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30 ottobre 2020 - 09:50

Covid, «Anziani separati dai giovani»: una proposta (per niente choc) che eviterebbe il lockdown

di Gianluca Mercuri

Durante il primo lockdown, l’età da tenere d’occhio era 60 anni. Il sessantenne più improbabile d’Italia, Fiorello, aveva dato il buon esempio: «Io non esco di casa». Beh, uno degli effetti del maledetto virus è che nel frattempo l’età si è abbassata: 50. L’età del pericolo. L’età dell’anzianità. Lo scrivono senza remore sul Foglio tre esperti come Carlo Favero, Andrea Ichino e Aldo Rustichini, che come via d’uscita da questa emergenza infinita — e per risolvere una volta per tutte il dilemma tra tutela della salute e protezione dell’economia — fanno questa proposta che per un tic da titolista verrebbe da definire «choc» e che invece è puro buon senso: «Separiamo i giovani dagli anziani per scongiurare un lockdown». E per anziani si intendono appunto gli over 50...

Da studiosi seri, i tre firmatari poggiano l’idea sul dato più importante: «Su oltre 37 mila morti per Covid, solo 409 avevano meno di 50 anni e solo 19 meno di 30». Mancano i numeri sulle terapie intensive, ma è chiaro che «rischiano il collasso solo a causa degli ultra 50enni infettati dal virus. Per chi ha un’età inferiore il ricovero è un’eccezione». Gli under 29, sottolineano, corrono molti più pericoli in strada: 542 morti di incidenti nel 2019.

Ma com’è praticabile, la separazione? I suggerimenti sono molto concreti.

1) Far fare la didattica a distanza solo agli insegnanti anziani e mandare a scuola gli under 50 e tutti gli studenti. «Così i ragazzi con accesso più difficile a internet da casa non sarebbero danneggiati».

2) «Corse differenziate per giovani e anziani sui mezzi pubblici» per evitare il sovraffollamento.

3) Idem per negozi e supermercati: «Orari di accesso rigidamente separati».

4) Ovviamente, smart working a manetta per gli over 50 che possano farlo.

5) L’idea più dirompente e interessante: voucher ai giovani perché possano trasferirsi temporaneamente «nei numerosi alberghi vuoti e mangiare nei ristoranti attualmente senza clienti».

«Non sono certamente suggerimenti facili da implementare», dicono Favero, Ichino e Rustichini con un eccesso di modestia: in realtà basterebbe una fettina della pioggia di fondi in arrivo. Avremmo due vantaggi di questo tipo:

1) Evitare un altro lockdown, «assai meno sopportabile economicamente e psicologicamente».

2) Salvaguardare i diritti di un’intera generazione che stiamo depredando di tutto, a cominciare dal futuro. Se si vedono tra loro e basta, non corrono rischi per sé e non ne fanno correre agli altri. Salviamogli almeno il presente.

(Questo articolo è apparso per la prima volta nella Rassegna stampa del Corriere. La si trova qui. Tutte le rassegne con il meglio degli articoli scelti e commentati dalla Redazione Digital sono qui. Per iscriversi alla newsletter basta andare qui)

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