Daitarn III: 40 anni e non sentirli

Qualche curiosità sulla celebre serie anime del 1978 che nonostante gli anni non riusciamo a non adorare alla follia.

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"Uno per tre e tre per uno perché/Insieme noi usciamo sempre dai guai". Queste parole dovrebbero già bastare a smuovere una inarrestabile valanga di ricordi riportandoci, alla velocità della luce, alla nostra infanzia quando aspettavamo con ansia davanti al televisore il momento di sentire le prime note di una sigla che ben presto sarebbe diventata un cult. Stiamo parlando proprio di loro, del trio all'erta e pieno di brio che proprio quest'anno, il 3 giugno, ha compiuto quarant'anni e se noi abbiamo risentito del peso dei decenni trascorsi loro non sembrano invecchiati di una virgola.

Daitarn 3 è una serie anime prodotta dalla Sunrise e ideata da Yoshiyuki Tomino (già conosciuto e amato per aver dato vita ad uno dei robottoni più famosi di sempre, Gundam) con il mecha design di Kunio Ōkawara. La storia inizia nei primi anni del XXI secolo, dove i Meganoidi, cyborg creati su Marte dal professor Haran Sozo, sono sfuggiti al controllo di quest'ultimo e capitanati dal cattivissimo Don Zauker e dalla sua sacerdotessa e interprete Koros si prefiggono lo scopo di schiavizzare l'umanità trasformando, poi, i suoi migliori elementi in Meganoidi. Il nostro eroe di turno è lo scapestrato Haran Benjo, figlio di Sozo, alla guida del gigantesco robot Daitarn 3, affiancato dalle assistenti Beauty e Reika, il piccolo Toppy e il maggiordomo Garrison. La serie è interamente disponibile su Netflix, quindi dopo avervi rinfrescato la memoria passiamo ad incuriosirvi con cinque aspetti interessanti di questo bellissimo anime.

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Daitarn 3: Benjo e Reika
Daitarn 3: Benjo e Reika

1. Diamo i numeri

Daitarn 3: Daitarn in modalità volo
Daitarn 3: Daitarn in modalità volo

Forse non tutti sanno che il Daitarn 3 è uno dei mecha più alti mai ideati ma non il più alto in assoluto. Con i suoi 120 metri di altezza è battuto solo dal Danguard Ace di Leiji Matsumoto (200m) e dal Gunbuster dello studio Gainax (250m). Non è solo la stazza ad essere importante, oltre a fare sfoggio di ben 15 tipi di armi la sua forza è dovuta anche alle diverse configurazioni, quattro per l'esattezza, che può assumere e che permettono una notevole versatilità nel combattimento. Oltre alla sua forma base che ricorda piuttosto vagamente un'armatura tradizionale giapponese, il Daitarn può avvalersi di un modulo carro armato dotato di due potenti cannoni, un modulo spaziale per i combattimenti oltre l'atmosfera terrestre ed il classico modulo aereo quando necessita di alzarsi in volo.

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2. Espressività

Daitarn 3: il Daitarn in azione
Daitarn 3: il Daitarn in azione

Il robot di Haran Benjo non poteva essere da meno del suo affascinante e a volte buffo protagonista: è infatti uno dei pochi nel suo genere a possedere una mimica facciale.
Se all'inizio restavamo un po' spiazzati nel vedere un robot sogghignare e fare facce buffe ci siamo ben abituati alla cosa e non riusciremmo più a pensare ad un Daitarn più "formale".
Dopo di lui un'altro robot si diede alla mimica, era il Trider G7 di Hajime Yatate, pseudonimo assunto dallo staff creativo della Sunrise, che arrivò sugli schermi qualche anno dopo.

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3. L'importante è non prendersi troppo sul serio

Daitarn 3: una scena della serie
Daitarn 3: una scena della serie

Quanti di voi si erano accorti che in alcuni punti la serie sembra fare il verso a precedenti produzioni del medesimo genere? L'umorismo è di sicuro una delle caratteristiche maggiormente presenti all'interno dell'anime e spesso ne detta il ritmo, ma come si fa a resistere dallo sbellicarsi dalla risate quando, ad esempio, durante l'episodio 20 Benjo smaschera senza troppe difficoltà i due meganoidi che avevano assunto le sembianze di Beauty e Reika dicendo "Non hanno lo stesso vestito di sempre", facile umorismo sul vestiario dei protagonisti di questi anime che nascono e probabilmente muoiono con gli stessi abiti senza mai provare nemmeno l'ebrezza di un pigiama prima di andare a dormire.

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4. Citazioni a go go

Daitarn 3: una scena ispirata a Star Wars
Daitarn 3: una scena ispirata a Star Wars

Yoshiyuki Tomino deve essersi divertito un bel po' nella stesura della trama degli episodi, tanto che tra l'umorismo e l'azione li ha disseminati di piccole citazioni e richiami di cinema, letteratura e fumetti. Qualche esempio? Nel decimo episodio Benjo viene sfidato a prendere parte ad un film di kung fu da un attore scopertosi poi un generale meganoide facendo il verso a Bruce Lee, oppure la base dei nemici cyborg dell'episodio 32 non vi sembra estremamente simile alla Morte Nera? Per non parlare del 36 dove il nostro spavaldo protagonista viene torturato psicologicamente dal malvagio Phroid, chiara parodia del celebre Sigmund Freud.

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5. Anche i Meganoidi hanno un cuore?

Daitarn 3: Meganoidi
Daitarn 3: Meganoidi

Cosa sono veramente i Meganoidi? La risposta va cercata sollevando per un attimo il velo di umorismo che ricopre la serie. Questi cyborg che una volta erano umani si ergono ad élite decidendo di creare un proprio impero dove piegare al proprio volere tutti coloro che reputano Inferiori. Tutto questo può sembrare, ed in effetti è, una critica non troppo velata a quella che tutto sommato rientra negli aspetti peggiori della natura umana da cui questi temibili villain tentano invano di liberarsi. Anche qui la serie fa qualcosa di differente rispetto a tante altre: ci mostra in vari episodi il cattivo, con il suo carico di malvagità, mettendoci davanti a flashback del sul suo vissuto, offrendo un accenno di approfondimento psicologico a cui di certo non eravamo abituati. Il cattivo ha un'anima? Certo che sì, non è un pupazzo vuoto in mano agli sceneggiatori ma un personaggio vivo che offre e lascia il segno in una storia che si rivela essere molto di più di quello che ci aspettavamo, chiudendosi in un finale agro che parla di amore, rancore e di quell'istinto di sopravvivenza che caratterizza una specie.

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