LO SCALO
Alitalia, ultimo volo da Malpensa. La svolta «low cost» dello scalo
di Leonard Berberi
Con il volo delle 19.30 di oggi con destinazione Roma Fiumicino Alitalia saluta, anche se temporaneamente, l’aeroporto di Malpensa e concentra tutte le sue attività su Linate. Da domani nella principale porta via aria della Lombardia non decolleranno più i velivoli con la livrea tricolore. Un passaggio quasi storico che però si rende anche necessario visti i tempi: l’amministrazione straordinaria (che dura dal 2 maggio 2017) e, soprattutto, la crisi del trasporto aereo causata dal coronavirus iniziata ormai a fine febbraio, costringono il vettore tricolore a ridurre rotte e frequenze.
Non è un addio, insomma, ma un arrivederci. Da Alitalia fanno filtrare che non appena il settore inizierà una ripresa consolidata e, in particolare, quando si potranno ripristinare i voli intercontinentali la società tornerà a operare su Malpensa. I sistemi di prenotazione — che devono ancora essere aggiornati — fissano il ritorno in provincia di Varese il 25 marzo 2021 con un Malpensa-New York. Ma per ora è più un auspicio.
Per una compagnia, pur rilevante, che lascia, ce n’è un’altra — low cost — che avanza tanto da voler allargare le sue operazioni in Lombardia e nel resto del Paese: Wizz Air. Durante una conversazione di ieri con il Corriere l’amministratore delegato József Váradi ha confermato il suo impegno sull’aeroporto e rilanciato con l’avvio di nuovi voli nazionali dallo scalo gestito da Sea.
E proprio Sea — la società che gestisce pure Linate — è intervenuta ieri pomeriggio alla riunione della commissioni consiliare «trigiunta» con come ordine del giorno la «presenza della società Alitalia negli scali di Milano». È stata anche l’occasione per fornire un aggiornamento sul sistema aeroportuale milanese durante questi tempi complicati. «Stiamo rivedendo costantemente il piano industriale», ha spiegato la presidente di Sea Michaela Castelli. «Ci sono dei costi fissi non comprimibili e stiamo lavorando sull’efficienza di cassa così da garantirci tranquillità nella liquidità nel medio termine».
Alitalia ha occupato la maggior parte della discussione. Andrea Tucci, vicepresidente aviation business development di Sea, ha snocciolato diversi numeri che tornano indietro al 2007-2008, il periodo del dehubbing quando il vettore tricolore di fatto chiuse la base a Malpensa. Se tredici anni fa la compagnia offriva in entrambi gli scali meneghini oltre 25 milioni di posti e 70 destinazioni, la sua quota è dimezzata un paio d’anni dopo — in corrispondenza del crac di Alitalia-Lai — quando i sedili in vendita sono scesi a 12,7 milioni. Per arrivare al 2019 — prima del coronavirus — con 8,8 milioni di posti offerti: di questi soltanto 700 mila su Malpensa, il resto su Linate dove detiene i due terzi degli slot, i diritti di decollo e atterraggio.
Numeri che, durante i lavori della commissione consiliare, spingono Marco Granelli, assessore comunale a Mobilità e Lavori pubblici, a sottolineare la necessità di fare in modo che il piano industriale scritto dai vertici designati della nuova Alitalia preveda anche un investimento «nei nostri territori». La «saga» Alitalia-aeroporti milanesi continua.