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Nexi e il caso dei dati dei clienti pubblicati in Rete: «Nessun attacco hacker o fuga di informazioni»

di Martina Pennisi

Nexi e il caso dei dati dei clienti pubblicati in Rete: «Nessun attacco hacker o fuga di informazioni»

Decine di migliaia di nominativi con codice fiscale, indirizzo di residenza e in qualche caso telefono cellulare sono state pubblicate dal pomeriggio di ieri, lunedì 29 luglio, su Pastebin, piattaforma di condivisione di frammenti di codice. L’intestazione era chiara: «Dati personali clienti Nexi Spa», con tanto di ironici saluti all’amministratore delegato Paolo Bertoluzzo e ad altri manager e un riferimento all’ufficio di via Montefeltro di Milano. Si sarebbe quindi trattato di un data leak o un data breach: furto e/o pubblicazione non autorizzata di dati riservati (fra i quali, è bene sottolinearlo, in questo caso non c’è alcuna informazione di natura finanziaria come numero di carta, transazioni, codici identificativi, password, pin, ecc).

La vittima sarebbe Nexi, società italiana di pagamento che gestisce 41,3 milioni di carte e 1,4 milioni di Pos. Quotatasi a Piazza Affari poco più di tre mesi fa, ieri ha chiuso il primo semestre dell’anno oltre le attese degli analisti con ricavi da 467,3 milioni di euro. La tempistica ha subito fatto pensare a un tentativo di mettere in difficoltà il titolo e l’azienda ha contattato la Polizia postale per verificare la corrispondenza fra il materiale pubblicato, le informazioni dei suoi clienti e quanto presente nei suoi database. Martedì mattina tutti i dati risultavano rimossi da Pastebin e, secondo quanto comunicato da Nexi in una nota inviata al Corriere:

• non è stata rilevata alcuna violazione dei sistemi informatici o compromissione dei dati relativi alle carte gestite dal marchio.

• In molti casi le informazioni anagrafiche dei 18 mila utenti coinvolti non trovano corrispondenza con quelle presenti sui sistemi Nexi.

Questo cosa vuol dire? Facendo capo al gruppo nato nel 2017 dalla fusione di Icbpi e CartaSi circa il 70 per cento delle carte di credito italiane, in qualsiasi lista di intestatari di un numero di telefono o clienti di un’azienda si troverebbe una percentuale alta dei suoi, ma nel caso specifico molte delle corrispondenze non sono aggiornate.

Quindi? Stando a quanto dichiara Nexi, non c’è stato alcun attacco informatico e la lista pubblicata non era presente nei suoi database, quantomeno in questa forma. Nulla, però, per ora esclude che risalga a qualche anno fa. Se nelle prossime ore o giorni la società dovesse rendersi conto di qualsiasi tipo di attacco o fuga di dati reali sarebbe obbligata a notificarli entro 72 ore al Garante per la privacy e agli utenti coinvolti. Rimane a questo punto da capire chi abbia pubblicato il materiale e da dove abbia attinto visto che, come detto, non tutti i 18 mila risultano essere clienti Nexi (lo sono stati in passato? Avevano fatto richiesta per qualche prodotto senza poi portarla avanti?).

Cosa deve fare chi ha una carta o un’altra soluzione Nexi? Niente, per ora e in assenza di ulteriori comunicazioni codici e informazioni bancarie dovrebbero essere al sicuro.

Più problematica la situazione di Capital One, banca della Virginia e quinto gestore americano di carte di credito, che lunedì ha comunicato di essere stata vittima di un attacco hacker che ha consentito il furto di dati di circa 100 milioni di persone negli Stati Uniti e 6 milioni in Canada. Per ora non è stata commessa alcuna frode. L’Fbi ha già arrestato una donna di 33 anni, Paige Thompson, ex dipendente di Amazon Web Services.

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