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14 giugno 2021 - 11:11

«Minaccia di fuga radioattiva nella centrale nucleare di Taishan in Cina»: l’allerta arrivata agli Usa dalla Francia

di Guido Santevecchi

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PECHINO — Che cosa sta succedendo nella centrale nucleare cinese di Taishan, nella provincia meridionale del Guangdong? Gli Stati Uniti sono stati informati l’8 giugno dall’azienda francese Framatome di «un’imminente minaccia di fuga radioattiva». Il National Security Council di Washington sta valutando la situazione da una settimana e oggi la notizia è stata passata alla Cnn. Secondo le fonti governative della tv americana, la situazione non è a «livello di crisi», ma merita attenzione. L’Amministrazione Biden spiega che in caso di pericolo gli Stati Uniti sarebbero tenuti a dare l’allarme internazionale, in base ai trattati sugli incidenti nucleari.

Framatome, controllata da Électricité de France, ha partecipato alla progettazione e costruzione dell’impianto cinese e secondo la ricostruzione si è resa conto a fine maggio di qualche anomalia, decidendosi a rivolgersi l’8 giugno con una lettera al Dipartimento dell’Energia di Washington, per ricevere assistenza nella gestione dell’allarme. Secondo le fonti di Washington, i tecnici francesi che lavorano a Taishan hanno riferito che le autorità cinesi avrebbero recentemente innalzato, raddoppiandoli, i parametri di accettabilità del livello di radiazioni intorno alla centrale per evitare di doverla fermare a causa della perdita. Ora anche il livello di radiazioni sarebbe salito al 90% della nuova soglia.

C’è imbarazzo a Parigi: in una nota Framatome afferma che sta sorvegliando «l’evoluzione di uno dei parametri di funzionamento» dei reattori, ma «la centrale opera all’interno dei criteri di sicurezza autorizzati». Una faccenda delicata, una triangolazione fuori dalla norma quella tra Parigi, Pechino e Washington. Gli esperti spiegano alla Cnn che la società francese si è rivolta agli americani per ottenere assistenza a distanza nella gestione della situazione: i protocolli di sicurezza internazionali prevedono questo tipo di collaborazione in caso di «imminente minaccia di fuga radioattiva», proprio la frase usata nella comunicazione partita dalla Francia.

C’è stata una prima risposta cinese: le accuse su livelli di radioattività pericolosi intorno a Taishan sono false, «i due reattori rispecchiano i criteri di sicurezza nucleare e operano normalmente». La puntualizzazione è stata pubblicata sul sito della centrale domenica sera, poco prima che la Cnn trasmettesse il suo servizio. Evidentemente i cinesi avevano ricevuto una richiesta di informazioni dalle autorità americane e hanno reagito preventivamente.

La centrale di Taishan si trova in una delle regioni più densamente abitate della Cina, vicina a Guangzhou (Canton), Shenzhen e Hong Kong. La sua costruzione, in joint venture tra China General Nuclear Power Group e Électricité de France, è stata segnata da ritardi: i lavori sono cominciati nel 2008 il primo reattore è stato attivato nel dicembre del 2018, il secondo nel settembre del 2019. Si tratta di due EPR (Evolutionary Power Reactor) di concezione francese, i primi al mondo ad entrare in produzione. Secondo l’azienda statale di Pechino operano «in sicurezza per il personale e la popolazione, il secondo è stato revisionato per l’ultima volta il 10 giugno».

La stampa cinese al momento non ha dato notizia delle voci rimbalzate dagli Stati Uniti e circolano pochi commenti anche sui social network, generalmente molto più rapidi nella reazione a situazioni di crisi. Su Weibo (il Twitter mandarino) Wang Yigang, membro dell’Istituto dell’economia industriale ha scritto che le accuse sono l’ennesima prova dell’«imperialismo americano che cerca di frenare l’ascesa nucleare della Cina per forzarla a sviluppare solo energia solare ed eolica».

L’energia cinese è ancora legata principalmente al carbone, ma il peso del nucleare sta crescendo rapidamente: ci sono 16 centrali atomiche operative in Cina, con 49 reattori che hanno una capacità da 51.000 megawatt. I due EPR di Taishan hanno una potenza da 1.660 megawatt.