AEREI

Nuova Alitalia, decollo con flotta dimezzata e 5.000 dipendenti

di Leonard Berberi

Nuova Alitalia, decollo con flotta dimezzata e 5.000 dipendenti Un Airbus A319 di Alitalia a Milano Linate (foto Leonard Berberi / Corriere)

La nuova Alitalia decollerà con la metà degli aerei e del personale rispetto a quella attuale, con un taglio delle rotte e delle frequenze nazionali, una maggiore concentrazione sulle grandi città europee e un investimento iniziale su cinque destinazioni intercontinentali (quelle storiche e profittevoli) in attesa che il mercato mostri segni di ripresa e che si arrivi alla scelta del partner internazionale, una tra il gruppo Lufthansa e la triade Delta Air Lines-Air France-Klm. È questa l’ultima bozza del piano industriale di Italia Trasporto Aereo Spa — la newco pubblicata creata per rilanciare il vettore tricolore — stando a quanto spiegano al Corriere della Sera tre fonti ministeriali.

I lavori

I dettagli del business plan — precisano le fonti che chiedono l’anonimato perché non autorizzate a discuterne pubblicamente — possono ancora subire qualche modifica questi giorni e anche al momento della sua approvazione, prevista venerdì 18 dicembre, da parte del Consiglio di amministrazione della newco. L’ultimo passaggio formale prima di inviare — entro il 21 dicembre — il piano industriale alle Camere che dovranno poi assegnare la materia alle commissioni che avranno trenta giorni di tempo per studiare il materiale. Ma anche le minime modifiche non dovrebbero cambiare l’impostazione generale che, in linea con le previsioni di mercato, richiedono un avvio con una dotazione contenuta.

La flotta

La nuova Alitalia — guidata dal presidente Francesco Caio e l’amministratore delegato e direttore generale Fabio Maria Lazzerini — prevede così di avviare l’attività il prossimo aprile con 51 aerei, sostengono le fonti, e circa 5.000 dipendenti, la metà di quelli a tempo indeterminato nell’attuale amministrazione straordinaria. Si ipotizza un decollo con 5 velivoli regional (Embraer E190), 40 di corto e medio raggio Airbus (A319 e A320) e 6 per i voli intercontinentali (5 Boeing 777-200ER e un Boeing 777-300ER). Sono aerei già in dotazione alla società in amministrazione straordinaria e che la newco si prenderebbe in affitto — in attesa del rinnovo della flotta (attorno al 2022-2023) — pescando tra gli esemplari più «giovani» e con costi di leasing più vantaggiosi. I Boeing sono preferiti perché hanno maggior capacità cargo e questo serve a compensare in un primo periodo il numero ridotto di passeggeri.

I 3 miliardi di fondi

Le fonti parlano al Corriere di «soglia psicologica» di 50 aerei sotto alla quale i vertici di Italia Trasporto Aereo Spa non vogliono scendere se si vuole rilanciare il marchio Alitalia. C’è anche una questione industriale: un vettore che parte troppo piccolo rischia di venire schiacciato subito dalla concorrenza (soprattutto low cost), mentre una startup già grande può bruciare in fretta i 3 miliardi di euro stanziati dallo Stato, cosa che l’ad-dg Lazzerini ha più volte detto di non voler fare. Il piano industriale punta alla massima flessibilità: l’obiettivo è di raddoppiare gli aerei entro il 2026 (arrivando a 104 aerei) e quindi anche i dipendenti. A proposito: il personale di volo partirebbe ad aprile con un contratto di lavoro unificato, senza più la distinzione tra assunti da Alitalia e assunti dalla divisione regional CityLiner.

Le rotte

Sul network l’idea ai piani alti di Ita Spa è partire con una sforbiciata alle rotte e alle frequenze in ambito nazionale — andando a non operare quelle in perdita —, una maggiore concentrazione sulle grandi città europee, a partire dalle capitali e dai centri economici così da presidiarli al momento della ripartenza andando a pescare anche il minimo accenno di clientela business. A livello intercontinentale la newco intende volare da Roma Fiumicino a New York (con una doppia frequenza), Los Angeles, San Paolo del Brasile, Buenos Aires e Tokyo. Si tratta — spiegano le fonti — di mercati solidi per Alitalia, profittevoli (prima del Covid-19) e dove la compagnia italiana non avrà bisogno di far parte delle alleanze (scelta rimandata di alcune settimane) perché le prosecuzioni e le vendite sono garantite da accordi con i vettori Delta Air Lines (negli Usa), Gol (a San Paolo), Aerolíneas Argentinas (a Buenos Aires), All Nippon Airways (a Tokyo).

Gli asset

Sono rimandate, per il momento, le rotte vacanziere — come Mauritius, Maldive, Cuba — che però potrebbero essere avviate velocemente quando i mercati apriranno le porte ai turisti stranieri. Si fanno ragionamenti anche sulla Cina — gli occhi sono puntati su Shanghai —, ma in un primo momento verrebbe collegata da un vettore cinese, non dalla nuova Alitalia: un accordo che dovrebbe avere però anche l’ok politico di entrambi i Paesi. La newco dovrebbe ottenere dall’Enac un nuovo Coa (certificato di operatore aereo), ma dall’amministrazione straordinaria dovrebbe acquistare gli asset come il logo, il codice di volo (AZ) e del biglietto (055), il programma fedeltà MilleMiglia.

La settimana

La settimana è densa di appuntamenti. Mercoledì 16 dicembre il commissario di Alitalia in amministrazione straordinaria Giuseppe Leogrande incontrerà i sindacati per spiegare loro le tappe che regoleranno il passaggio dei rami d’azienda dalla old company alla newco. Lo stesso giorno l’ad-dg Lazzerini e il presidente Caio della newco svolgeranno l’audizione alla Commissione Lavori pubblici del Senato. Tra il 18 e il 21 dicembre le parti sociali dovrebbero essere poi ricevute dai vertici di ITA Spa per l’aggiornamento sul piano industriale. Piano che, come annunciato dall’ad Lazzerini, sarà inviato alle Camere entro il 21 dicembre, ma i tempi tecnici e l’ingorgo burocratico faranno sì che il documento sarà assegnato alle commissioni soltanto entro la prima metà di gennaio. A quel punto scatteranno i 30 giorni di tempo per dare una risposta alla newco.

lberberi@corriere.it

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