24 luglio 2018 - 10:42

Che ne sarà delle tartarughe di Linosa?

Da quest’anno il centro Hydrosphera per il recupero della tartaruga caretta caretta, che dava lavoro e ridava la vita, è chiuso. Una disgrazia per l’isola e i suoi animali

di Costanza Rizzacasa d’Orsogna

Che ne sarà delle tartarughe di Linosa?
shadow

Che ne sarà delle tartarughe di Linosa?

Tutti hanno un’isola nel cuore. Linosa, tra la Sicilia e l’Africa, è la mia. Qui sono venuta per la prima volta da neonata, dopo che i miei genitori l’avevano scoperta, fidanzati, nel 1969, quando non c’era il telefono e l’elettricità in casa, arrivata solo mesi prima, era un lusso. Allora, la nave non poteva attraccare, perché a Linosa non c’era una banchina: così venivano a prenderci con la barca - e ho ancora vivissimo il ricordo di quando, bambinetta, passavo dalle mani di mio padre a quelle di qualche pescatore, e non era affatto detto che non finissi in acqua. Qui ho imparato a nuotare, con mia madre che mi buttava in acqua a tradimento dalla banchina dello Scalo Vecchio, ora sommersa, e quando risalivo mi buttava di nuovo. Qui ho sognato di trasferirmi un giorno a scrivere, e lo sogno ancora.

Ho passato a Linosa tutte le estati dell’infanzia, e parte dell’adolescenza. Poi si sa, gli amici, i primi fidanzati. Dopo il liceo sono andata a studiare negli Stati Uniti, e a Linosa non sono tornata fino al 1999. È stata l’ultima volta che l’ho vista - fino all’altro giorno. Quando ho portato mio figlio Milo nei luoghi in cui io sono stata bambina. La Pozzolana di Ponente, con le sue acque cristalline turchesi e il Monte Nero, che invece è rosso e giallo, i gigli africani e lo zibibbo, il canto delle berte, che qui nidificano, e il paese con le casette colorate, i fichi e i faraglioni. E poi le tartarughe, se ci fossero ancora. Perché da quest’anno il centro Hydrosphera per il recupero della tartaruga caretta caretta e di altre specie è chiuso. Il Comune di Lampedusa e Linosa non ha rinnovato il contratto di affitto dei locali sulla via che porta alla Pozzolana. Una disgrazia, non solo per gli animali. Tanto più che Hydrosphera si era offerta di gestire gratuitamente la struttura così da non gravare sulle casse comunali.

Fondato nel 1994, il centro accudiva, con un’équipe specializzata di una ventina fra veterinari, zoologi e biologi marini, tartarughe in difficoltà - arpionate, intrappolate nelle reti dei pescatori, con l’amo uncinato in bocca e lo stomaco pieno di buste di plastica. E dopo averle curate, le ospitava per la convalescenza. Non solo: il centro organizzava regolarmente campagne educative e di sensibilizzazione, ed era un punto di riferimento per turisti e residenti di ogni età. Non c’era bambino o uomo fatto, a Linosa, che non indossasse una maglietta con la tartaruga caretta caretta dell’Hydrosphera.

Commovente era il momento della liberazione delle tartarughe in mare a fine convalescenza. Che iniziava qualche giorno prima, quando i volontari affiggevano sui muri delle case del paese l’avviso con il giorno e l’ora della liberazione - che avveniva sempre alla Pozzolana di Ponente nel tardo pomeriggio. I volontari caricavano sul furgoncino la tinozza con la tartaruga per il breve tragitto fino alla Pozzolana, e lei, prima ancora che la scaricassero, avvertendo l’aria di mare iniziava ad agitarsi felice. Una volta arrivati, i volontari scendevano in acqua con la tinozza, seguendo passo passo la tartaruga mentre, tra i sorrisi e gli applausi dei presenti, riguadagnava il largo. Oggi le vasche sono vuote. Qualche residente racconta di un’anima buona, forse una ragazza, che continua a prendersi cura dei nidi delle tartarughe sulla spiaggia.

Ma come si può far chiudere una realtà così bella e importante, non solo dal punto di vista etico ma anche economico per un’isola il cui sostentamento si regge su un turismo consapevole e in armonia con la natura?

***

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT