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Esteri

Caos aeroporto Kabul, ancora morti nella calca. “Reclutati” 18 voli civili per le evacuazioni

xxx via AFP
xxx via AFP 

Il Pentagono ha annunciato l’attivazione di un programma di emergenza che obbliga le compagnie aeree civili a mettere a disposizione del governo alcuni dei loro velivoli, per aiutare le operazioni di evacuazione a Kabul. Gli aerei coinvolti saranno 18.

Questi aerei dovranno essere messi subito a disposizione del governo ma non dovranno volare sui cieli di Kabul. Aiuteranno invece a trasportare negli Usa e in Europa (Germania, Italia, Spagna e altri Paesi) le persone evacuate che a bordo di aerei militari arrivano nelle basi Usa in Medio Oriente, quelle di Qatar, Bahrain ed Emirati Arabi sempre più gremite.

Il programma straordinario che attiva la Civil Reserve Air Fleet risale a 70 anni fa. Fu creato infatti nel 1952, in piena Guerra Fredda, in seguito al ponte aereo di Berlino del 1948-49, quello organizzato dalle potenze occidentali per aiutare i cittadini di Berlino Ovest rimasti isolati dal blocco delle vie di comunicazione messo in atto dall’Unione Sovietica.

 

 

La situazione attorno all’aeroporto di Kabul continua a essere critica. Almeno 20 persone sono morte negli ultimi sette giorni all’interno e nei dintorni dello scalo durante le evacuazioni, dopo che i talebani hanno preso il controllo della capitale afgana il 15 agosto. Lo ha dichiarato un funzionario della Nato, citato dalla Reuters. “La crisi fuori dall’aeroporto di Kabul è una disgrazia. Il nostro obiettivo è evacuare tutti gli stranieri il prima possibile”, ha detto il funzionario. “Le nostre forze stanno mantenendo una distanza dalle aree esterne dell’aeroporto di Kabul per prevenire eventuali scontri con i talebani”, ha aggiunto.

Secondo Sky News, almeno sette persone sono morte nelle ultime ore mentre cercavano di avvicinarsi allo scalo per lasciare il Paese. “Le condizioni sul campo rimangono estremamente difficili, ma stiamo facendo tutto il possibile per gestire la situazione nel modo più sicuro e protetto” dicono da Londra.  

I talebani, intanto, attribuiscono a Washington la responsabilità del caos. “Tutto l’Afghanistan è sicuro ma l’aeroporto che è gestito dagli americani è l’anarchia”, ha detto Amir Khan Motaqi, capo del Consiglio di guida dei talebani. E ancora: “Gli Usa non dovrebbero infamarsi da soli agli occhi del mondo e non dovrebbero diffondere questa idea tra la nostra gente che i talebani siano una sorta di nemico”.

 

 

A Washington aumentano i timori che l’Isis o al Qaeda possano approfittare della situazione per sferrare un attacco nei pressi dello scalo. La minaccia di un attacco terroristico da parte dell’Isis contro la folla radunata all’aeroporto di Kabul per fuggire dall’Afghanistan dopo la presa di potere dei talebani è “reale” e “persistente”. Lo ha ammesso oggi Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Usa Joe Biden, in un’intervista rilasciata alla Cnn. Sullivan ha sottolineato che la prevenzione di un attacco è una delle “massime priorità” delle truppe Usa ancora presenti in loco. “I nostri comandanti hanno un’ampia varietà di opzioni per difendere l’aeroporto da un potenziale attacco terroristico. Stiamo lavorando duramente con la nostra intelligence per isolare e determinare da dove potrebbe provenire un attacco”, ha aggiunto. Nel corso dell’intervista, Sullivan ha evitato di dare una cifra precisa sul numero di americani ancora in Afghanistan in attesa di lasciare il Paese, limitandosi a parlare di “diverse migliaia”.

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