IL CASO
Pensioni, ecco il piano della Lega Contributo legato al livello del reddito
di Lorenzo Salvia
Sulle pensioni ci sono due linee nel governo. Lega e Movimento 5 Stelle la pensano allo stesso modo solo sul superamento della Legge Fornero e quindi sul meccanismo di «quota 100», cioè la possibilità di lasciare il lavoro con almeno 64 anni di età e 36 di contributi. Ma sul resto le ricette sono diverse. Il Movimento 5 Stelle continua a premere per il ricalcolo contributivo per la parte dell’assegno che supera i 4 mila euro netti al mese. La Lega è contraria, anche se il suo capogruppo alla Camera Riccardo Molinari ha firmato la proposta presentata alla Camera. La linea del Carroccio è un’altra, un contributo di solidarietà progressivo e a scaglioni, che si applicherebbe agli assegni dai 2mila euro lordi al mese in su. Ma su questo punto è il M5S a essere contrario.
Le due proposte non sono compatibili: se ne dovrà scegliere una. Lo si farà a settembre con un tavolo tecnico che, tradotto dal politichese, vuol dire rinvio. Per il momento agli atti c’è solo la proposta di legge, annunciata alla Camera ma non ancora disponibile, che traduce in modo piuttosto confuso il progetto del M5S. La ricetta della Lega non è stata formalizzata ma i suoi contorni sono noti.
Il contributo di solidarietà sarebbe provvisorio: durerebbe tre anni e questo consentirebbe di superare le perplessità che potrebbero arrivare dalla Corte costituzionale che ha già dato il via libera a interventi del genere a patto che fossero a tempo. Sarebbe, inoltre, progressivo e a scaglioni. Cosa vuol dire progressivo? L’aliquota salirebbe in parallelo al livello del reddito. La curva non è stata ancora disegnata, ma si partirebbe da un minimo dello 0,35% sugli assegni intorno ai 2 mila euro lordi al mese, circa 6 euro al mese. Per arrivare fino al 15% per gli assegni più elevati.
Attenzione, però: sarebbe sbagliato parlare di tagli fino al 15%. E qui arriviamo al secondo termine tecnico, scaglioni. Cosa vuol dire? Chi ha una pensione da 150mila euro, per fare un esempio, non avrebbe un contributo di solidarietà complessivo del 15%. Perché sul suo assegno il prelievo sarebbe dello 0,35% fino a 2 mila euro lordi, dello 0,50 per la quota tra i 2 e i 3mila euro lordi e così via a salire. Il contributo di solidarietà non sarebbe applicato alle pensioni di invalidità , e a tutte quelle che prevedono un intervento dello Stato come l’integrazione al minimo o la maggiorazione sociale.
Quanti soldi si ricaverebbero? Anche qui molto dipende da come verrebbe articolata la curva crescente delle aliquote, quale livello di reddito farebbe scattare lo scalino successivo del contributo. Ma si prevede un gettito compreso tra gli 800 milioni e il miliardo e mezzo di euro. Più del mezzo miliardo di euro che potrebbe arrivare dalla proposta di legge sul ricalcolo contributivo, almeno nelle intenzioni del M5S.
Le strade sono diverse anche sul modo in cui utilizzare i soldi ricavati. Il frutto del ricalcolo targato M5S andrebbe destinato alle pensioni più basse, anche se non basterebbe a portare la soglia minima degli assegni a 780 euro. Il gettito del contributo di solidarietà targato Lega, invece, sarebbe destinato al capitolo lavoro. Confluirebbe in un fondo che servirebbe per incentivare l’assunzione delle categorie più fragili: giovani al di sotto dei 29 anni, disoccupati con più di 57 anni, donne con oltre 50 anni.
Non si tratterebbe, però, di uno sconto sui contributi come previsto prima dal Jobs act e poi dal decreto «dignità », varato dal governo Conte. Ma di un super ammortamento, uno sconto fiscale, sul modello di quello disegnato dal precedente governo per le aziende che investivano in beni strumentali. Nel progetto della Lega il bene sul quale investire per avere diritto a uno sconto fiscale sarebbe il capitale umano, con un bonus del 130% nei primi due anni che scenderebbe poi al 105%. Anche in questo caso, come per il ricalcolo del M5S, le risorse ricavate non basterebbero a coprire i costi dell’operazione. Ma sarebbe comunque un primo passo.
Resta da capire quale strada prenderà alla fine il governo, sempre che si proceda davvero in questa direzione. Il contributo di solidarietà della Lega non avrebbe problemi di costituzionalità , sarebbe tecnicamente più semplice da applicare, ma politicamente più delicato perché finirebbe per pescare (anche se per pochi euro) anche sulle pensioni tutt’altro che d’oro. Il ricalcolo del Movimento 5 Stelle, invece, è politicamente più spendibile ma tecnicamente molto complesso perché per il 40% delle persone non è possibile ricostruire l’importo dei contributi versati. L’Inps ha detto che entro la fine dell’anno avrà risolto il problema, ma sembra difficile non fare ricorso a una stima, con tutti i rischi del caso in termini di ricorsi. Il compromesso potrebbe arrivare con un contributo di solidarietà applicato solo alle pensioni sopra i 4 mila euro netti. Ma se ne ricaverebbe poco, sarebbe solo una mossa simbolica.