TRENTO
Mezzolombardo, il medico va in piazza a convincere a vaccinarsi: «Immunizzati in 500»
di Tommaso Di Giannantonio
MEZZOLOMBARDO (TRENTO) — Un gazebo, un computer, una stampante, due piccoli manifesti e una buona dose di «impegno civile». Ogni sabato mattina va nella piazza vicina al mercato e tra stand di frutta e verdura convince le persone ad aderire alla campagna vaccinale. Da maggio ad oggi ha prenotato il vaccino anti-Covid a 500 persone. «Gente che si trovava in una specie di limbo e che aveva semplicemente bisogno della parola di un medico», spiega il protagonista della storia, Giorgio Devigili, 61 anni, cardiologo e responsabile del centro sanitario di Mezzolombardo, un paese di settemila abitanti a venti chilometri da Trento. Un’idea nata quasi per caso.
Gli inizi
«Molti concittadini mi fermavano per strada a chiedere informazioni sul vaccino —racconta —, poi un giorno un amico che non ha né il telefono né il computer mi ha chiesto di aiutarlo a fare la prenotazione. Da lì mi sono chiesto: perché non mettermi in strada con un tavolino?». Non ci ha pensato troppo. Il giorno dopo si è armato di computer e stampante ed ha cominciato a sfornare prenotazioni in una piazza di Mezzolombardo. «All’inizio — evidenzia — pensavo che le persone non si vaccinassero perché avevano poca dimestichezza con la tecnologia, invece non si prenotavano perché erano assalite dalle preoccupazioni». Ed è qui che subentra l’importanza di quel «patto di fiducia» tra medici e cittadini che Giorgio Devigili non si stanca di sottolineare.
I motivi
Ogni persona, ogni volto, racchiude una storia diversa, ma ci sono tre situazioni ricorrenti al banchetto del cardiologo. «Ci sono le persone che hanno una grande confusione in testa e che hanno la necessità di confrontarsi con una persona di cui si fidano — spiega —. Poi c’è chi è indeciso perché assume dei farmaci con delle controindicazioni, soprattutto donne in gravidanza, e poi c’è chi ha avuto un’esperienza non felice con la sanità . All’inizio erano quasi tutti over 50, oggi vengono anche i più giovani — prosegue —. Ma c’è ancora un fascia di resistenza tra i 30 e i 50 anni e ho notato in particolare che faccio più difficoltà a convincere le persone colte». Cosa lo spinge a non fermarsi? Perché sì, continuerà a scendere in strada con il suo banchetto fino a quando non sarà finita l’emergenza sanitaria? «L’impegno civile del medico, che va oltre quello sanitario», risponde lui, che alle ultime amministrative si era candidato come sindaco alla guida di un polo civico, ma aveva perso...