IL DOSSIER
Alitalia, le richieste dell’Europa e i tempi sempre più stretti per la newco
di Leonard Berberi
Una nuova Alitalia più snella non dispiace a Bruxelles, ma provoca le prime frizioni con i sindacati che dicono no all’«ingerenza dell’Europa», mentre il governo nega gli esuberi e allo stesso tempo conferma la flotta ridotta, almeno in un primo momento. Lunedì in videoconferenza il Tesoro, i vertici della newco (l’ad Fabio Maria Lazzerini, il presidente Francesco Caio) e gli advisor hanno esposto all’Antitrust Ue una bozza di una sessantina di pagine delle linee guida del piano industriale.
I piani fino al 2022
La nuova società a trazione statale e con una dotazione di 3 miliardi di euro, decollerebbe con una settantina di aerei (sui 112 attuali) e quattromila persone in meno di quelle impiegate nell’attuale vettore in amministrazione straordinaria (poco più di undicimila). Due fonti europee spiegano al Corriere della Sera che Alitalia prevede in un secondo momento di salire a una novantina di velivoli entro l’inizio del 2022, al netto di una nuova fiammata del coronavirus che a quel punto costringerebbe a un nuovo blocco dei movimenti aerei.
Il settore in Europa
Un ridimensionamento quasi obbligato, fanno notare da Bruxelles: le analisi di settore stimano un -40% nel 2021 rispetto ai livelli pre-Covid, mentre in questi giorni — stando ai siti specializzati consultati dal Corriere — Alitalia vola con una quarantina di jet. Quanto alle alleanze internazionali il team italiano ha detto di voler discutere con tutti gli interessati, da Delta Air Lines (e Air France-Klm) al Gruppo Lufthansa. Se con gli americani le sinergie sono già rodate, con i tedeschi si partirebbe da zero e con un accordo che all’inizio sarebbe solo commerciale, come proposto dall’ad del colosso dei cieli mesi fa.
Le reazioni
L’Alitalia ridimensionata provoca però qualche malumore. «Non esistono i 4 mila esuberi», replica il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli. «Esiste una dotazione iniziale che sarà in un range di 70 aerei — aggiunge —. Non ci sono esuberi nel piano che ha in testa il governo». «Gli esuberi non possono essere 4 mila perché mettendo in campo aerei il numero degli esuberi non è contemplato», aggiunge la ministra dei Trasporti Paola De Micheli. «Noi contiamo nella progressione di assorbire più personale possibile», sostiene, prevedendo «oltre 100 aerei nel 2023». Lo stesso numero caldeggiato da Filt Cgil, Uiltrasporti, Ugl Ta che invitano a «essere più coraggiosi».
I tempi
La Commissione europea — continuano le fonti comunitarie — ha chiesto maggiori dettagli sul piano industriale, lumi sulla flessibilità nel caso di una seconda ondata epidemica e ha ricordato la necessità di garantire «il più alto grado di separazione» dall’attuale società , anche per evitare che sia la newco a dover restituire gli 1,3 miliardi di prestiti. La situazione è ingarbugliata. Bruxelles vuole un piano industriale per dare il via libera, ma questo piano dovrebbe scriverlo la nuova società . Solo che per il decreto «Rilancio» la newco può sorgere dopo l’ok dell’Ue. Newco che, secondo gli analisti, deve vedere la luce il prima possibile così da poter rinegoziare in autunno i contratti lavorativi e quelli commerciali. Se non si accelera Alitalia rischia di ripartire già dietro agli altri vettori.
lberberi@corriere.it