TRASPORTI

«Alitalia, perché Bruxelles condannerà l’Italia per aiuti di Stato: lo spettro del fallimento»

di Leonard Berberi

«Alitalia, perché Bruxelles condannerà l'Italia per aiuti di Stato: lo spettro del fallimento»

La Commissione europea sarebbe pronta a ufficializzare la condanna dell’Italia per aver aiutato illegalmente Alitalia. La compagnia aerea — stando a quanto trapela da Bruxelles — dovrebbe essere condannata a restituire almeno 900 milioni degli 1,3 miliardi erogati dal governo italiano nel 2017 e 2019. Pochi giorni fa il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti ha parlato di decisione attesa il 30 aprile. Sull’esito — anche se ufficialmente la Commissione europea non fa commenti — sembrano esserci poche sorprese, almeno a sentire un esperto in materia, l’avvocato Cesare Rizza, counsel presso Cleary Gottlieb, studio legale internazionale che ha una lunga esperienza sul tema aiuti di Stato nel settore aereo e aeroportuale.

Avvocato quand’è che un aiuto di Stato si definisce illegale?
«Quando non sono stati notificati, questa definizione attiene a un aspetto procedurale: i governi nazionali notificano i nuovi aiuti alla Commissione europea, che in linea di principio deve decidere entro due mesi dalla notifica se vuole approfondire aprendo una procedura formale o che non c’è aiuto. Nel caso del primo prestito (quello del 2017 da 900 milioni di euro, ndr) la Commissione si è attivata su denuncia di vettori concorrenti».

Alla fine si riduce tutto al fatto a una mancata notifica?
«No. La Commissione ha analizzato le misure nel merito, in base ai suoi orientamenti sugli aiuti per il salvataggio e la ristrutturazione. Tra le condizioni che tali aiuti devono soddisfare c’è quello del rimborso dei prestiti entro sei mesi dall’erogazione o in alternativa la presentazione del piano di ristrutturazione dell’impresa in difficoltà, qual era Alitalia. Queste condizioni non sono state rispettate ed è stata disposta la cessione dei complessi aziendali entro maggio 2020. Inoltre, la compatibilità delle misure — oggetto della valutazione della Commissione — è apparsa fortemente dubbia anche sotto il profilo delle altre condizioni».

Insomma sembra un caso semplice, ma ci hanno messo 3 anni...
«Anche se la valutazione tecnica del caso può apparire relativamente semplice dal punto di vista delle regole di concorrenza, la Commissione ha dovuto ponderare attentamente tutte le variabili in gioco, tanto più che la restituzione dell’eventuale aiuto incompatibile appare assai improbabile. L’uscita di Alitalia dal mercato avrebbe ovvie ripercussioni di sistema (leggi: mobilità, connettività, occupazione), tanto più gravi nell’attuale contesto economico».

Quanto pesa il pregresso di Alitalia e gli altri aiuti di Stato?
«In materia di aiuti al salvataggio e alla ristrutturazione c’è il principio “one time last time”, aiuti che ricevi una tantum o dopo dieci anni dall’aiuto precedente. Nel caso del primo prestito da 900 milioni la Commissione ha ritenuto che il principio era rispettato, data l’assenza di continuità economica tra Alitalia Linee Aeree S.p.A. — che ha ricevuto un aiuto alla ristrutturazione nel 2008 — e Alitalia - Società Aerea Italiana S.p.A., nel suo assetto attuale».

La condanna sembra scontata, a parte le sorprese politiche...
«Sarei stupito se ci fosse una decisione diversa da quella dell’incompatibilità, nonostante le inevitabili pressioni “politiche” delle autorità nazionali. La Commissione peraltro deve preoccuparsi di rendere una decisione solida che possa in ipotesi superare il sindacato del Tribunale Ue, al quale i vettori concorrenti, inclusi i denuncianti, potrebbero altrimenti rivolgersi (come l’Italia e Alitalia contro l’eventuale decisione negativa)».

I soldi dovranno essere restituiti?
«Anche se per espressa previsione di legge il rimborso dei prestiti dovrebbe avere luogo “in prededuzione con priorità rispetto ad ogni altro debito detenuto da Alitalia in amministrazione straordinaria”, è difficile che lo Stato possa recuperare risorse dalla liquidazione della compagnia. Il mancato recupero può anche essere accettabile per la Commissione, purché la società abbandoni il mercato a vantaggio di concorrenti più efficienti».

E questo si inserisce anche nelle sorti di Italia Trasporto Aereo, la newco pubblicata creata per rilanciare il vettore tricolore...
«C’è un aiuto che Alitalia deve, ma non può, restituire e ITA è intenzionata ad acquistare da Alitalia una serie di asset. La Commissione ha elaborato la dottrina della continuità economica. Se sulla base di una serie di fattori valuta che, grazie al trasferimento degli asset, l’acquirente sta di fatto continuando il business dell’impresa debitrice dell’aiuto, allora la responsabilità si trasferisce all’acquirente».

Da qualche settimana gira un’ipotesi: siccome Alitalia gli 1,3 miliardi deve restituirli al ministero dell’Economia — che è l’azionista di ITA —si potrebbe procedere con la condanna alla newco a ridare quella somma perché tanto i soldi si possono tornare sotto forma di aumento di capitale.
«Lo Stato come azionista di ITA deve dimostrare alla Commissione che sta agendo come farebbe un investitore privato puntando fino a 3 miliardi nel trasporto aereo. La Commissione comunque indaga: se ritiene l’importo eccessivo o il piano industriale di ITA non la convince perché l’investimento non presenta adeguate prospettive di redditività allora interviene per verificare se lo Stato non stia concedendo un nuovo aiuto, questa volta a ITA».

lberberi@corriere.it

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