27 ottobre 2018 - 20:48

«Poco fotogenici sui social network». Nessuno vuole adottare i gatti neri

La denuncia dell’Enpa di Monza: animali vittime della cultura di immagini condivise

di Federico Berni

Due volontarie del gattile di Monza con alcuni mici neri in cerca di un padrone (foto Radaelli) Due volontarie del gattile di Monza con alcuni mici neri in cerca di un padrone (foto Radaelli)
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Non bastava la superstizione, che già li perseguita dal Medioevo. Ora, a penalizzare i gatti neri, ci si mette pure la mania dei selfie. L’allarme arriva dall’Enpa di Monza, ma ne parlano da tempo anche autorevoli enti britannici dedicati alla protezione del felino più amato oltremanica: si fa più fatica a far adottare i gatti neri, perché sarebbero meno «fotogenici» negli autoscatti che i padroni di animali, nel dilagante esercizio di vanità che anima i social network, si fanno con lo smartphone per renderli pubblici. Questo a causa del pelo corvino, che sarebbe più difficile da rendere efficacemente in foto. Risultato? Al gattile di Monza, i box abbondano di piccole pantere domestiche, discriminate rispetto ai loro «colleghi» tigrati, rossi o maculati. Almeno una ventina di piccoli mici, undici dei quali provenienti dallo sgombero, effettuato a primavera, della ex Diefenbach, una vecchia fabbrica del secolo scorso alla periferia della città brianzola. Cuccioli meravigliosi di pochi mesi come Max e Alex, abbandonati talmente giovani che non sapevano nemmeno nutrirsi da soli. O come gli altri 4 fratelli recuperati in un campo a Cernusco sul Naviglio, o ancora come il piccolo Portos, trovato a Cornate d’Adda .

All’Enpa di Monza, presieduta da Giorgio Riva, sull’argomento sono piuttosto ferrati: «Anticamente, in Europa, i gatti, in particolare quelli neri, venivano considerati l’incarnazione di Satana e per questo messi al rogo assieme alle loro padrone accusate di stregoneria. Poi venivano associati ai pirati, che li preferivano nella caccia ai topi. Oggi sono rimaste poche le persone che preferiscono cambiare direzione se un micio nero attraversa la strada, ma paradossalmente è proprio la nostra cultura moderna, fatta di comunicazioni e immagini condivise sui social media, a portare nuovamente sfortuna a queste bestiole». Ne racconta anche la Bbc con un’intervista a Christine Bayka, fondatrice di un rifugio felino a Bristol. «La gente basa la propria vita sui selfie e i gatti neri, che rendono meno nelle fotografie, sono meno richiesti di un tempo. Quando vengo contattata il più delle volte mi sento dire “qualsiasi colore eccetto il nero”». Ma non solo, capita che la gente rifiuti gatti dal muso troppo arrotondato, sempre per questioni d’immagine.

Conferme arrivano anche dalla Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals, potente ente benefico operante dall’Ottocento in Inghilterra e Galles, e dalla Cats Protection League, che conta oltre diecimila volontari in tutto il Regno Unito. Ma chi, infischiandosene dei successi su Instagram, volesse dare casa ai gatti neri nostrani può scrivere una mail all’indirizzo adozioni.gatti@enpamonza.it, oppure si può presentare tutti i pomeriggi (eccetto mercoledì) dalle 14.30 alle 17.30, nella struttura di via San Damiano 21.

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