IL CASO
Piccolo Teatro in tilt, lavoratori spaccati. Del Corno accusa la Regione
di Maurizio Giannattasio
«È finito il tempo delle schermaglie politiche sulla pelle dei Piccolo Teatro, ora basta!». Tocca alla Cgil prendere posizione e far uscire allo scoperto del dibattito pubblico la vicenda della successione di Sergio Escobar alla guida del teatro di via Rovello. Parole dure che chiamano in causa da una parte i soci e dall’altra i consiglieri d’amministrazione di nomina regionale. «Da oltre tre mesi il Piccolo Teatro è privo di un direttore e in questo periodo abbiamo assistito a schermaglie politiche, accuse reciproche, rinvii, ostruzionismi e candidature autorevoli bruciate sul nascere — dice Francesco Aufieri, segretario Cgil dei lavoratori della comunicazione — Questa situazione danneggia fortemente una delle più prestigiose istituzioni culturali del nostro Paese e d’Europa, ledendone l’immagine internazionale».
A differenza dei lavoratori del Piccolo che avevano messo sotto accusa il cda nella figura del suo presidente, Salvatore Carrubba, la Cgil chiama in causa i soci del teatro. Ministero, Comune, Regione e Camera di Commercio. E affonda il colpo sui soli consiglieri della Regione: «Troviamo scandaloso avere assistito nelle ultime settimane a forme di ostruzionismo nei lavori del Cda anche laddove vi sarebbe stata una maggioranza sufficiente ad eleggere il nuovo direttore».
Anche il Comune mette al bando la diplomazia. «Ci sono due membri del Cda che costantemente disertano le convocazioni — attacca l’assessore Filippo Del Corno — Sono espressione della Regione e impediscono il lavoro». Uno stallo imbarazzante. E se la soluzione del consigliere di Alleanza Civica, Franco D’Alfonso è quella di chiedere a Escobar altri 6 mesi di «reggenza» in modo da traghettare il teatro fuori dal pantano, l’invito della Cgil è perentorio: Franceschini, Sala, Fontana e Sangalli si «chiudano idealmente in una stanza finché non trovano un accordo, non c’è più tempo da perdere».