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16 aprile 2020 - 18:30

Effetto Coronavirus: l’e-commerce destinato a crescere? Lo shopping on line va: tute, biancheria, gioielli

di Maria Teresa Veneziani

Se è vero che la donna ha sempre arricciato il naso di fronte al compagno che girava per casa con la tuta da ginnastica, adesso pare proprio che qualcosa sia cambiato. Siamo tutti reclusi a domicilio e i capi cosiddetti comfort diventano una priorità. La conferma è questa: i leggings femminili di Adidas, la tuta nera maschile, insieme con le immancabili t-shirt e la felpa giovane col cappuccio sono i pezzi più venduti su Amazon al tempo della clausura forzata da coronavirus. Seguono tutine, magliette e altre cose utili per il bambino, che scorrazza in casa, come le calzine antiscivolo. Con un’avvertenza per gli acquirenti: le consegne potrebbero subire ritardi. L’emergenza Covid 19 ha rispedito tutti a casa e costretto i negozi a chiudere, avviando quella che tutti definiscono una rivoluzione. Il colosso di fast fashion Inditex ha registrato un calo delle vendite del 24,1% nelle prime due settimane di marzo e ha temporaneamente chiuso oltre metà dei suoi negozi in tutto il mondo. E se l’e-commerce rappresentava solo l’11,4 per cento delle vendite totali al dettaglio, ora deve riorganizzarsi. E proprio Amazon sta accelerando velocemente, con l’assunzione di altri 100 mila addetti a magazzino e consegne.

Più tempo sulle piattaforme digitali

Secondo la piattaforma di analisi e-commerce Contentsquare, il tempo trascorso sui siti web dei rivenditori è aumentato del 14% nell’ultima settimana a beneficio di un più 7% nelle vendite. Un incremento che — riporta il magazine statunitense WWD — starebbe favorendo la biancheria intima (16%), ma anche gioielli (+14%) e accessori di lusso (+6%). Non esistono ancora dati precisi sugli acquisti di abbigliamento «da casa», ma sono le influencer in tuta da capo a piedi (come negli Anni 90) a sottolineare il trend del lusso da salotto. Tutto serve a tenere alto il morale e un leggings può diventare lo stimolo a ritagliarsi una parentesi per sé, seguendo un workout digitale. Poi, tra le categorie più cliccate su Amazon e altri siti di grande distribuzione, ci sono accessori e attrezzi per l’allenamento domestico: bande elastiche, pesi, tappetini vari, rafforzatori da polso per mano e avambraccio, corde per saltare, palla, cyclette più o meno tecnologiche. E l’ansia da sedentarietà fa impennare persino le vendite di bilance pesa-persona.

Le piattaforme digitali destinate a crescere

Una congiuntura, questa, che spingerà la maggior parte degli imprenditori della moda a ripensare le loro strategie. Fendi sta lanciando su Instagram e sul sito web diversi progetti legati ai must have della collezione primavera estate. «Questo è il momento in cui occorre avere coraggio. Dovremo rivedere completamente il modello di business», sottolinea Riccardo Sciutto, amministratore delegato della Sergio Rossi, azienda che ha deciso di donare una settimana di shopping (oltre a 100 mila euro) all’Ospedale Sacco. Le scarpe più cliccate? «Le nostre iconiche con la placca, nei momenti di difficoltà la gente ha bisogno di certezze».

«Tutto cambierà»

«Siamo in mezzo a un terremoto e sappiamo che arriverà lo tsunami, dobbiamo essere pronti ad affrontarlo — conferma Roberto Compagno, patron di Slowear, azienda multimarca (Incotex, Zanone, Glanshirt, Montedoro) —. Basta rincorrere i grandi volumi, i consumi diventeranno sempre più selettivi. Dovremo usare le tecnologie massicciamente per creare un rapporto intimo con il cliente e servirlo a casa». E Giuseppe Zanotti azzarda un po’ di ottimismo: «La moda è emozione e le emozioni servono a star meglio, ma ora è il momento di riflettere anche sulle priorità, sull’incubo che tutto il mondo sta vivendo. Certo, quando fai smart-working da casa e non puoi andare da manicure e parrucchiera, non ti viene voglia di indossare un tacco e un vestito da sera… Ma quando tutto riprenderà il desiderio sarà più forte».

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