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Arianna Errigo al Tas contro la Federscherma: "Mi hanno discriminata"

Scherma

Lia Capizzi

Finisce in Tribunale la vicenda di Arianna Errigo, il suo desiderio di poter gareggiare alle Olimpiadi sia nel fioretto sia nella sciabola. “Non sono stata convocata per la gara di sciabola a Seul di fine aprile, mi hanno discriminato rispetto ad altre atlete". A Sky Sport la Errigo, insieme al suo avvocato, annuncia di aver fatto ricorso d'urgenza al TAS di Losanna contro la Federazione Scherma Italiana e pure contro quella Internazionale

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Finisce nel peggiore dei modi, davanti ad un Tribunale, il braccio di ferro tra Arianna Errigo e la Federazione Scherma. Il sogno di competere alle Olimpiadi nel fioretto e pure nella sciabola è stato sin dall’inizio un percorso ad ostacoli per la 30enne campionessa e futura sposa (il 26 giugno è in calendario il matrimonio con il maestro Luca Simoncelli ). Sono lontani i tempi di Nedo Nadi e Edoardo Mangiarotti, capaci di competere e vincere in entrambe le armi. Come sono lontani, nella scherma moderna, i mondi del fioretto e della sciabola. Ho costruito tutta la mia carriera sul fioretto, è il mio tutto. Ma la sciabola mi dà quella freschezza, quell’entusiasmo, quella novità che in questo momento a me serviva. In realtà il mio sogno parte tanti anni fa un po’ per caso. Mi capitò di tirare di sciabola durante un campionato italiano per un infortunio di una mia compagna, e ricordo come mi sia subito entusiasmata. La sciabola mi ha aiutato a trovare nuovi stimoli dopo Rio. Sicuramente fioretto e sciabola sono due armi che non si assomigliano, sono completamente l’opposto. Hanno dinamiche diverse da ogni punto di vista, sia di allenamento di gara, di tecnica, di preparazione atletica. Qualora riuscissi, sarebbe una impresa. Nessuno l’ha mai fatto”.

La Federazione è sempre stata chiara nei tuoi confronti, ti ha chiesto più volte di scegliere tra le due armi. Da più di un anno il CT del Fioretto Andrea Cipressa lo ripete pubblicamente: la sciabola indebolisce le potenzialità del fioretto della campionessa Errigo.

Io mi metto nei panni del CT di fioretto, perché è ovviamente chiamato in causa, dal suo punto di vista avere una atleta di punta che si deve dividere non è ottimale. Mi fa piacere che lui sia dispiaciuto. Però tutto il polverone sulla mia scelta rientra nella categoria dei pensieri personali, nessuno può dire effettivamente cosa sia meglio. Potrebbe essere il contrario, la sciabola potrebbe pure darmi qualcosa in più, magari dal punto di vista mentale”.

La situazione da delicata diventa ora esplosiva. Decidere di presentare ricorso al TAS di Losanna contro la Federazione Italiana e quella Internazionale rappresenta un punto di non ritorno. Al fianco della Errigo c’è l’avvocato Cesare Di Cintio, il cui appello poggia le basi su tre presunte violazioni: un diritto di far sport agonistico negato, una discriminazione rispetto ad altri atleti, l’utilizzo di criteri arbitrali per la selezione degli atleti.

Arianna aveva già partecipato in azzurro a gare con la sciabola”, ripercorre l’intera vicenda il suo legale, esperto in Diritto Sportivo. “Il casus belli è rappresentato dalla mancata convocazione in nazionale nella prova di sciabola di Coppa del Mondo a Seul, ad aprile. Ricordando che ad aprile è iniziato ufficialmente il percorso delle qualificazioni olimpiche. Arianna era stata pre-convocata poi però, durante un colloquio telefonico, le è stato comunicato di non essere più convocata. Non stiamo parlando di una decisione tecnica ma qui siamo di fronte ad una decisione di natura prettamente politico federale”.

“Io sono riuscita ad entrare nella squadra azzurra di sciabola”, sottolinea con tono combattivo la campionessa del Mondo 2013 e 2014 nel fioretto individuale. “Nell’ultima gara di sciabola sono stata la migliore a livello individuale, ho tirato benissimo nella gara a squadre. Poi alla gara successiva decidono di non portarmi. Ma come?  Lo spazio a disposizione non era per quattro convocate, ma per dodici. Sono rimasta a casa. Avrei dovuto dire: ok, se decidete così è giusto, in questi anni ho sacrificato tanto ma non fa niente? Eh no. Dopo tre anni non mi puoi dire di no. Il braccio di ferro non può non esserci”.

Un simile ricorso al TAS, nell’ambito di una non-convocazione, crea un precedente anche negli altri sport. Viene minato il potere discrezionale di un qualsiasi CT. Della serie, non mi convochi? Allora io ti porto in tribunale.

“Io sono dell’idea che lo sport sia meritocratico, soprattutto il nostro. Se non parlano i risultati cos’altro deve parlare? Quando meriti una cosa, la vuoi. Io sono la prima ad aver fatto un passo indietro quando non avevo obiettivamente le carte in regola per andare avanti. Sono andata dal CT e gli ho chiesto: cosa devo fare per essere convocata? Devi fare questo. Ok. Io ho fatto tutto quello che mi hanno chiesto“.

Completa il discorso Di Cintio: "Non esiste una norma che proibisca di gareggiare nelle due armi. Il fatto che Arianna sia la prima donna a tentare una qualificazione del genere è un valore, deve essere tutelata come patrimonio dello sport italiano. Lei è seconda al mondo nel fioretto e quarta in Italia nella sciabola. La scelta di ricorrere al TAS è una scelta sofferta, ma obbligata. Noi non stiamo chiedendo il diritto di partecipare alle Olimpiadi ma il diritto di potersi guadagnare la qualificazione in pedana. Ciò che le è stato negato”.

Il ricorso al TAS è stato depositato il 22 maggio contro la Federscherma e la FIE (Federazione Internazionale), anche se diventa di dominio pubblico oggi con questa nostra intervista. Il 17 giugno iniziano gli Europei e la convocazione sarà nel fioretto.

“Agli Europei a Dusseldorf gareggerò nel fioretto, al momento. Ma spero di arrivare lì con entrambe le armi”, sospira la Errigo.Mi aspetto che il TAS si pronunci in tempi molto brevi perché abbiamo fatto una richiesta in tale senso”, conferma l’urgenza dell’appello Di Cintio.

L’ambiente della scherma come sta reagendo a questa battaglia legale?

Oltre alla mia famiglia, ai miei amici, devo dire che le mie compagne di squadra e pure le avversarie straniere mi sono state vicino. Confesso che mi hanno stupito, non me lo aspettavo. Il nostro è uno sport spietato, individuale, molte atlete mi hanno mandato messaggi: se possiamo fare qualcosa…E questo mi ha fatto veramente piacere. Tanto. E’ stata la cosa più bella che ho vissuto in questi anni”.

Sport individuale, certo, la qualificazione olimpica però si raggiunge attraverso la squadra. La gravità di un ricorso al TAS può minare l’equilibrio del gruppo della Nazionale.

"Quando tu vai a fare una gara a squadre, vuoi avere le migliori giocatrici al tuo fianco. Nella scherma, come in qualsiasi altro sport. Se in quel momento io sono la più forte, o una delle migliori, tutti ti vogliono in squadra. Perché tutti vogliamo vincere”.