Super green pass al lavoro, Giorgetti fa asse con i 5 Stelle per bloccare i «rigoristi». Draghi media, poi la stretta

di Monica Guerzoni

Il premier e il ministro Speranza pensano che sia arrivato il momento dell’obbligo vaccinale, per i lavoratori: si decide il 5 gennaio

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La giornata nera dei 98 mila contagi cambia di segno alle sette della sera, quando Giancarlo Giorgetti, arrivato a Montecitorio per il voto di fiducia, consegna a un giornalista i «dubbi» della Lega sul green pass rafforzato per i lavoratori. «Ne discuteremo nel prossimo Consiglio dei ministri» frena il responsabile dello Sviluppo, reduce da una (tesa) cabina di regia politica a Palazzo Chigi. E rivela che lo stop alla misura più estrema di contenimento del virus — che sta a cuore ai ministri rigoristi Speranza e Brunetta e che Draghi sostiene con molta convinzione — è stato possibile grazie all’asse con la squadra di Conte. «Non siamo stati solo noi, anche i 5 Stelle...». Ecco l’inidizio lasciato cadere da Giorgetti. Parole che diversi deputati, non senza malizia, incrociano con la partita del Quirinale che agita trasversalmente i partiti.

Vorrebbe dire che nemmeno il dramma della pandemia è tenuto al riparo da quelle strategie e alleanze che si fanno e si disfano in vista della partita cruciale di fine gennaio. Ma se alcune fonti accreditano «uno scontro molto duro», sia in cabina di regia che in Consiglio dei ministri, dai piani alti della Lega piovono smentite: nessuna tensione, si è discusso solo del merito. Andiamo al merito, allora. Dietro al sipario del confronto sulle quarantene, è sull’obbligo vaccinale che si discute e si litiga fino a tarda sera. «Abbiamo fatto la guerra», dirà un esponente del fronte rigorista, che include Pd, Forza Italia, Leu e Italia Viva.

L’arma finale

Il presidente del Consiglio e il ministro della Salute, Roberto Speranza, guardano ai numeri dei contagiati e dei morti e pensano che il momento dell’«arma finale» sia arrivato. Serve una stretta, bisogna convincere (o costringere) i no vax a porgere il braccio e la gran parte degli irriducibili è nella fascia di lavoratori tra i 40 e i 50 anni. Quando il premier e i capi delegazione entrano in cabina di regia la proposta di Speranza, sostenuta energicamente da Brunetta, è l’estensione a tutto il mondo del lavoro, qualcosa come 25 milioni di persone, del «pass» rilasciato solo a immunizzati e guariti. Ma è subito chiaro che la maggioranza non regge. Serve ancora qualche giorno (e qualche decina di migliaia di contagiati), perché tutte le forze che sostengono il governo digeriscano la stretta. Persino un fan come Brunetta pone una questione, sfidando Lega e M5S: «Mi avete bloccato il super green pass per i dipendenti pubblici e ora lo volete solo per la PA? O tutti i lavoratori, o nessuno».

La Lega fa muro

La Lega minaccia strappi e alza muri. Matteo Salvini è contrario all’obbligo, così Giancarlo Giorgetti porta in cabina di regia un «no» che chiude a ogni mediazione. Il premier Mario Draghi, descritto come «molto determinato» sulla via del vaccino obbligatorio, più volte prende la parola per contrastare il capodelegazione leghista: «Comprendo le vostre perplessità, ma l’estensione del green pass rafforzato a tutti i lavoratori è necessaria e la faremo molto presto». Quando? Il 5 gennaio, è la data segnata in rosso nelle agende di Palazzo Chigi. Giorgetti dà un colpo al cerchio (Draghi) e uno alla botte (Salvini). Riesce a fermare, per qualche giorno, l’estensione del green pass ai lavoratori, invita a ragionare sulla riduzione al 50% della capienza negli stadi, in coerenza con altre misure: «Non possiamo chiudere in casa i non vaccinati e lasciare gli stadi pieni». Il mandato di Enrico Letta è la linea del rigore assoluto. Dario Franceschini spinge per l’obbligo vaccinale per tutti gli italiani. Andrea Orlando, soddisfatto per l’estensione delle mascherine Ffp2, chiede di «calmierare i prezzi». E Mariastella Gelmini, Forza Italia, porta la posizione delle regioni a sostegno del green pass rafforzato per tutti i lavoratori.

Il Cdm

Finita la travagliata cabina di regia, la Lega prova a lasciare fuori dal Consiglio dei ministri l’obbligo di certificato «2G», che esclude i tamponi. «L’estensione del green pass rafforzato non sarà sul tavolo», è la voce che arriva da chi si oppone alla misura. Ma il ministro Renato Brunetta, che nel certificato per tutti i lavoratori crede moltissimo, si batte per riaprire il confronto. «Ce la faremo, almeno per alcuni settori...», sospira entrando in Cdm il ministro della Pubblica amministrazione. Il resto lo fanno Draghi, Speranza, Franceschini e gli altri ministri del Pd che volevano andare ancora oltre, fino a chiedere a tutti i lavoratori italiani il certificato che non si ottiene con il tampone, ma solo con guarigione e vaccino.

Il M5S e l’obbligo

Patuanelli, capodelegazione del M5S, si mette di traverso: «Qual è la ratio di distinguere tra lavoratori e disoccupati? Non siamo contrari al green pass rafforzato, ma dobbiamo fare le cose con raziocinio. Forse a questo punto conviene ragionare sull’obbligo vaccinale». Il diversamente rigorista Patuanelli ha dubbi sul vaccino obbligatorio per i dipendenti pubblici. E Giorgetti chiede che i ragionamenti sull’obbligo vadano «di pari passo con una assunzione di responsabilità da parte dello Stato». Vuol dire che se si deciderà di imporre il super green pass a tutti i lavoratori bisognerà togliere la liberatoria che viene fatta firmare al momento dell’iniezione e «prevedere un capitolo di spesa per gli indenizzi».

Draghi prende tempo

Alla fine anche il capo del governo concorda sulla necessità di «prendersi ancora qualche giorno», perché la decisione non è ancora matura. Il suo timore non è tanto imporre il super certificato alla pubblica amministrazione, quanto bloccare alcune filiere del lavoro privato, dall’agricoltura all’edilizia. «Serve un approfondimento», è la conclusione di Draghi. Il quale alla fine, a decreto approvato, stempera la tensione: «Abbiamo portato a termine molte cose buone, faccio i miei migliori auguri a tutti voi e alle vostre famiglie».

Il lockdown dei no vax

«Hanno provato a dare una botta a Draghi», è la sintesi brutale di un parlamentare dem. Ma i ministri, a cose fatte, ce l’hanno messa tutta per stemperare e smussare. «Non è andata così male», si consola chi spingeva per l’obbligo. Per dirla con un sostenitore della linea dura, la sostanza del nuovo decreto che impone il super green pass anche sugli autobus, sui treni e sugli aerei «è il lockdown dei non vaccinati».

30 dicembre 2021 (modifica il 30 dicembre 2021 | 15:51)