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14 luglio 2019 - 10:24

Alitalia, lavoratori tra paura e rabbia

di Valeria Costantini

Fiumicino trema, in un’attonita attesa delle conseguenze che lo «tsunami» Alitalia scaricherà sull’aeroporto più importante d’Italia. L’ennesima crisi della compagnia aerea si consuma tra rabbia e paura negli hangar e i gate del Leonardo da Vinci. Una città industriale di oltre 40mila dipendenti, il più grande polo occupazionale del Lazio, che da dieci anni fa i conti con vertenze, licenziamenti, fallimenti. Entro poche ore la nuova cordata di salvataggio si delineerà, ma tra i lavoratori già si teme una nuova «mattanza». Il 26 luglio saranno tutti in piazza per lo sciopero indetto dalle sigle sindacali. I numeri del piano, filtrati negli ultimi giorni, allarmano gli undicimila dipendenti del vettore ma non solo.

Se alla fine gli esuberi restano in bilico intorno ai duemila, l’unica certezza è che il 90% dei tagli si subiranno a Fiumicino, hub della compagnia. Circa 1.100 tra il personale di terra, operai, tecnici, tutti al lavoro nello scalo romano; altri 600 tra assistenti di volo e piloti. Ma questo solo tra l’organico Alitalia. Poi c’è l’indotto, enorme, che coinvolge mezza Regione. Ditte delle pulizie, autisti, rifornitori di pasti: gli studi sindacali dicono che per ogni posto perso nel vettore, uno o due spariranno nelle attività collaterali. «Siamo molto preoccupati, Fiumicino ha un impatto straordinario sull’economia del Lazio e del centro Italia - sottolinea il vicepresidente della Regione, Daniele Leodori -. La previsione del taglio di voli e di alcune tratte importanti avrebbe conseguenze negative sullo scalo e sull’indotto che è determinante per la nostra economia. Due punti sono intoccabili: che non si mettano a terra gli aerei e che il governo garantisca esuberi zero».

Ulteriori tagli significherebbero poi altri ammortizzatori sociali: in Alitalia ci sono ancora 800 dipendenti in cassa integrazione, 200 a zero ore (cioè stanno a casa), il resto a rotazione. Un dramma nel dramma, un limbo di non-lavoro e salari ai minimi termini. «Un film horror già visto in questi dieci anni – commenta Antonio Amoroso dalla Cub Trasporti -. Il ministro Di Maio aveva promesso il rilancio del vettore e non tagli occupazionali. Ci appelliamo a lui, detti lui le condizioni e non Fs, altrimenti la partecipazione dello Stato è inutile. Solleviamo anche un dubbio che dovrà chiarire l’Antitrust: Atlantia gestisce l’aeroporto di Fiumicino tramite Adr, non sarebbe così favorita come socia di un vettore riguardo a tariffe e tasse?». Preoccupati anche piloti e hostess, riuniti nella Fnta, con Anpac, Anpav e Anp: «Poche informazioni, serve un tavolo, si parla solo di tagli alle ore di riposo e agli stipendi», spiegano. «I lavoratori sono allarmati, il governo mantenga le promesse, sviluppo e niente sacrifici», ribadisce il segretario nazionale della Filt Cgil Fabrizio Cuscito.

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