9 aprile 2018 - 13:09

Il latte in polvere, il vestito «di marca»: così mi sono fatto truffare

Dalla richiesta di comprare il latte in polvere per il neonato, alla onlus per i bimbi malati, fino ai terremotati del Centro Italia e alla donna incinta: trucchi sempre più ingegnosi

di Ferruccio Pinotti (fpinotti@rcs.it)

shadow

La premessa: fare la carità è non solo giusto, ma doveroso. Aiutare il bisognoso che per strada ti chiede un sostegno è azione buona e commendevole. Ma tra i tanti che chiedono elemosina o «donazioni» di vario tipo ci sono anche molti truffatori, la cui ingegnosità è cresciuta nel tempo, toccando vette di altissima ingegnosità che impongono un’altrettanta elevata vigilanza. Ecco alcuni di questi veri e propri schemi - alcuni di notevole spessore tecnico — subìti di persona.

Davanti alla farmacia

Uno schema relativamente nuovo è quello del signore — magari vestito anche in modo dignitoso — che ti ferma mentre stai per entrare (o per uscire) da una farmacia. Ti avvicina, ti guarda fisso e ti mormora: «Sono italiano, non voglio soldi, mi ascolti....». Ottenuta l’attenzione dell’incauto passante, continua il suo schema: «Vede, ho perso il lavoro, anche mia moglie è disoccupata e abbiamo tre figli, di cui uno neonato. Non le chiedo soldi, ma se mi potesse comprare il latte in polvere qui in farmacia per il piccolo... le sarei davvero grato». Come puoi rifiutare il latte a un neonato? Entri in farmacia e preghi il dipendente in camice di dare del latte in polvere al signore. Il giovane farmacista lo conduce all’apposito scaffale. La farmacia, sita (nel mio caso, di cronista-truffato) in una zona centrale di Milano, è fornitissima, ha molte marche e tipologie di latte in polvere. Il signore bisognoso le scruta con attenzione poi scuote la testa: «Scusi, non ha la marca....?». Il farmacista imbarazzato replica: «No quella marca no, ce la chiedono in pochissimi. Ma anche questa va bene». Il signore fa no con il dito: «No, mio figlio ha bisogno di quella marca che le dicevo, il tipo speciale anti-rigurgito... gli altri li tollera male». E ora che si fa? Il padre bisognoso propone: «Senta, perché non cerchiamo insieme una farmacia che ha il latte in polvere che a me serve?». Chi, magari, si sta recando in quel momento al lavoro, e non ha a disposizione il tempo di fare un giro delle farmacie di zona, estrae un biglietto da 5 euro e lo porge al truffatore. Che però, mostrando indignazione, protesta: «Ma scusi, il latte in polvere che serve a me costa circa 40 euro...mi aveva promesso un aiuto per il bimbo...». A quel punto, esasperato, il cronista-truffato estrae una banconota più «pesante», prima di andarsene. Qualche giorno dopo, si rivedrà il truffatore davanti a un’altra farmacia. (Di questo schema, segnalano i colleghi, esistono anche versioni più raffinate - ad esempio, con «papà» e «mamma» insieme).

L’associazione no-profit

Un altro schema di «truffa della 0carità», anch’esso subìto da un collega del Corriere, consiste nel piazzarsi di fronte a qualche cinema del centro a fine spettacolo. Chi esce è ancora assorbito dalle immagini e dalle emozioni del film, ma viene avvicinato da un signore con una colorata pettorina con una scritta che recita più o meno: «Aiutiamo i bimbi malati». La causa è ovviamente nobile, lui ti avvicina e ti chiede una firma e un contributo. Il collega chiede, ovviamente, delle credenziali. Il volontario mostra un tesserino col nome dell’associazione, la qualifica di onlus. Il collega mette mano al portafoglio e dona 10 euro, la moglie intanto cerca sul cellulare il nome dell’associazione. Non fa a tempo a scoprire che la onlus non esiste che il «volontario» si è già dileguato nel nulla. Con questo schema un delinquente che chiedeva denaro porta a porta a favore di un’associazione senza scopo di lucro ha raccolto migliaia di euro nel Casertano. Il malvivente, dopo aver bussato alle porte delle varie abitazioni, esibiva alle ignare vittime, il tesserino di una fantomatica Onlus chiedendo denaro a sostegno di un’ associazione che si occupava di persone affette da gravi handicap. I poliziotti hanno sequestrato numerose stampe di diverse associazioni fantasma. Casi simili sono stati segnalati in tutta Italia.

La ragazza incinta

Una donna incinta si avvicina chiedendo qualche spicciolo. Difficile non farsi intenerire da una giovane con il pancione: che però, a volte, è fatto con un cuscino posto sotto la maglia. E c’è di peggio. In caso di persone anziane o poco attente, l’atto di generosità può aiutare un complice a scoprire dove riponete il portafogli. E durante il «colloquio» con la donna «incinta» si rischia di essere «ripuliti».

L’anello

Più che sulla carità, fa leva sul desiderio di essere baciati dalla fortuna un altro trucco. Una ragazzina o un’anziana dall’aria innocente e male in arnese vi ferma per strada dicendo di aver trovato un anello prezioso; quindi vi chiederà se è vostro. Il brillocco è sfavillante. Se iniziate ad osservarlo in silenzio, lei vi dirà: «Se l’avete perso voi, siate corrette e datemi una piccola ricompensa». Se lì per lì dite «Non è mio», osserverà da vicino l’oggetto e inizierà a decantare il suo valore. Infine tenterà di vendervelo a un prezzo che definirà «ragionevole», ma che in realtà è molto più alto del suo valore reale. Quando avrete portato l’anello dal gioielliere, vi accorgerete che vale quanto la sorpresa dell’uovo di Pasqua.

Ti ricordi di me?

Ti ricordi di me? Una delle truffe più diffuse, che ha colpito molti anziani (ma anche non) negli ultimi anni, è quella del finto amico di famiglia o parente. Lo sconosciuto (o sconosciuta) avvicina la vittima per strada e riesce a conquistare la sua fiducia, parlando in modo generico di figli e nipoti. Spiega di essere in un momento difficile e di aver bisogno di aiuto. A questo punto esistono due varianti del raggiro: nella prima il truffatore si fa accompagnare a casa, dove con una scusa qualsiasi chiederà di poter andare in bagno o di avere un bicchiere d’acqua, a quel punto ne approfitterà per rovistare nei cassetti in cerca di soldi o preziosi; nella seconda il malvivente consegna un oggetto (in genere di scarso valore) alla vittima, dicendo di aver preso accordi con un parente per dare il bene in pegno in cambio di un «prestito», che non sarà mai restituito.

L’amico in difficoltà

L’amico in aeroporto che chiede aiuto. È capitato a tantissimi di ricevere un’email o un messaggio su Facebook da un proprio amico, che scrive più o meno così: «Sono in viaggio in Africa, mi hanno rubato i soldi e sono bloccato in aeroporto. Puoi prestarmi dei soldi? Te li restituisco appena rientro». Segue codice iban per il versamento. Quasi sempre si tratta di qualcuno che è riuscito a entrare nel profilo Facebook o nell’account di posta del vostro amico e che sta cercando di spillarvi denaro a nome suo. Quando capita, meglio telefonare all’amico o a un suo familiare e chiedere se è stato davvero lui ha inviare la richiesta di aiuto.

I fondi per i terremotati

Facendo leva su drammatici eventi naturali e su tristi casi di disastri, capita di essere fermati in posti molto affollati da tizi che prima ti fanno dei discorsi commoventi sui bambini della località XY, o sulle case mai ricostruite; ti regalano un braccialetto e poi ti chiedono un contributo. Spesso ti fermano se sei con amici o con la fidanzata.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT