shanghai, sono ancora inferiori rispetto all'anno scorso. Più in generale, i livelli di inquinamento tendono ad aumentare maggiormente nelle aree in cui la combustione del carbone è la principale fonte d’inquinamento. I livelli di ozono sono vicini al livello record del 2018.

L’INQUINAMENTO CRESCE DOPO CRISI ED EPIDEMIE

Tutti gli occhi sono puntati sulla Cina, come prima grande economia a tornare al lavoro dopo il lockdown. La storia ci dice che la ripresa dalla crisi finanziaria globale del 2008 e quella dall'epidemia di SARS del 2003 sono state associate ad impennate dell'inquinamento atmosferico e delle emissioni di CO2.

ESCLUSI FATTORI METEOROLOGICI

Analizzando le concentrazioni di PM2,5, SO2 e ozono negli ultimi 30 giorni e in base alle condizioni meteorologiche, lo studio finlandese esclude un nesso tra questi due fattori.

IMPATTO DEL LOCKDOWN SULLA QUALITÀ DELL’ARIA

Il confinamento attuato su una larga parte della popolazione mondiale ha avuto un impatto rilevante sul consumo di combustibili fossili e sulla qualità dell’aria in Cina. Nei 30 giorni successivi alla fine del Capodanno cinese i livelli medi nazionali di PM2,5 sono scesi del 33% mentre i livelli di NO2 sono scesi del 40% rispetto allo stesso periodo post festivo del 2019. Le emissioni di CO2 sono diminuite del 25%. Sono precipitate la produzione di energia elettrica, di cemento e il consumo di petrolio.

Centre for Research on Energy and Clean Air | 2020

L’IMPENNATA

È ovvio che una volta che l'economia ripartirà e con essa produzione, i trasporti e l’inquinamento torneranno ai livelli pre-crisi. Ciò che non è ovvio è che l'inquinamento possa addirittura superare quei livelli, soprattutto di fronte all’evidenza che alcuni settori non ripartiranno a breve. Un tale superamento significherebbe un recupero dell’inquinamento che non abbiamo prodotto in queste settimane di lockdown.

LA CINA SENZA LIMITI

La ripartenza del PIL con progetti edilizi e manifatturieri fa capire che la Cina vuole aprire al massimo il tubo di scappamento. Nel 2008 seguì questa strada con un’ondata di progetti edilizi e livelli record di consumo di carbone, cemento e acciaio. Il programma di stimoli culminò nell’ "airpocalisse" dell’inverno 2012-2013, nei dintorni di Pechino. Stesso copione dopo l’epidemia di SARS nel 2003 che portò ad un aumento dell'inquinamento nella regione di Pechino.

PM2,5, NO2, SO2 e ozono hanno un forte impatto sulla salute, e le loro concentrazioni in Cina rimangono molto al di sopra dei livelli di sicurezza, nonostante i progetti per la qualità dell'aria avviati dopo la "airpocalisse”.

LE CAUSE

Le ragioni del rimbalzo sono chiare: le emissioni delle centrali elettriche, dell'industria e dei mezzi di trasporto sono tutte in aumento. Il consumo di carbone dei 5 grandi produttori di energia della Cina orientale hanno superato per la prima volta i livelli del 2019. La produzione di energia elettrica è già aumentata dell'1% su base annua ad aprile, dopo essere diminuita dell'8% in marzo.

Due dati chiave dell'analisi statistica suggeriscono un rimbalzo delle emissioni industriali:

• L'NO2 è aumentato meno nelle aree urbane densamente popolate che nel resto del paese.

Questo indica che i luoghi in cui il trasporto è la risorsa principale hanno registrato scarsi aumenti di inquinamento

• PM2,5 e NO2 sono aumentati di più in località con livelli di SO2 più elevati,

il che indica che i luoghi dove la combustione del carbone è una fonte importante hanno avuto un aumento maggiore di inquinamento.

Centre for Research on Energy and Clean Air | 2020
Condividi questo articoloCommenti

Notizie correlate

Ue, migliora la nostra aria ma ancora troppi morti premature

Europa: il calo dell'inquinamento atmosferico potrebbe salvare fino a 11mila vite

Coronavirus: quale impatto su inquinamento e ambiente?