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Ghirelli: "Se la B chiamerà non è detto che risponderemo"

di Dario Lo Cascio

Francesco Ghirelli, nuovo presidente della Lega Pro, è intervenuto in sala stampa e ha risposto alle domande dei giornalisti.

"Devo dire che, può sembrare una banalità, mi aspettavo anche qualche problema in più. La Lega Pro la vivo, non sono arrivato ora. Vi è stata una grande partecipazione da parte dei presidenti, che a me ha colpito. Ho partecipato a tutti gli incontri che mi sono stati chiesti e quello che mi ha colpito di questi incontri e che sono stati frammentati. Ma c'era voglia di risolvere le questioni. Il vero problema è che noi siamo stati devastati in questi mesi. Quando si innesca un meccanismo che qualcuno ha detto esser di riforma, ha lacerato i contatti umani, non c'era necessità di condurre la questione in questo modo. Domani cercherà di andare a parlare con quei tifosi che hanno messo lo striscione a Pontedera, vogliamo operare per recuperare il dialogo con i tifosi. Pensiamo anche ai ragazzi dei settori giovanili che non hanno giocato. Abbiamo rotto un filo che era già fortemente incrinato. Qualcuno potrebbe dire che è meglio, perché abbiamo toccato il fondo e si può solo risalire. Ma non è così, bisogna lavorare, ovviamente sono preoccupato, se non lo fossi sarei un alieno. Ho però anche fiducia, perché c'è un presidente nuovo in Federcalcio, che farà mettere tutti intorno ad un tavolo. Sarà compito nostro prima di tutti ragionare con i presidenti, perché sono stati colpiti nelle identità delle regole. Su questo aspetto mi sento profondamente coinvolto. Dobbiamo rimetterci a parlare della palla che sta al centro del gioco". 

"Mi sarebbe piaciuto dialogare con la Lega B. Si è parlato di riforma. I numeri sono un silenzio assordante: noi siamo passati da 90 a 60 squadre, gli altri sono cresciuti. Ci siamo fatti un mazzo così e non abbiamo ricevuto nemmeno una telefonata. Non giudico se sia positiva o meno, ma quando introduci una cosa del genere le conseguenze sono inevitabili. Rimetteremo però tutto insieme e si ricostruira un percorso. C'è volontà di partecipare, ce la faremo, anche se è una fatica che ci potevamo risparmiare".

"Sette promozioni? Il formato della B è a 22 squadre. Qualche settimana fa noi chiedevamo con una lettera sette promozioni e per noi ha una certa validità. I nostri presidenti ci chiedono, essendo stato violato un diritto, di ripristinarlo. Questo è un punto delicatissimo, se si rompe questa cosa non tiene più niente. Se si deve ragionare attorno alle riforme noi siamo disponibilissimi, vedremo se si andrà con la B a 20 squadre. Ancora non abbiamo chiuso con i Tribunali, c'è l'Entella e ci sono le altre. Il decreto del sottosegretario Giorgetti prevede che se c'è una sentenza va rispettata. Abbiamo lavorato per rimettere in piedi i recuperi. Sapete perché abbiamo dovuto far slittare la Coppa? Perché ci siamo accorti che alla nona giornata di ritorno avremmo dovuto far disputare il recupero della nona di andata. Sarebbe stato paradossale. Se la B chiederà una retrocessione in merito, vuol dire che sarà costretta a telefonarci, ma visto che non ci ha chiamato prima non è detto che noi risponderemo". 

"Presteremo, senza diritto di riscatto, l'avvocato Tognon alla Federazione per contribuire alle riforme della Giustizia Sportiva. Per quanto riguarda le regole di iscrizione al campionato, entro la fine di dicembre scriveremo le nuove regole. Saranno norme semplici, che snelliscano le attuali, che fissino una data che sarà definitiva. Non ci saranno deroghe. E' evidente che le regole sono una componente fondamentale della nostra piattaforma. Abbiamo un'idea endofederale per l'ammissione ai campionati". 

 "Con Tognon abbiamo fatto un progetto sin dai playoff del 2017. C'è un giacimento non sfruttato in Italia, ovvero i fondi europei. Le infrastrutture, la formazione, la lotta all'illegalità, tutti i processi di digitalizzazione, gli stadi. Noi abbiamo come Paese una disattenzione incredibile ad un bacino che costringe le nostre società a confrontarsi con la capacità di impresa. Io sarò un presidente, come ho detto, che ha un concetto: se la Lega e i vicepresidenti lavorano, io posso andare al cinema, perché se loro lavorano bene, qualcosa mi torna, e io posso fare un'altra cosa. Cristiana Capotondi lavorerà in tutto quel campo che è il rapporto della scuola, la qualità della formazione dei calciatori, non è un problema del futuro ma anche tecnico. Se c'è una qualità formativa alta nei calciatori, quelli sono anche più abili nel recepire le direttive tecniche, la cura del proprio fisico, la lotta all'illegalità. Se confrontiamo i titoli di studio delle nostre nazionali con quelle estere, sfido a vedere se perdiamo di poco o di tanto. E' uno dei problemi che abbiamo".

"Lo slogan è "Insieme. Regole. Sostenibilità. Identità". E poi la formazione di una nuova dirigenza giovane. L'impegno che ho preso è per un periodo non lunghissimo ma con uno scopo: definire l'identità, che è il problema che ho visto oggi nei presidenti; la sostenibilità, anch'esso forte; le regole, che oggi ci lacerano; costruire una classe dirigente in questa Lega. Se ci riesco soprattutto in quest'ultimo, vuol dire che ho lavorato bene. Il periodo è di due anni o due anni e mezzo. Non devo far carriera politica. Vorrei fare quello che fanno i frati: il priore viene eletto con una prima votazione di maggioranza semplice, al secondo mandato serve il 75%, al terzo il 90%. Vanno fuori e tornano a fare i frati semplici. Perché così eliminano la corte dei miracoli - preferisco la gente che mi dice che faccio male, che sbaglio - torna a capire la realtà e se torna a governare è il massimo. Io ho fatto qualche giunta regionale, sono tornato in basso e ora sono presidente. Spero che questa regola dei frati valga anche per me". 


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