Agricoltura e tecnologia, l'innovazione è nei campi
domenica 26 luglio 2020
Per superare le difficoltà, l'agricoltura guarda anche - e più di prima - all'innovazione tecnologica. Cosa che (a dire il vero), i campi e le stalle hanno sempre fatto, ma che adesso assume una necessità più forte. E non solo per le conseguenze di Covid-19. La concorrenza (leale e sleale), la domanda sempre più diversificata e complessa, l'esigenza di rispettare l'ambiente oltre che i bilanci, sono tutte condizioni alle quali occorre rispondere non solo con la grande sapienza produttiva delle campagne italiane ma anche con un livello tecnologico più alto di prima. Da qui l'importanza di ciò che i tecnici chiamano "Agricoltura 4.0". Tutto, però, senza dimenticare il fattore produttivo cardine, quello su cui si fondano tutte le bontà agroalimentari dello Stivale: la terra. "Agricoltura 4.0", dunque. Sulla quale si scommette molto. Per questo, qualche giorno fa il governo ha annunciato la volontà di prorogare per tre anni il programma dedicato proprio al sostegno dell'innovazione tecnologica e alla digitalizzazione dei campi. Notizia accolta con soddisfazione dai coltivatori diretti che non hanno mancato, con Ettore Prandini, di sottolineare come "Agricoltura 4.0" da progetto spot si sia trasformato in intervento pluriennale e quindi in un'opportunità per tutte le aziende agricole. La morale è semplice: «Se siamo primi nel mondo del cibo – è stato detto –, dobbiamo essere primi nel mondo anche nelle tecnologie che lo supportano». Il primo traguardo è quello, entro due anni, di coinvolgere il 10% della superficie coltivata in Italia con lo sviluppo di applicazioni «su diversi fronti: dall'ottimizzazione produttiva e qualitativa alla riduzione dei costi aziendali, dalla minimizzazione degli impatti ambientali con sementi, fertilizzanti, agrofarmaci fino al taglio dell'uso di acqua e del consumo di carburanti».
Punto a favore della buona agricoltura, quindi. Al quale, tuttavia, dovrebbe esserne accostato un altro che invece ancora manca. Cia-Agricoltori italiani ha fatto notare infatti come il Paese perda letteralmente ancora terreno e come la sua agricoltura rischi «di arretrare di fronte all'avanzare di una cementificazione forsennata e pericolosa che danneggia produzioni e paesaggio». Quest'anno si stima andranno persi altri 57 chilometri quadrati di territorio nazionale; in meno di 20 anni sono stati corrosi dal cemento due milioni di ettari di campi. Cia chiede una legge severa sul consumo di suolo. Ecco l'altro punto da segnare. E in fretta.
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