L'evoluzione

La Lega dal cappio del ’93 al voto pro Consentino

Ne è passato di tempo da quei voti antisistema di inizio anni '90 sfruttando anche l'onda di Mani Pulite. Allora Maroni strizzò l'occhio al Pds per l'arresto di un ex ministro Dc. e nel 1994 la Lega e Alleanza nazionale chiesero a Berlusconi di ritirare il decreto Biondi, ribattezzato "Salva Ladri" e approvato durante una partita dei Mondiali di calcio.

"La smettano con queste buffonate, la smettano…": era l’allora presidente della Camera Giorgio Napolitano a richiamare a voce alta Luca Leoni Orsenigo da Cantù, il deputato leghista che il 16 marzo del 1993 sventolava il cappio durante un discorso del presidente del Consiglio Giuliano Amato. Quasi 19 anni dopo la parabola si è chiusa: "Non siamo forcaioli" ha dichiarato Bossi dopo il salvataggio di Nicola Cosentino alla Camera. L’evoluzione si compie e appare ormai chiaro che il Carroccio non è più una realtà unica, ma divisa. Le parole di Bossi suonano come una firma finale sull’evoluzione leghista, da movimento di lotta a movimento di lotta ma anche di governo, antisistema ma che in quel sistema è cresciuto senza più riuscire ad uscirne, nonostante il voto contro il governo tecnico.

Solo tre anni prima di quel cappio il Carroccio aveva conquistato il primo Comune: Cene, in Val Seriana. Nel 1992 si presentò al voto politico nel bel mezzo della tempesta Tangentopoli, mandando i suoi primi deputati in Parlamento ("Chiudetevi in una caserma, non andate in giro per Roma" suggeriva Bossi ai suoi). E il vento di tangentopoli sembrava soffiare quasi in parallelo al "vento del Nord", una delle scritte più in voga in quegli anni sui muri della Bergamasca e della Lombardia. Un anno dopo il caso del "mariuolo" che Craxi volle sottovalutare, ritrovandosi schiacciato, Maroni strizzava l’occhio a Franco Bassanini (Pds) per il voto a favore dell’arresto dell’ex ministro Gaspari (Dc). E nello stesso periodo scattò quel gesto che resterà sempre impresso nella storia d’Italia: il cappio di Leoni in faccia al socialista Amato che parlava di questione morale. Un gesto che precedeva di pochi mesi la discesa in campo di Berlusconi e la successiva nascita del governo a due teste: Forza Italia alleata con la Lega al Nord e con Alleanza Nazionale al centrosud. Partiti avversari insieme nel nuovo governo di centrodestra.

L’invito a Di Pietro a occupare la poltrona di ministro della Giustizia, di cui non si fece nulla, e poi un blitz estivo: l’approvazione del decreto Biondi, ribattezzato decreto "salva ladri", varato dal governo mentre l’Italia giocava con la Bulgaria una partita dei mondiali di calcio negli Stati Uniti (il 13 luglio del 1994). Si favorivano i domiciliari di chi si trovava in carcere per corruzione. Le televisioni iniziarono a trasmettere in diretta l’uscita dal carcere di tanti illustri, tra loro l’ex ministro De Lorenzo. Il popolo dei fax iniziò a esprimere solidarietà al pool di Mani Pulite. An e la Lega si misero di mezzo: c’è da fare marcia indietro, non possiamo far uscire i ladri. Era la Lega degli anni ’90, forse si, un po’ forcaiola. 

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