Shadowgate - Recensione

27 anni dopo la versione per Macintosh, ecco il nuovo Shadowgate.

Shadowgate e l’elogio della morte perenne

​Ho un ricordo molto vago di Shadowgate su NES, un po’ per gli anni trascorsi (lo giocai forse nel 1990 e la memoria è quello che è), un po’ perché, preferendo tutto il filone Sierra-Lucas-Access-Infocom, non sono mai impazzito per questa avventura di Karl Roelofs e Dave Marsh. Si moriva troppo spesso e la trama era davvero deboluccia, due cose che mando giù a fatica quando devo immergermi in un’avventura grafica. Eppure Shadowgate aveva quel non so che di unico.

La visuale in soggettiva, l’interfaccia grafica molto innovativa per quei tempi (il gioco uscì prima su Macintosh nel 1987), l’atmosfera labirintica e oscura e soprattutto la difficoltà elevata, anche se in quegli anni si era visto persino di peggio in quanto a enigmi impossibili e morti improvvise. Sta di fatto che dopo sequel e port di vario tipo i due creatori originali hanno pensato bene di riproporre Shadowgate aggiornato al 2014, raccogliendo quasi 140.000 dollari su Kickstarter e proponendo questo remake da oggi disponibile su Steam a 19,90 euro.

Quasi trent’anni di differenza sono un’era geologica in campo videoludico e lo svecchiamento rispetto alla versione originale ha toccato inevitabilmente tutti i comparti del gioco. Se infatti l’esplorazione di Castle Shadowgate, alcuni enigmi, i nemici, certi oggetti e la presenza di incantesimi ritornano anche in questo remake, molto è cambiato rispetto al 1987. L’interfaccia ad esempio si affida ancora a vari tipi di azione (Prendere, Usare, Colpire, Parlare ecc.), ma ora è molto più immediato interagire con gli oggetti (c’è anche il doppio click per muoversi immediatamente in un’altra location).

La mappa automatica segnala chiaramente le varie parti del castello con i relativi oggetti più importanti, gli elementi interattivi si illuminano una volta cliccati e per fortuna ci sono tre livelli di difficoltà. La differenza tra essi riguarda più che altro il numero di salvataggi automatici (ci sono però anche quelli manuali e i quicksave), i tentativi possibili di fronte a certi puzzle e la quantità di suggerimenti forniti dal gioco stesso, che però, anche a livello facile, sono ben poco illuminanti per proseguire.

Nove azioni disponibili, un inventario pieno e tanti misteri da risolvere.

La caratteristica base di Shadowgate è infatti rimasta tale e quale anche in questo remake. Gli indizi su cosa fare e su come proseguire sono infatti pochissimi e la possibilità di esplorare fin da subito un gran numero di ambienti aggiunge un ulteriore tasso di sfida. Spesso infatti è necessario trovare un oggetto dopo un’ora di gioco che serve per sbloccare un enigma nei due-tre ambienti iniziali. Considerando poi che non si capisce bene cosa facciano gli incantesimi e che le tante azioni da compiere possono confondere parecchio, l’approccio iniziale al gioco può essere traumatico per molti. E non abbiamo ancora parlato delle morti. Frecce, fuoco, specchi, mostri e trappole di ogni genere conducono alla morte istantanea e quasi sempre improvvisa e inaspettata, magari solo per aver tentato di prendere un libro su un altare che ha poi attivato una trappola mortale.

Shadowgate è insomma il vero regno del trial & error ed è da Dark Souls 2 che non morivo così spesso in un gioco, cosa ancora più “assurda” se parliamo di un’avventura grafica. Per fortuna a livello facile e medio i salvataggi automatici sono ben distribuiti e inoltre si può salvare in qualsiasi momento, evitando così di ripetere lunghe sezioni di gioco. Gli enigmi con gli oggetti sono comunque intelligenti e quasi sempre logici, mentre certi puzzle, come quello delle tre leve e degli ingranaggi, richiedono parecchia pazienza e indizi (un’iscrizione, una pergamena) che come già detto possono risiedere in stanze e location anche molto distanti. A rendere Shadowgate un’avventura ancora più particolare è la presenza delle armi e degli strumenti di difesa e, anche se non si può parlare di un vero e proprio combat system, la necessità di usare uno scudo o di attaccare dei goblin aggiunge comunque qualcosa al gameplay.

No, non siamo capitati in un remake di Eye of the Beholder.

Se il gioco rimane insomma un’esperienza per pochi, pazienti e coraggiosi avventurieri, l’atmosfera può facilmente contagiare anche il giocatore meno esperto. Quella di Shadowgate è infatti una fantasy cupa, oscura e magica, che non rinuncia però ad ambientazioni evocative e a una narrazione ora molto più ricca di particolari rispetto alla versione originale. Purtroppo per i meno anglofoni il doppiaggio, i testi e i sottotitoli sono solo in inglese e i termini desueti e poco comuni non mancano, rendendo così anche la lettura dei molti passaggi testuali uno sforzo da non sottovalutare. Il comparto grafico vede l’aggiunta di cut-scene “disegnate” di buona fattura e contando il budget a disposizione degli sviluppatori, l’impianto visivo del gioco rispecchia quelle che erano le aspettative di fronte a un simile progetto.

Non sapete la fatica che ho fatto per arrivare a questo punto.

Per i più nostalgici è inoltre possibile giocare con in sottofondo la colonna sonora originale (davvero bella tra l’altro), ma anche quella nuova è perfetta per evocare l’aura misteriosa del gioco. Ultima considerazione. La longevità è davvero elevata, ma visti i tre livelli di difficoltà e il tempo davvero troppo variabile per risolvere alcuni enigmi, è quasi impossibile fare una stima delle ore totali di gioco. Io sono a circa 8 ore a livello medio e dovrei trovarmi a buon punto, ma qualcosa mi dice che per arrivare all’agognato epilogo mi ci vorrà ancora parecchio tempo. Lo ammetto. Non ho più il fisico per risolvere in un paio di giorni le avventure old-style.

MODUS OPERANDI
​Ho scaricato Shadowgate da Steam grazie a un codice review fornito dagli sviluppatori. Sono arrivato a circa otto ore di gioco a livello di difficoltà medio e dovrei essere ormai vicino alla conclusione (ma il condizionale è d’obbligo). I requisiti hardware non sono un problema nemmeno per i PC più anzianotti, ma se non conoscete bene l’inglese pensatevi bene prima di acquistare il gioco.

Pro

  • Grande atmosfera
  • Longevo
  • Complesso…

Contro

  • …a tratti pure troppo
  • Può diventare presto dispersivo
  • Non per tutti

Verdetto

Il rischio di fronte a un’avventura (molto) vecchio stile come Shadowgate è di scoraggiarsi e lasciar perdere dopo una mezz’ora di gioco. Non solo per le frequenti morti, ma anche per la sensazione di spaesamento, per certi puzzle davvero intricati e per l’estrema libertà che viene data fin da subito al giocatore. Superati questi scogli però, l’atmosfera non può non entrarvi nelle ossa e le innovazioni rispetto al gioco originale di fine anni ’80 funzionano, soprattutto nello svecchiamento dell’interfaccia e in un restyling grafico non portentoso ma vincente quanto basta. Un titolo comunque per pochi, cosa che di questi tempi è sempre più sinonimo di giocone.

In questo articolo

Shadowgate

Mindscape | 26 Ottobre 2037
  • Piattaforma
  • iPhone
  • Macintosh
  • PC
  • PS4
  • XboxOne
  • NintendoSwitch

Shadowgate e l’elogio della morte perenne

8
Buono
Shadowgate si ama o si odia senza mezze misure, ma non lascia indifferenti e per chi cerca i brividi avventurosi di un tempo, questo remake della coppia Roelofs-Marsh ha ben poco da invidiare al classico di fine anni ’80.
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