TRASPORTI

Ita, Lazzerini: «Pronti al decollo, il 15 ottobre si saprà se ci chiameremo Alitalia»

di Leonard Berberi

Ita, Lazzerini: «Pronti al decollo, il 15 ottobre si saprà se ci chiameremo Alitalia» Fabio Lazzerini, ad di Ita

Italia Trasporto Aereo è pronta al decollo, il 15 ottobre, ma quale saranno la sua livrea sugli aerei e il suo nome ufficiale — se Ita o Alitalia — lo si scoprirà proprio quel giorno. «Ancora non sappiamo come ci chiameremo», risponde a una domanda del Corriere Fabio Lazzerini, amministratore delegato della nuova compagnia aerea pubblica, al margine dei lavori dell’evento internazionale «World Routes 2021» in corso a Milano. «Ormai ci siamo, tra sei giorni si parte — spiega Lazzerini —. Certo la data non è ideale con davanti la stagione invernale (quando il traffico cala, ndr), tra l’altro durante il coronavirus, ma il governo deve tenere conto anche delle attuali condizioni di Alitalia in forte crisi di liquidità».

Il caso del brand

Il nodo del marchio Alitalia resta. Nella sua prima fase la gara per la vendita — con un prezzo base di 290 milioni di euro — è andata deserta. È in corso la seconda fase. Ita, attraverso il presidente Alfredo Altavilla, non ha nascosto che esiste anche un «piano B» nel caso il brand non finisse alla newco. In ogni caso «abbiamo fatto quello che dovevamo fare — chiarisce Lazzerini —, non si può dire cosa, ma qualcosa l’abbiamo fatto, abbiamo preso le nostre decisioni. Le date della decisione della gara sul marchio sono a ridosso della nostra partenza e non eravamo d’accordo con il prezzo iniziale», ragiona l’ad di Ita. «Domani (domenica 10 ottobre, ndr) iniziamo a comunicare con lo spot di annuncio della compagnia — anticipa —, siamo costretti a partire con un video senza brand perché ancora non sappiamo come ci chiameremo, lo saprete il 15 ottobre». «Il marchio è storico e conosciuto, ha i suoi pro e i suoi contro, con una storia gloriosa, ma anche qualche inciampo».

Le alleanze

Un altro tema di Ita sono i voli intercontinentali che partiranno a novembre, con la Roma-New York e la collocazione internazionale. «Ci saranno delle alleanze temporanee — prosegue Lazzerini —, le annunceremo il giorno del decollo, stiamo firmando anche gli accordi di codeshare. Poi c’è il discorso alleanza nel lungo periodo e ci stiamo ragionando». In gara i blocchi sono i soliti due: Delta Air Lines-Air France-Klm da un lato, il gruppo Lufthansa in tandem con United Airlines dall’altro. La nuova alleanza in ogni caso Ita vorrebbe deciderla nel primo trimestre del 2022 «per iniziare una collaborazione stretta, vedremo sul lato commerciale e industriale» già dall’estate. A chi gli chiede se sta facendo un corso di tedesco l’ad fa capire che la sfida da sempre è tra i due blocchi. «Iniziamo il processo con l’advisor esterno in modalità tipica internazionale di M&A (fusione e acquisizione, ndr) a partire dal 16 ottobre», aggiunge Lazzerini spiegando che i consulenti, già individuati, «verranno annunciati il 15».

I sindacati

Sul fronte sociale e le tensioni con i sindacati Lazzerini spiega che in questo periodo «convergono tanti problemi: le difficoltà di Alitalia a pagare gli stipendi, c’è trattativa sugli ammortizzatori sociali anche se noi non siamo coinvolti e c’è la negoziazione della nostra condizione di lavoro». Sul lato commerciale l’ad dice che Ita ha «un incremento di prenotazioni sensibile rispetto all’anno scorso, ma ancora bassi rispetto al 2019, prima del Covid». «Si prenota ancora molto sotto data, a Natale ci aspettiamo una ripresina per le vacanze».

Gli aeroporti milanesi

E gli aeroporti lombardi? «Malpensa al momento avrà un volo giornaliero su New York», conferma. Però Lazzerini ricorda che «il dualismo degli hub è uno dei motivi che ha danneggiato Alitalia: l’Italia è Paese piccolo, non ha un mercato enorme, quindi cerchiamo di fare bene le cose nell’hub a Roma Fiumicino, di fare molto bene le cose a Linate perché è uno scalo altamente strategico, abbiamo lottato con le unghie e con i denti per preservare il più possibile gli slot nella negoziazione con l’Europa», anche perché «la Lombardia è una delle regioni con il Pil più alto in assoluto nel continente». Per questo «Linate ha bisogno di essere collegato il più possibile: abbiamo nel piano collegamenti punto a punto, multifrequenza, pensati prevalentemente per la clientela business».

Il ruolo di Linate

La resistenza su Linate rischia di diventare anche un sacrificio economico? «Linate è un investimento — risponde Lazzerini alla domanda del Corriere —, perché se perdi gli slot lì non li riprendi più. Nei nostri piani si ripagherà molto velocemente, alla ripresa del traffico, già all’inizio della stagione estiva 2022 (fine marzo-fine ottobre nel trasporto aereo, ndr): è chiaro che adesso ci sono più rotte di quelle che servono, ma non si può strategicamente partire come compagnia di bandiera senza presidiare Linate che è fondamentale sia per il nostro business, sia in vista dell’alleanza: con il futuro partner una presenza forte su Linate è un asset da mettere sul tavolo». Su Malpensa «vediamo come evolve, sicuramente stiamo pensando al cargo non da soli, ma in alleanza con un player forte sul cargo».

La sfida alle low cost

Ita si prepara all’offensiva contro le agevolazioni alle low cost in Italia? «L’offensiva c’è già», risponde Lazzerini al Corriere. «Ci sono vettori che prendono milioni di euro dagli aeroporti e dalle regioni per mettere un piccolo banner sul sito per promuovere il turismo di una singola città. Alcuni vettori hanno un’interpretazione elastica delle regole quando hanno interesse, rigida quando si parla di cose a cui loro non importa». «L’ha detto anche il nostro presidente — continua l’ad di Ita —, le regole devono essere uguali per tutti: non si può chiamare il vettore nazionale d’inverno quando l’aeroporto non è collegato e d’estate quando arrivano le low cost riempirle di soldi. Ci sono compagnie che riaprono a giugno e chiudono a settembre e tornano l’anno dopo con la stessa dinamica. E da ottobre a giugno chi li collega gratuitamente questi scali? È una domanda da farsi come Paese, perché incentivi aeroportuali e delle regioni sono sempre soldi dei cittadini».

lberberi@corriere.it

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