Coronavirus arriva in Africa, primo caso in Egitto

14 febbraio 2020 | 18.43

Si tratta di un paziente straniero. Ricciardi (Oms): "Non è una buona notizia". In volo verso l'Italia il 17enne bloccato a Wuhan. Altri 116 morti nella provincia di Hubei. Spallanzani: "Per coppia cinese prognosi resta riservata". Dagli Usa il primo ritratto in 5 foto a colori. Sviluppato in Cina il 'plasma di convalescenza'. Dalle compagnie aeree arriva intanto la proroga allo stop dei voli con il Paese

Il nuovo coronavirus è arrivato in Africa, dove è stato riportato un caso confermato in Egitto. Lo ha annunciato il ministro della Salute egiziano - come riporta Arab News - specificando che si tratta di un paziente straniero - di cui non sono stati forniti altri dettagli - ricoverato in isolamento in ospedale. Il ministro, in una nota, ha spiegato di aver immediatamente informato l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e di aver preso tutte le misure necessarie per prevenire la diffusione del virus.

Nell'ultimo bollettino dell'Oms, con i dati sull'epidemia aggiornati alla serata di ieri 13 febbraio, non risultavano casi confermati di Covid-19 nel Continente africano.

L'arrivo del nuovo coronavirus in Africa, con il primo caso confermato dal ministero della Sanità egiziano, "non è una buona notizia. Non tanto perché è il primo caso, ma perché significa che il virus si è spostato in un continente debole dal punto di vista della sanità pubblica, della capacità diagnostica e della capacità di risposta", afferma all'AdnKronos Salute Walter Ricciardi, professore ordinario di Igiene e Medicina preventiva all'Università Cattolica di Roma, rappresentante dell'Italia nell'Executive Board dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

Capacità di gestione di un'emergenza simile, quella dell'Africa, che "l'Organizzazione mondiale della sanità negli ultimi giorni ha cercato di rafforzare. Quando Tedros (il direttore generale Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus, ndr) parlava di 'terrorismo' - precisa l'esperto - si riferiva proprio a questo", ossia al pericolo che la diffusione del nuovo coronavirus potrebbe rappresentare in nazioni dal sistema sanitario fragile. "Dobbiamo solo sperare" nella capacità dei servizi sanitari di reagire, "e l'Egitto non è certamente un Paese fragile", osserva Ricciardi.

Ma quanto è grande il rischio che questo primo caso, relativo a un paziente straniero di cui non si hanno ulteriori notizie, possa dare origine a focolai locali di infezione? Per l'ex presidente dell'Istituto superiore di sanità (Iss) è troppo presto per fare previsioni: "Per prima cosa dobbiamo capire bene la storia di questa persona - precisa - Da dove viene, che cosa ha fatto, come è arrivato in Egitto, che contatti ha avuto".

Secondo Giovanni Rezza, direttore del dipartimento di Malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità, "se verrà confermato che il primo caso registrato in Africa", in Egitto, "riguarda un paziente asintomatico, ciò rappresenta un buon segnale, perché significa che questo paese ha un buon sistema di sorveglianza". Inoltre "un paziente senza sintomi dovrebbe avere un ridotto potenziale di trasmissione rispetto ad uno con sintomi", ha detto all'Adnkronos Salute, ricordando come, purtroppo, l'arrivo di Covid-19 nel Continente africano fosse "qualcosa sempre tenuta finora, visti i rapporti che esistono tra Africa e Cina, ma - rassicura - questo non significa che comporti un'epidemia".

Rezza, ricordando i timori espressi più volte dal Direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, che ha esortato a rafforzare i meccanismi di protezione nel Continente, premette che "al momento ci sono ancora poche informazioni sull'origine del contagio e sui contatti avuti dalla persona colpita, quindi è impossibile sbilanciarsi. Però - osserva - l'Egitto non è come alcuni paesi del Centrafrica, molto più impreparati, anche se lo Stato nordafricano ha città molto popolose".

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