3 febbraio 2020 - 22:43

Spreco alimentare: in un anno ridotto del 25%, ora si butta via meno cibo

Ogni settimana finiscono nel bidone della spazzatura quasi 5 euro a famiglia, pari a 6,5 miliardi all’anno in Italia. Non è solo un problema etico ed economico, ma anche ambientale

di Paolo Virtuani

Spreco alimentare: in un anno ridotto del 25%, ora si butta via meno cibo
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La buona notizia è che per la prima volta dopo dieci anni nelle case degli italiani si spreca meno cibo. Rispetto all’anno scorso si è verificato un calo del 25% degli alimenti buttati nella spazzatura, secondo il Rapporto 2020 dell’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market/Swg che viene presentato oggi a Roma al ministero della Salute alla vigilia della 7ª Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare promossa dalla campagna Spreco Zero.

Nel cestino dei rifiuti

La notizia meno buona è che ogni famiglia italiana getta ancora prodotti alimentari per un valore di 4,91 euro alla settimana, che sommati insieme portano a una cifra di circa 6,5 miliardi. Letteralmente buttati nel cestino dei rifiuti. Considerando il valore dello spreco lungo tutta la filiera alimentare, che parte dai campi per passare attraverso l’industria di trasformazione e la distribuzione per terminare sulle nostre tavole, si arriva a un valore di poco meno di 10 miliardi di euro.

Modifica nei comportamenti

Il Rapporto Waste Watcher 2020 è legato allo spreco percepito. Il dato dello sprecorealeera stato calcolato nel 2018–2019 misurando lo spreco nelle famiglie italiane con i test scientifici dei «Diari di famiglia», un progetto del Dipartimento scienze e tecnologie agroalimentari dell’Università di Bologna con il ministero dell’Ambiente e Spreco Zero. Ciò che emerge è la consapevolezza — presente in quasi sette italiani su dieci — dello stretto legame esistente tra spreco alimentare, ambiente e salute. «Al momento di acquistare il cibo l’attenzione al suo impatto sulla salute è determinante per il 36% delle persone», dice Sandra Zampa, sottosegretario al ministero della Salute. Inoltre dal Rapporto emerge che il 64% guarda «sistematicamente» le etichette dei prodotti, mentre il 17% «si informa prima di fare la spesa» e il 68% afferma che negli ultimi dieci anni la propria attenzione al tema dello spreco alimentare è aumentata. E la maggiore attenzione è dovuta, secondo il 48%, al «contrasto esistente tra chi soffre la fame e lo spreco di cibo» e per il 57% alla nuova sensibilità promossa proprio dalle campagne antispreco. Come conseguenza, poco meno di una persona su due ha dichiarato che sempre più raramente le capita di buttare avanzi o cibo che non considera più adeguato.

La battaglia

Secondo Andrea Segrè, fondatore di Last Minute Market e docente di Politica agraria internazionale e comparata all’ateneo bolognese, «ognuno di noi può fare qualcosa per combattere lo spreco alimentare». A partire dalle modalità di acquisto, dall’attenzione alla lettura delle etichette con i valori nutrizionali e le date di scadenza, dal modo di conservazione. Gettare via del cibo ancora buono non è perciò solo un problema etico, ma uno spreco di risorse che va a interessare anche l’ambiente. Infatti, avverte uno studio di Barilla Center for Food and Nutrition, l’acqua che è stata impiegata per coltivare la quantità di frutta e verdura che viene gettata ogni anno è pari a 73 milioni di metri cubi, pari a quella che serve per riempire 80 piscine olimpioniche al giorno o al fabbisogno di 18 giorni di acqua potabile di tutta la Lombardia. Da un comportamento errato si innesca un meccanismo che genera uno spreco che non possiamo più permetterci.

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