TRASPORTI

Ita, così sarà la nuova flotta: più sedili negli aerei e 3 classi sui voli lunghi

di Leonard Berberi

Ita, così sarà la nuova flotta: più sedili negli aerei e 3 classi sui voli lunghi

Tre classi di servizio sugli aerei dei voli intercontinentali, massima «densificazione» su quelli per le rotte nazionali ed europee sulla falsariga di quanto hanno fatto negli ultimi tempi altre aviolinee tradizionali per reggere la concorrenza delle low cost. Un balzo dei velivoli a disposizione del 50% nel 2022 per poi rallentare negli anni successivi, arrivando nel 2025 a 105 mezzi, di cui otto su dieci a corridoio singolo, compresa una piccola fetta di jet regional. Il piano flotta di Italia Trasporto Aereo è ormai quasi deciso, spiegano al Corriere della Sera due fonti ministeriali a conoscenza del dossier. Ma trovare le macchine con le caratteristiche coerenti con il modello di business di Ita si sta rivelando più complicato del previsto dal momento che il settore si sta riprendendo e gli ordini presso Airbus e Boeing pure.

Ita, così sarà la nuova flotta: più sedili negli aerei e 3 classi sui voli lunghi

I jet di Alitalia

Lo studio sulla flotta aiuta anche a capire come Ita prevede di evolversi tenendo sempre conto che l’esecuzione del piano dipenderà molto dal mercato e dalla pandemia. A metà ottobre la newco si prepara a subentrare ad Alitalia prendendosi dalla vecchia aviolinea pure 52 aerei a noleggio: un Embraer (per le rotte regional), 17 Airbus A319 e 27 A320 (per i collegamenti di breve e medio raggio) e 7 A330 (per i viaggi intercontinentali). Un’analisi del Corriere sui sedili messi in vendita fino a marzo 2022 evidenzia però che i 52 velivoli sono anche troppi, dal momento che ne servirebbero una quarantina. Come mai? Le fonti ministeriali spiegano che 52 era il minimo richiesto dalla Commissione europea per poter conservare quanti più slot su Linate assegnati ad Alitalia, rinunciando al 15% dei diritti di decollo e atterraggio. L’unico Embraer, poi, aiuta a pescare anche tra gli asset di CityLiner, la divisione regional del vettore.

La sfida Airbus-Boeing

Nei mesi successivi la newco prevede di sostituire progressivamente la flotta con velivoli di nuova generazione, sempre in leasing, che consumano e inquinano di meno. Ufficialmente il presidente Alfredo Altavilla e l’amministratore delegato Fabio Lazzerini devono ancora decidere se puntare su Airbus o Boeing. A quanto risulta al Corriere da settimane è avanti Airbus, ma in Ita si aspettano una controproposta da Boeing entro settembre. La nuova aviolinea sta cercando sul mercato velivoli che tengano conto delle caratteristiche desiderate. A bordo degli aerei a doppio corridoio — per esempio — Ita chiede 3 classi di servizio (Business, Premium economy, Economy), ma spostando i pesi più sulle classi più costose, aumentando i posti disponibili in Business e Premium. Sul corto e medio raggio si punta sugli aerei con un numero di sedili simile a quello delle low cost (non meno di 180 per gli Airbus A320).

I dati del 2022

Ma che aerei saranno? Fino a quando non viene sciolta la riserva sul costruttore unico — che è l’obiettivo annunciato della newco — si può solo fare una previsione. Ma la distribuzione anno per anno della flotta di Ita fa capire come il portafoglio di velivoli di Airbus sia più in sintonia con le sue esigenze. Già nel 2022 la società guidata da Altavilla e Lazzerini prevede di balzare da 52 velivoli a 78, il 50% in più. Si tratterebbe — confidano le fonti ministeriali al Corriere — di 10 aerei regional (il principale indiziato è l’Airbus A220), 55 a corridoio singolo (A320neo e A321neo) e 13 jet per le rotte intercontinentali (occhi puntati sull’Airbus A330neo e sull’A350).

L’evoluzione dal 2023

Dal 2022 al 2023 — andamento economico permettendo — Ita incrementerà di un altro 28% la flotta, toccando quota 100. Se resta fisso il numero delle macchine regional, il balzo sarà dovuto agli aerei di breve e medio raggio (+34%) e lungo raggio (+77%). Ma questo sarà anche l’anno in cui di fatto la newco blocca la sua espansione perché nel 2024 e nel 2025 (la fine del primo piano industriale) gli aerei regional e di lungo raggio restano gli stessi, mentre saliranno di cinque unità quelli a corridoio singolo, con ogni probabilità la variante «Xlr» dell’A321 che copre una distanza maggiore e consente di raggiungere l’Africa (Dakar, Accra, Lagos) e il Golfo Persico (Gedda, Riyad, Kuwait). La finestra tra il 2023 e il 2024 potrebbe anche costituire — secondo le fonti ministeriali — il momento in cui Ita sottoscrive un accordo per confluire in un grande gruppo dei cieli: il ballottaggio per ora resta tra Lufthansa e Air France-Klm/Delta Air Lines.

Il sì dei commissari alla proposta di Ita

Intanto poco prima della scadenza delle 23:59 del 31 agosto i tre commissari di Alitalia hanno accettato — con riserva — la proposta vincolante di Ita per ottenere i 52 aerei, gli slot e i vari contratti che fanno parte del ramo «Aviation» della vecchia compagnia. La cifra offerta dalla newco è stata poco più che simbolica, come peraltro paventato dal Corriere già lo scorso febbraio, dal momento che alcune parti di questo asset si portano dietro debiti, pegni e costi accessori che dovranno essere sostenuti dal nuovo acquirente. Una tappa data per scontata — l’assenso dei commissari — dal momento che l’azienda di Altavilla e Lazzerini era stata autorizzata a trattare direttamente con l’amministrazione straordinaria dalla Commissione europea.

Il bando per il marchio

La stessa Commissione europea che dovrò pubblicare la decisione finale sull’operazione Ita e che è stata invece inflessibile sulle altre parti di Alitalia, a partire dal marchio. Sarà proprio questo il primo a finire in una gara pubblica, gara che Ita conta di poter vincere. Il valore del marchio — comunicato dal commissario Giuseppe Leogrande durante un’audizione — si aggira attorno ai 150 milioni di euro. Ma tocca al professore Giovanni Fiori — commissario di un’altra Alitalia in amministrazione straordinaria — dare una cifra aggiornata, stando ai documenti consultati dal Corriere. In ogni caso dovrebbe essere una cifra alla portata di Ita che a metà settembre conta di incassare dal ministero dell’Economia (l’azionista) i 700 milioni di euro di aumento di capitale. Gli altri bandi riguardano il programma fedeltà MilleMiglia (che Ita non può rilevare), l’handling (dove Ita può presentarsi come socio di maggioranza assieme a un partner) e la manutenzione (in questo caso la newco può presentarsi come socio di minoranza).

lberberi@corriere.it

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