18 settembre 2018 - 07:56

Carte false in aiuto a Cerroni: indagati dirigenti regionali*

Chiusa l’inchiesta sulla discarica di Guidonia. A favorire le aziende dell’avvocato di Pisoniano – secondo la procura – sarebbero stati dodici dirigenti della Regione Lazio, della Soprintendenza regionale e di Autostrade per l’Italia

di Giulio De Santis

L’area della discarica L’area della discarica
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L’ampliamento dell’Inviolata, la discarica di Guidonia, sarebbe avvenuto con provvedimenti irregolari cuciti su misura degli interessi del gruppo di Manlio Cerroni. A favorire le aziende dell’avvocato di Pisoniano – secondo la procura – sarebbero stati dodici dirigenti della Regione Lazio, della Soprintendenza regionale e di Autostrade per l’Italia. Il pm Alberto Galanti ha chiuso le indagini nei loro confronti contestando il falso e l’abuso d’ufficio.

Tra le accuse mosse dalla procura ci sono i dati delle falde acquifere inquinate che sarebbero stati tenuti nascosti per consentire lo smaltimento dei rifiuti. Nel mirino c’è anche il via libera per la costruzione abusiva dell’impianto. Gli atti finiti nell’inchiesta sono stati emanati nel biennio 2013- 2015. La chiusura delle indagini preliminari, propedeutica alla richiesta di rinvio a giudizio, riguarda anche il «Supremo», sua figlia Monica, il suo storico braccio destro Francesco Rando.

Il numero degli indagati in totale è di venticinque, compresi anche alcuni dipendenti delle aziende di Cerroni. Tra i dirigenti sotto inchiesta c’è Manuela Manetti, attuale direttrice delle politiche abitative e urbanistiche della Pisana. La funzionaria, nel 2015 a capo del dipartimento regionale Ambiente, avrebbe permesso la costruzione di un impianto di trattamento meccanico biologico a beneficio della Colari di Cerroni nonostante l’esistenza di un vincolo archeologico nell’area. A rischio processo anche Francesco Raffaelli, impiegato regionale e capo segreteria nella passata legislatura dell’assessore Michele Civita (Pd), coinvolto nell’inchiesta sullo stadio della Roma. A Raffaelli il pm è contesta, insieme alla dirigente di Autostrade per l’Italia Graziella Zizi, di aver sorvolato sulla mancanza di un parere della società concessionaria. Assenza che – secondo il pm - ha permesso la costruzione di un impianto a 30 metri dal confine autostradale in violazione dei regolamenti. Accusato di aver nascosto i dati sulla contaminazione delle falde acquifere è l’ex capo della Programmazione economica e sociale Guido Magrini, condannato in appello nel processo Mafia Capitale a tre anni per corruzione. Ad aver aiutato Cerroni sarebbe stato poi Luca Fegatelli, ex capo del dipartimento Territorio della Regione.

Nella lista degli indagati figura pure l’attuale vice direttrice dell’Arpa Maria Grazia Pompa, che nel 2013, come dirigente della Regione, avrebbe concorso al via libera alla prosecuzione dello smaltimento del «tal quale» nonostante - per il pm – il superamento dei limiti previsti dal ministero dell’Ambiente. Indagata per abuso d’ufficio è infine Stefania Panella, della Soprintendenza regionale, per aver omesso l’accertamento sulla presenza di beni archeologici nell’area.

*il Tribunale di Roma in data 5 novembre 2018 ha assolto Luca Fegatelli dalle accuse a lui mosse perché il fatto non sussiste

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