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5 luglio 2020 - 10:29

Rifiuti, i medici all’Ama: «Roma troppo sporca, è allarme igiene»

A Montesacro, in via Passo del Furlo, la signora Anna esce di casa indossando la mascherina e tenendo il sacchetto dell’immondizia con due dita. Poi però, davanti alla montagna di rifiuti che fa quasi scomparire il cassonetto, per altro rotto e appoggiato a terra su un fianco, desiste e rientra nel portone con riportandosi indietro la busta color azzurro. «Anche oggi niente, quelli dell’Ama non sono passati. È una settimana che va avanti così: ora è veramente troppo».

Scene di questo tipo ci vengono segnalate in tutta la città, ma soprattutto nelle zone di nord-est, dove il quadro sembra quello prossimo all’ennesima «emergenza igienica». Una situazione critica che ha spinto i medici della Capitale a chiamare il Campidoglio e l’Ama con l’obiettivo di farsi spiegare perché Roma versi in queste condizioni nonostante il richiamo all’ordine e alla pulizia delle autorità sanitarie nazionali in relazione all’emergenza coronavirus.

«La città è sporca, ci sono zone in cui i cassonetti sono strapieni, e questa è un’evidenza — spiega il presidente dell’Ordine dei medici di Roma, Antonio Magi —. Domani sentirò Zaghis (Stefano, au di Ama, ndr) per conoscere da lui il motivo per cui in molte zone si vedono cumuli di rifiuti come la scorsa estate, se ci sono nuovi problemi tecnici o l’inefficienza deriva dalla solita carenza di discariche. Noi monitoriamo la situazione e notiamo, per esempio, che ci sono mascherine usate ovunque, per terra come nei posti più impensabili. Ma l’igiene va tenuta perché la pulizia è fondamentale, soprattutto in questo periodo. Anche perché potrebbe essere vettore di patologie che possono avere gioco facile. Penso agli animali che vanno a rovistare nell’immondizia: abbiamo visto anche con il Covid quanto possa essere rischioso un eventuale passaggio dall’animale all’uomo».

Cinghiali, ratti, scarafaggi, gabbiani, perfino volpi sono avvistate a banchettare tra l’immondizia che, con il caldo dei giorni scorsi, comincia a emanare i soliti miasmi. A via della Bufalotta i cumuli di spazzatura raggiungono i tre metri di altezza, tanto che molti residenti tirano i sacchetti pieni direttamente dai balconi. In zona Grottarossa, specie in via Fosso del Fontaniletto, i cassonetti traboccano e gli animi si surriscaldano dopo che gli operatori Ama passano ma non raccolgono l’immondizia perché, tra tanti sacchetti, il camion non trova lo spazio necessario per caricare. Problemi anche a La Storta, all’Olgiata, a Labaro sulla via Veientana, dove i rifiuti sono «spalmati» su un tratto di strada di almeno duecento metri, talvolta impedendo il transito di pedoni e automobili.

E anche andando verso il Centro da Prima Porta e Valle Muricana, la situazione non migliora: cassonetti strapieni nella signorile Balduina, tra le eleganti palazzine di Collina Fleming, a Ponte Milvio e al Collatino, a Centocelle come in alcune vie di Prati, a Montesacro, come pure a San Lorenzo, dove i residenti combattono con la sporcizia accumulatasi con il ritorno della movida. «Si stava meglio nella fase 1, quando la città almeno era pulita e ordinata. Adesso nemmeno il porta a porta funziona», dice Valerio mentre scavalca il cumulo che da giorni è davanti al portone di casa.

In tutte le zone della città i livelli di sopportazione hanno superato il limite: all’entrata della metro San Paolo un bidone è rovesciato a terra da giorni, mentre a via Bellonci, in zona Cinquina, al posto dei cassonetti c’è una montagnola di spazzatura che i residenti vedono crescere quotidianamente, come si vede nella foto scattata dal terrazzo. Sporcizia ovunque, quindi. Non nelle case, dove i cittadini continuano a lavarsi le mani e disinfettare le maniglie mettendo in pratica le misure anti-Covid.

«E certo, il Covid ci ha costretto a cambiare le nostre abitudini, a lavarci le mani spesso e a pulire continuamente tutte le superfici — riflette Magi —. Ma sicuramente mantenere queste abitudini in un contesto di sporcizia è più complicato. Il problema è che a casa teniamo tutto pulito, poi però scendiamo in mezzo alla strada e troviamo tutto questo e magari buttiamo le mascherine come se la città non fosse roba nostra. È una questione di educazione, vale per il Covid come per la spazzatura».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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